Mio fratello
Serie: La mia storia
- Episodio 1: Silenziosamente
- Episodio 2: Amore e dolore
- Episodio 3: Ridimensionare
- Episodio 4: Mio fratello
- Episodio 5: L’inizio
STAGIONE 1
Ci sono dei momenti della vita che rimangono impressi nella mente, indelebili frangenti che rimarranno sempre lì e che nessuno potrà mai portare via. Io non ci credo alla leggenda della felicità eterna, penso, invece, che la vita sia costellata di momenti felici ed è per quei momenti che si lotta e si combatte ogni giorno. Il mio primo ricordo credo risalga a quel giorno di luglio di ventuno anni fa in cui ho abbassato il lenzuolo della culla per vedere in viso, per la prima volta, mio fratello.
Sono nata quattro anni e mezzo prima di lui, eppure è come se non avessi mai vissuto nemmeno un istante senza. L’ho guardato per cinque minuti e subito in me è nato un forte istinto di protezione: ne ero certa, mi sarei presa cura di lui. Mi sono avvicinata e mi sono accorta che io e lui avevamo lo stesso odore.
Piangeva spesso, aveva continuamente bisogno di un contatto fisico, voleva essere consolato. E io sentivo il suo pianto e i momenti di quiete che c’erano quando o mia madre o mio padre lo consolavano e lo rimettevano nella sua culla e anche se ancora lui non lo sapeva, già allora ero lì, in piedi, sotto la culla, ad aspettare che passasse. Sentivo il suo pianto e mi sono accorta che io e lui avevamo lo stesso respiro.
Poi è cresciuto, ha iniziato a camminare e poi a parlare, eravamo una cosa sola. Gli insegnavo a giocare, a fare amicizia. Lo presentavo quando conoscevamo nuovi bambini al parco perché lui era troppo timido per dire il suo nome e mi diceva “diglielo tu”. E poi lo lasciavo giocare, lo guardavo correre e cadere a terra da lontano e mi sono accorta che io e lui avevamo le stesse ginocchia sbucciate.
Era un bambino molto sensibile e questa sensibilità emergeva in varie circostanze, quando subiva o assisteva a un’ingiustizia, quando non riusciva a fare quello che voleva o quando non veniva ascoltato o capito. Gli ho sempre insegnato, però, a fare ciò che io non riuscivo a fare: urlare. Combattere per ciò in cui credeva. Gli spiegavo che doveva farsi sentire. Che la sua voce era importante. E così, un giorno, per la prima volta ha detto “io mi chiamo Giorgio”, e lì mi sono accorta che io e lui avevamo la stessa voce.
Se c’era una cosa che non sopportavo era sentirlo piangere, o saperlo sofferente, ed è per questo che da sempre mi sono frapposta tra lui e qualsiasi sofferenza. Ciò che succedeva nelle nostre vite passava prima da me e io ci facevo i conti, nel buio della mia stanza, da sola. Soffrivo per entrambi e piangevo di nascosto. Non per vergogna, ma perché volevo a tutti i costi mostrargli solo il bel tempo. Nella nostra famiglia sono capitati momenti molto difficili da affrontare, momenti in cui io stessa non sapevo come fare e non vedevo una via di uscita. Mi prendevo cura di tutti e poi mi chiudevo in camera mia, nel letto, spingevo la faccia contro il cuscino per non farmi sentire e piangevo. E mi domandavo “perché?”. E mi colpevolizzavo. E battevo i pugni sul letto. Ma posso dirti con assoluta certezza che non c’è stato nemmeno un momento in cui io, dopo quei momenti, non sia entrata in camera di mio fratello con il sorriso sulle labbra per dirgli che sì, le cose andavano male, ma poi sarebbero andate bene. Glielo promettevo e gli chiedevo di sorridere, perché l’aspetto positivo è che io sarei rimasta con lui nonostante tutto, per sempre. E lui, fiducioso, mi guardava e sorrideva. Ed è lì che mi sono accorta che io e lui abbiamo lo stesso sorriso.
