Mettendo a posto i pezzi
Serie: L'Adelina
- Episodio 1: Fausto
- Episodio 2: Un figlio e il suo Papi
- Episodio 3: Il fantasma dell’Adelina
- Episodio 4: Un uomo fa quello che deve fare
- Episodio 5: Gli opportuni aggiustamenti
- Episodio 6: Una gran brutta faccenda
- Episodio 7: Una storia impossibile
- Episodio 8: Il racconto di Ljuba
- Episodio 9: Mettendo a posto i pezzi
- Episodio 10: Il cacciatore
STAGIONE 1
Il bar all’angolo non sembrava esattamente il posto adatto. Il paese intero sapeva ciò che stava capitando. Quando lo videro entrare, in divisa e scortato da lei (che ormai tutti sapevano benissimo chi fosse) cadde un bel silenzio cinematografico.
“Li ignori” suggerì la psicologa.
Luciano ammirò il suo autocontrollo.
Aveva una gran voglia di appoggiare sul ripiano del tavolino la pistola d’ordinanza, con tanto di occhiate significative tutto in giro.
Lei sembrò leggergli nel pensiero, perché sorrise. Accavallò le gambe.
“Qual è il suo nome, Rambo?”
“Luciano Collalto. Pensavo lo sapesse, visto mi ha fatto fare il richiamo…”
“E cos’è che la disturba tanto, in questa faccenda?”
Decisamente elegante, il modo come aveva deciso di sorvolare sui loro pessimi inizi. Dopo un attimo di confusione, Luciano decise di non darle la soddisfazione di insistere.
“Non so se gliel’hanno detto: ma io ci sono stato più volte, in quella cascina, durante l’estate. Non c’era niente di strano… Sembravano felici…”
“E perché mai non avrebbero dovuto esserlo?”
Luciano aveva la sensazione che la sua confusione stesse peggiorando.
“Ma non ci dovrebbero essere dei segnali?”
“Quell’uomo si è spaccato in due. Da qualche parte, la sua anima ha deciso che la cosa importante fosse non fallire di nuovo. A quel punto, il suo sistema-uomo si è riorganizzato intorno a questa nuova missione. Che prevedeva, tra le altre cose, che il figlio fosse fiero di lui, che non si rendesse conto di niente.”
Lo osservò per un istante, poi imprevedibilmente gli sorrise.
“Beva il suo caffè, altrimenti si fredda.”
Eseguì l’ordine, meccanicamente.
“Non si è chiesto perché mai abbia acconsentito a far stare il ragazzino da lui, quando tutto intorno c’era un tale mattatoio?”
Per un momento, Luciano non seppe cosa dire. Non ci aveva pensato affatto.
“Vede, agente, com’è facile dimenticarsi i dettagli, quando fanno a pugni con l’idea che ci siamo fatti? Ora forse lo capisce meglio, per quale motivo il bambino non si sia accorto di niente…”
Luciano stava per mettersi a piangere.
“Ma… ma Maria ha raccontato che lui delirava…”
La psicologa si appoggiò lentamente allo schienale.
“Sì, la casa… Quella storia del fantasma insanguinato, che ha raccontato al bambino per tenerlo tranquillo, casomai si fosse verificata un’altra fuga imprevista… ”
“Se l’è inventato, allora?”
“No. Mi sono presa la briga di controllare, nei giorni scorsi. Pare che negli Anni Venti un fattore sia andato fuori di testa e abbia ammazzato la moglie a martellate, proprio lì, in quella cascina…”
“Ma… allora…”
Ora lei lo guardava quasi con compassione.
“Allora cosa, agente? La casa maledetta? Il fantasma dell’Adelina che torna a fare vendetta?”
Luciano abbassò gli occhi. Non aveva il coraggio di ammetterlo, ma quella versione della storia gli faceva quasi gola.
Rispetto alla verità, aveva il pregio di non avere zone d’ombra.
“La storia che fosse la casa, ad aver bisogno di sacrifici umani, per essere soddisfatta, per restare in piedi, per non crollargli in testa… Per accettarlo come suo nuovo padrone… Non c’è dubbio che fosse uscito di senno. Ma da dove abbiano avuto origine i suoi deliri, è molto difficile dirlo.” Nei giorni precedenti, era stato infuriato con il padre di Fausto. Non aveva avuto spazio per altro. Sapeva che niente avrebbe mai potuto ripagare Fausto della perdita. Tanto meno l’orrenda verità.
Papi era morto per difenderlo.
Un uomo fa quello che deve fare.
Luciano sognava un modo di spiegargli ciò che era accaduto, qualcosa che non prevedesse per forza l’uso della parola follia.
La psicologa storse la bocca. Sembrava che lo capisse benissimo; ma per qualche ragione esitava.
“Il mondo si sta spaccando in due, giovanotto. C’è qualcosa, nell’aria. Le vecchie regole stanno collassando. Gli uomini hanno paura. Una sensazione forse nuova, per loro.”
Le fu stranamente riconoscente di avere usato il pronome loro, invece che voi.
“Non mi fraintenda: la paura non conosce genere, naturalmente. Ma ora gli uomini hanno paura delle donne; e, quel che è peggio, le donne hanno cominciato a capirlo.”
Sospirò.
“Io temo che il potere le renda poco sagge, inclini ad abusare, così come sono state abusate. Migliaia di anni, la Storia intera: è parecchio tempo, sa? Scuotersi di dosso una così lunga sottomissione potrebbe non essere completamente indolore…”
Lo scenario evocato gli dava i brividi.
“Un’alba nuova” concluse lei. “Ma temo che sarà intrisa di sangue…”
Luciano provò un senso quasi di offesa, per quelle parole.
“Ma Ljuba aveva tutto il diritto di…”
S’interruppe. Era sorpreso della piega presa dal discorso. Lui non pensava quelle cose, certo che no!
“Ma non dica assurdità!” sbottò lei, con inaspettata ferocia. “Se ritenessimo la vendetta una risposta plausibile, ci saremmo estinti già da un pezzo!”
Fu costretta a respirare a fondo un paio di volte, per calmarsi. Poi riprese:
“Quelle donne sono delle vittime, certo, e innocenti quanto è possibile esserlo. È esattamente questo, il punto: saranno sempre gli innocenti, a finire schiacciati negli ingranaggi… Provi a chiedersi cosa ci facesse Ljuba, su quella strada; o Maria, o Lovisa… Provi a chiedersi, se davvero vuole cominciare a mettere ordine in questa storia pazzesca, perché mai un uomo abbia bisogno di ricorrere ai sacrifici umani per tenere in piedi la vita che ha scelto! ”
Luciano capiva, certo che capiva. Ma non si può cambiare un’intera società: per il semplice fatto che funziona come funziona sulla base di un accordo comune – sebbene spesso tacito e non riconosciuto.
Il cervello gli scartò di lato, cercando l’uscita di sicurezza più vicina.
“Stiamo comunque parlando di una persona malata, uno squilibrato…”
“Squilibrato… Forse. Ha perso l’equilibrio. Ma guardi, su che razza di terreno si muoveva!”
Luciano non seppe cosa rispondere.
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