Melbourne street, 2017

Serie: Giuditta


Le 22 in punto. L’uber sarebbe arrivato in 5 minuti ma io non riuscivo ad aspettare. Avevo i nervi a fior di pelle, un’unghia sanguinante e le dita doloranti talmente era freddo. A malapena riuscivo a premere i tasti sul telefono: “Ehi, stasera non torno; vado da Giuditta dopo la festa”. Inviai il messaggio e non stetti a riflettere un solo altro momento su ciò che stavo per fare. Notai i fari di un’auto in lontananza: era l’uber. Mi voltai un’ultima volta verso l’enorme villa che decine di ragazzi ubriachi stavano trasformando in una stalla, e sperai che nessuno fosse abbastanza sobrio da accorgersi della mia assenza.

-Allora, sali o no?- il tassista abbassò il finestrino e sporse una mano per scrollare la sua solita sigaretta. Fece un ultimo tiro e la gettò ai miei piedi.

Quel gesto mi fece andare su tutte le furie. -Un uber più civile no, eh?- chiesi sprezzante una volta salita in macchina.

-Ti accontenterai di me se non vuoi rimanere a piedi-. Un sorriso a larghi denti gli spuntò sul viso tra la barba incolta.

Alzai gli occhi al cielo. -Inquietante- sospirai.

-Dove ti porto?- chiese, e fu allora che tutto ritornò ad essere ancor più inquietante.

Stavo per dimenticare il motivo per cui mi trovavo in quell’uber. Riaccesi il telefono e guardai l’ultimo sms arrivato: “Vediamoci a Melbourne street”.

-Melbourne street- dissi.

Si voltò verso di me con aria sospettosa: -Cosa diavolo vai a fare lì?-

-A te che importa! Va’ dove ti ho detto, ti pago quanto devo- ribattei.

Non ero mai stata tanto tesa. Le gambe sembravano muoversi di forza propria mentre ripresi a martoriarmi l’unghia. Guardai l’ora: 22:15. -É il massimo che puoi fare?- dissi, indicando il tachimetro.

-Siamo in campagna- rispose.

Sbottai. -Alle 22:30 devo essere lì-

-Allora dovevi scegliere un luogo decente, non un buco in mezzo al nulla- disse alterato.

Non lo estasiai ulteriormente e stetti sulle mie in silenzio.

Poi la sentii, una presenza. Mi voltai di scatto verso il sedile affianco al mio ma non vidi nessuno.

Alzai lo sguardo spontaneamente: gli occhi del tizio mi stavano addosso.

-Che hai da guardare?-

Lui fece spallucce. -Sei strana, sicura vada tutto bene?-

Annuii, cercando di sembrare il più possibile credibile. -Comunque puoi lasciarmi qui- dissi.

-Mah, mancano 5 km a Melbourne street, ce la fai?- chiese.

-Non riesco a darti più di 18 dollari- risposi.

L’auto si fermò di scatto. -Ma sei a 22 dollari ora!- esclamò.

Gli lanciai addosso il mio portafoglio, incurante, come se in quel momento, qualunque cosa potesse contenere, non avesse avuto alcun valore. -Prendi tutto quello trovi, forse ci ricavi i 4 dollari mancanti. Ciao-. Scesi dall’auto e avanzai a passo svelto avanti a me.

La campagna era buia ma non vi era solitudine. No. C’era qualcuno con me, qualcuno che voleva incontrarmi.

Scrissi a Giuditta: “ehi Giu, sto arrivando”

Serie: Giuditta


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. L’incipit di questa nuova serie è intrigante, nasce la curiosità di conoscere il motivo che spinge la protagonista a lasciare la festa. Ha deluso le sue aspettative? Ha ricevuto un messaggio in cui l’amica, Giuditta, le chiedeva aiuto? Lo scoprirò solo proseguendo la lettura