La più grande motivazione che mi portò – e mi porta tutt’ora – a scegliere accuratamente la strada giusta da percorrere è l’esistenza di mio fratello, perché sapevo che quella strada, dopo di me, l’avrebbe percorsa anche lui. E così è stato per la scelta del liceo. Quando sono entrata per la prima volta in quella scuola non conoscevo nessuno, tutti i miei compagni avevano preso altre scelte. Sapevo che non sarebbe stato facile ma appena ho varcato la soglia di quel cancello ho sentito nitidamente la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto. Con calma fiduciosa ho attraversato quei corridoi e ogni passo mi diceva che era quello il posto. E lì ho passato quei famosi cinque anni fondamentali, alla fine dei quali, mentre io uscivo da quel cancello, entrava mio fratello. Quel suo primo giorno di scuola l’ho guardato con le braccia incrociate, ricordo lui che si allontana da me e percorre quella strada che con fatica ho percorso io per prima, per lui. Orgogliosa. E lì, fuori da scuola, guardandolo allontanarsi, mi sono accorta che io e lui abbiamo la stessa schiena.
Se dovessi descrivertelo potrei dirti che in poche persone al mondo vedo la gentilezza d’animo che ha lui. E’ impossibile non volergli bene ed è circondato da amici che, per lui, farebbero qualsiasi cosa. A scuola è stato rappresentante di istituto, amico dei professori, della preside. Amico di chi non aveva amici, amico di chi era solo. Non c’è stata nemmeno una mattina nella sua vita in cui non si sia svegliato col sorriso stampato in faccia anche se non c’era niente per cui sorridere. Se hai il sole dentro si vede, chi ti sta attorno lo percepisce ed è per questo che tanti gravitano attorno a lui. Che lo cercano tutti. Ed è per quello che è diventato che io non mi sono mai pentita di aver ricoperto il suo mondo di parole, di avergli disegnato una realtà spesso un po’ diversa da quella che era, ho accarezzato il silenzio, per lui, e l’ho trasformato in storie allegre. Ho affrontato il dolore, per lui, ed è diventato amore. Sono entrata nella sua stanza e l’ho guardato dormire tante volte, e lì mi sono accorta che io e lui abbiamo gli stessi sogni.
Uno dei giorni che ricorderò per sempre è il giorno dei suoi esami di maturità. Poteva scegliere di far assistere una sola persona e lui ha scelto me. E così l’ho accompagnato. Siamo entrati per l’ultima volta, insieme, da quel cancello. Abbiamo salito quei gradini insieme e abbiamo aspettato fuori dalla classe in cui sarebbero stati gli esami e mentre lui guardava fuori dalla finestra io mi sono accorta che è proprio in quella stessa classe che mi hanno portata il primo giorno, cinque anni prima. E tutto questo grazie a quella sensazione che ho sentito dentro di me anni prima. Tutto questo per l’audacia che ho avuto nel seguirla, quella sensazione che mi aveva attraversata come un fulmine. Quando siamo entrati mi sono seduta dietro di lui e davanti a noi i miei professori, i suoi professori. La mia storia, la sua storia. Lo guardavo mentre parlava, mentre rispondeva alle domande. La forza, la determinazione e il coraggio che io non ho mai avuto in quel momento li aveva lui per entrambi. Era sicuro di sé. Era invincibile. Era sorridente. Appena siamo usciti da lì ci siamo abbracciati e mentre mi stringeva, piangeva. Perché lui in quella scuola era tante cose, era stato compagno di classe, alunno, era stato rappresentante, a volte segretario, a volte organizzatore. Ma in quel momento, lì, tra le mie braccia, in lacrime, era semplicemente Giorgio, ed è lì che mi sono accorta che io e lui abbiamo lo stesso cuore.
Serie: La mia storia
- Episodio 1: Silenziosamente
- Episodio 2: Amore e dolore
- Episodio 3: Ridimensionare
- Episodio 4: Mio fratello
- Episodio 5: L’inizio
Non è possibile scegliere la propria famiglia di origine, ma quando accade di ritrovarsi davvero nello stesso sangue è meraviglioso.
Che emozioni forti, cara Arianna, che emozioni forti riesci sempre a trasmettere….
Da fratello minore mi è piaciuto moltissimo il punto di vista di una sorella maggiore e l’amore che traspare. Commuovente