Marinella la maga bella

I maghi e le streghe si conoscevano tutti tra loro, ma nessun umano che non praticasse l’arte conosceva loro.

La magia era cambiata negli ultimi secoli. Le streghe non erano più brutte, con grossi porri sul naso adunco e anche i maghi erano piuttosto carini. Tutto dipendeva dall’etica in magia che era piuttosto cambiata. I maghi antichi, fin dall’antico Egitto, non facevano mai incantesimi su sé stessi per trarne profitto. Nel XX secolo, invece, la maggior parte dei fattucchieri usava molto la magia per avere vantaggi rispetto alle persone normali. Si era diffusa l’usanza di cambiare il proprio aspetto esteriore. Era un incantesimo molto semplice, ma richiedeva l’aiuto di un demone e la maggior parte dei maghi aveva, quindi, fatto una specie di patto col demonio per apparire attraente.

La nonna di Marinella era una strega all’antica. Aveva insegnato a sua nipote tutti i segreti delle formule magiche e, soprattutto, le aveva trasmesso una morale. Così Marinella non aveva usato la semplice magia per la bellezza perpetua e non era bella come le sue compagne streghe. Purtroppo, sua nonna morì poco dopo. Prima di andarsene le donò un amuleto di turchese che l’avrebbe protetta dai malefici.

Tutti la prendevano in giro tra i piccoli maghi, sia i maschi che le femmine.

«Marinella la maga bella!» la chiamavano sarcasticamente.

Neanche sua madre la capiva. Anche lei era bellissima, come suo marito, anch’egli mago e le ripeteva continuamente che i tempi erano cambiati e che non doveva dare ascolto a sua nonna che era anziana e nell’ultimo periodo aveva perso anche qualche rotella. Marinella non le dava ascolto.

La piccola maga non frequentava le streghe, preferiva gli amici che non conoscevano la magia e che erano un po’ come lei: non perfetti, ma unici.

Quando andava in seconda media, il professore di storia si ammalò e dovette sostituirlo un tipo piuttosto strano con capelli lunghi, strani anelli alle dita e un naso adunco con un bel porro. Si chiamava Plinio Guglielmi. Era un mago e Marinella lo capì subito. Pensò che avesse i suoi stessi valori e fosse un po’ come la nonna che aveva perso da poco. Da allora, Marinella si impegnò molto nella sua materia e ottenne risultati mai raggiunti in storia. Passò dalla sufficienza alla lode.

I suoi compagni maghi la prendevano ancora di più in giro. Dicevano che anche a lei sarebbe venuto un porro sul naso come quello del professore.

«Marinella la maga bella è diventata saputella!» lo ripetevano spesso e una volta anche il professor Guglielmi li udì.

Montò su tutte le furie. Marinella non si meritava di essere trattata così. Li avrebbe puniti usando le loro stesse magie.

Così, in una notte di luna piena, il professore entrò nella scuola di nascosto. Cercò un posto in cui fare l’incantesimo e lo trovò nei piani sotterranei dove non andava mai nessuno. La scuola era un edificio vecchio e non ebbe problemi a trovare un angolo buio dove con il gesso tracciò il pentacolo e altri strani simboli. Versò una goccia del suo sangue e recitò il difficile incantesimo.

Il giorno dopo, tutti i maghi e le streghe della scuola, quando entrarono dentro al suono della campanella, videro spuntare sul loro naso un bel porro grosso quanto un dito. Tutti tranne Marinella. I ragazzi colpiti dal maleficio scapparono via a casa. In realtà molti pensarono che la colpa fosse del professor Guglielmi, non perché fosse un mago, ma per via del grosso porro che aveva.

I genitori dei piccoli maghi tentarono in tutti i modi di rimuovere la vergogna dai loro nasi, ma tutto fu inutile. Era un maleficio che non conoscevano ed era stato praticato col sangue, quindi era molto potente e solo rompendo il sigillo magico si poteva annullare.

Il professor Guglielmi fermò Marinella.

«Penso che ora sarai un po’ più contenta, non è vero?» le disse con un grosso sorriso.

Marinella era molto intelligente e capì tutto al volo, non perse l’occasione.

«Certo professore e la ringrazio, ma come ha fatto?»

Il professore fu felice che Marinella volesse imparare e la portò con sé nel sotterraneo per farle vedere il sigillo. Le spiegò che quel maleficio valeva solo per coloro che avevano già avuto rapporto con i demoni e per questo lei non era stata colpita. Poi risalirono entrambi sorridenti.

La notte successiva, Marinella si intrufolò nella scuola per rompere il sigillo. Si recò nell’angolo buio con la torcia accesa. Mentre stava per cancellare il gesso, una mano malefica fuoriuscì dal terreno per prenderla. Marinella, però, fu veloce e la mano artigliata le strappò solo un bottone del cappotto. Riuscì comunque a cancellarne un piccolo pezzo con il piede e il porro sparì dal naso di tutti.

La mattina, il professore si recò come sempre a scuola e rimase stupito di vedere tutti i piccoli maghi di nuovo a scuola e senza porro sul naso. Andò velocemente nel sotterraneo e vide il sigillo rotto. Si guardò intorno in cerca di indizi e notò il bottone dorato del cappotto di Marinella. Lo riconobbe subito, ma non disse niente preparando un altro maleficio.

“Ora diventerai davvero brutta, traditrice!” pensò mentre la guardava durante la lezione.

Il professor Guglielmi aspettò un’altra luna piena, andò nello stesso punto, tracciò un altro sigillo e questa volta versò tre gocce del suo sangue. Recitò la formula per trasformare Marinella nello stereotipo di tutte le streghe: con naso adunco, con un grosso porro e capelli tutti arruffati. Ma le cose non andarono come sperava. Il demone non lo servì, ma udì distintamente una voce:

«La ragazza è protetta, non posso aiutarti e il male che dovevo fare a lei lo farò a te!»

«No!» il professore ebbe solo il tempo di pronunciare quell’unica parola perché subito dopo una mano demoniaca lo prese e lo portò dentro il sigillo con sé.

Si parlò a lungo della sparizione del professore, si fecero anche delle indagini, ma nessuno scoprì niente.

Marinella crebbe sempre con la sua morale. Aiutò molti con le sue capacità. Soprattutto, divenne una bella ragazza, più bella delle sue amiche streghe. Sua nonna sarebbe stata felice. Successivamente, conobbe un bel mago e andarono a vivere insieme. Anche lui aveva la sua stessa etica. L’amuleto della nonna la protesse sempre dai malefici. Davvero divenne Marinella la maga più bella.

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Discussioni

  1. Sempre accattivante il respiro fiabesco, la leggerezza dell’intarsio e i vari intrighi che serpeggiano tra i personaggi, apportando alla storia un ottimo dinamismo e una grande freschezza inventiva.

  2. Una favola moderna, con una bella morale e scritta veramente bene. Da far leggere anche ai ragazzi che hanno tante difficoltà dovute al timore del giudizio degli altri. Brave tutte le Marinella che invece questo giudizio non lo temono!