
Monologo conclusivo
Ci hanno venduto un futuro da film.
Vivevamo in case in cui c’erano tre teste per stanza e ci hanno promesso ville come quelle degli attori americani.
Ci consideravamo istruiti se sapevam firmare con nome e cognome per intero e ci hanno detto che i nostri figli sarebbero stati tutti dottori.
Guardavamo le nostre madri chine nei lavatoi, d’estate e d’inverno per far tornare bianchi gli stracci e ci hanno mostrato elettrodomestici che facevano lo stesso lavoro in metà del tempo.
E non ci hanno mentito, abbiamo avuto tutto e anche di più, sono arrivati i frigoriferi, i computer, i cellulari e tutto un mondo che una volta non ce lo immaginavamo neanche, figurati chiederlo. Ma ci hanno fatti fessi.
Abbiamo avuto le case di due piani col giardino, ma i nostri figli non se le possono più permettere e tornano a vivere in appartamenti più piccoli di quelli in cui siamo nati noi.
La gente ha potuto studiare, ora son davvero tutti dottori, solo che ormai col titolo di dottore ci si può pulire el cul.
E tutta quella roba che ci hanno fatto comprare non serviva a noi, ma a loro, per gonfiarsi le pance. Per produrla hanno sventrato la terra, e riversato tutto lo schifo delle loro industrie nei mari e nell’aria. Hanno fatto a pezzi il mondo per costruire una lavatrice.
A noi hanno venduto il futuro da film e ai nostri figli resta il conto da pagare, e come possiamo pretendere che ce la facciano? Che rimedino ai nostri errori sapendo che quello che li aspetta è anche peggio di quello che abbiamo passato noi? Come possiamo incolparli se decidono che non vale la pena vivere per un futuro del genere?
Ma questa volta non finisce così.
Io in cantina ho ancora la mia bomba, è dalla guerra che aspetta, ormai non mi resta più molto tempo, ma ne ho ancora abbastanza per decidere come usarla.
Questa volta saranno loro a pagare.
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Uno sfogo, una critica, un urlo cacciato con occhi intrisi di lacrime e col dito puntato verso i loro volti colpevoli. Una bomba.
Io appartengo alla cosiddetta generazione dei Millennials, essendo nato nel 1987, e ho scelto di dedicarmi alla causa dell’attivismo per far sentire la mia voce e quella di tutti quelli come me, giovani e meno giovani, stufi della mielata insensatezza propinata dai media, dai politici e dalle aziende.
Per cui, non posso che applaudire questo testo.
Mi accodo a Francesca Chiesa: potente. Mi e` piaciuto e tanto; pero` la conclusione, la bomba, anche solo come provocazione, no: sono un’ idealista, pacifista e – quando posso – anche vegana.
Questo racconto l’ho scritto in un periodo in cui mi ero interessato agli anni di piombo e ho provato a immaginare qualcuno che da vecchio conservi ancora lo spirito di quegli anni, quindi più che un mio punto di vista personale, l’idea di concludere con la bomba mi sembrava la più coerente col personaggio.
Ovviamente sono più vicina ai settanta che ai sessanta: se sei un ragazzo, hai miracolosamente saputo cogliere la nostra voce; se sei un coetaneo, hai saputo dire in poche parole misuratissime quello su cui stiamo da qualche tempo versando lacrime e rimpianti.
In realtà ho 27 anni, quindi diciamo ragazzo non più, ma adulto da poco haha
Eh, eh! Sai com’è: dall’alto, o dal basso, dei miei quasi 70
Potente, sono felice di averlo letto
Se potesse bastare una sola bomba, saremmo in due.
Dai, ora identificatemi.
Davvero bello, intenso e ben scritto questo monologo conclusivo. Mi piace.