
MUZIO SCEVOLA
Quando sento il nome di Muzio lo associo a Scevola ed alla famosa leggenda romana perché non ne conosco altri, a parte Muzio Clementi, che odiavo quando studiavo pianoforte per i suoi studi che non erano mai “clementi”, ma complicati.
A volte la leggenda è diversa dalla storia: in questo caso è tutta un’altra storia.
Nell’antica Roma le terme erano una vera e propria istituzione, venivano frequentate dal popolo e rappresentavano un luogo di aggregazione, oltre che di cura. Oggi possiamo paragonarle ad un moderno “Centro Benessere”.
Muzio le frequentava assiduamente, alcune volte in compagnia del suo amico Titus Lucullus. Titus era famoso per le sue gogliardate: non perdeva mai occasione per metterne a segno una; d’altronde quel cognome “Lucullus” non poteva essere smentito, perché era un vero e proprio marchio di fabbrica.
Ho provato ad immaginare una scenetta all’interno delle terme:
《Ciao Muzio, vieni qua dai!》con voce squillante Titus Lucullus si rivolge al suo amico appena entrato nella sala. Muzio, sorpreso, si gira di scatto verso di lui. Titus, senza alcuna esitazione, allunga un piede per un improvvisato ed imprevedibile sgambetto che trova del tutto impreparato il povero amico:
《Lucullus va fancullus!》 è l’immaginabile imprecazione di Muzio.
Muzio cade a terra come un “pollus” scivolando col fondo schiena sul marmo reso viscido dai vapori delle acque termali, dimostrando innate doti acrobatiche riuscendo a rialzarsi in fretta e rimanendo illeso.
Titus Lucullus scoppia in una fragorosa risata che contagia tutti i presenti nelle terme.
La scenetta si ripete anche nei giorni a venire, tanto che Muzio, viste le ripetute cadute, diventa un campione di “scevola culattationes”: una nuova disciplina sportiva purtroppo oggi dimenticata, ovvero modificata nel moderno Carling su ghiaccio, ma che ha perso tutta la sua carica di comicità esilarante, fatta eccezione per la variante giocata con le pentole a pressione in “bisiacaria” (il territorio della provincia di Gorizia compreso tra il Carso, l’Isonzo e la costa adriatica).
Brutus, un libertus sodale di Lucullus, lo derideva; c’era una sottile e lucida ironia nelle sue parole: 《Con tutte le culattationes che ti sei preso, hai sempre una buona cera, anzi ottima direi!》 Frase ripresa diversi secoli dopo da un altro Brutos, in uno spot in cui però c’era la cera e qualche schiaffone (Come battuta era un po’ grigia per allora, Grey ai tempi nostri).
Muzio era diventato famoso in tutta Roma ed anche oltre i confini dell’Impero dove “hic sunt leones”, tanto che la sua presenza nelle terme portava sempre più Romani ad assistere alle sue “culattationes”.
I Romani lo accoglievano con una “ola” scandendo il suo nome ripetutamente:
“Mu-zio Sce-vo-la, Mu-zio
Sce-vo-la, Mu-zio Sce-vo-la!”
Titus Lucullus mai avrebbe immaginato le conseguenze del suo gesto goliardico, cosicché i due iniziarono a lavorare in coppia guadagnando sulle scommesse e provocando l’invidia di Brutus.
I Romani cominciarono a scommettere sulla distanza in piedi, o meglio in “culattationes”, delle sue scivolate; Muzio diventò una star come i big delle bighe, solo che lui si guadagnava la biga con le sue “culattationes”.
Molti erano i Romani che emulavano le gesta di Muzio tanto che, a causa delle “scevola culattationes”, erano molto frequenti le fratture composte e scomposte a cui andavano incontro. Muzio ebbe un’idea geniale: lo “scevolarum”, tradotto in italiano nello scivolo che oggi troviamo in tante piscine, per la gioia degli “utilizzatori finali” che, oltre alle terme, erano usi a frequentare i postribulum, al tempo consentiti dalle leggi romane.
I scevolarum erano richiesti in tutto l’Impero romano e i numerosi schiavi non riuscivano a soddisfare la domanda, nonostante le frustate generosamente inflitte dagli inflessibili controllori della qualità, omnipresenti nelle officine romane. Malgrado i lavori forzati, tanti ordini non poterono essere eseguiti nei tempi previsti, ed i tempi di produzione degli scevolarum scivolarum nel tempo – mi correggo – scivolavano nel tempo.
Ora una domanda sorge spontanea: ma Muzio Scevola non mise la mano sul fuoco? Io personalmente non ci credo, perché la mano non la metterei sul fuoco; perché Muzio era Scevola, non “scemo: la” proprio non me lo vedo a bruciarsi la mano come un “cretinus!” Forse la mano sul fuoco fu solo un incidente sul lavoro: un braciere ardente spostato inavvertitamente davanti ad uno scevolarum. Muzio sfortunatamente non se ne accorse: una volta lanciatosi dall’alto dello scevolarum non potè che finirvi sopra, con le ovvie conseguenze.
No! Non andò così.
Una mano premeditatamente spostò il braciere. Muzio, col braccio ancora “ardente”, si girò verso Brutus pronunciando queste famose parole:
《TU QUOQUE BRUTUS FILI DE NA MIGNOTTA!》
A volte l’invidia fa dei brutti scherzi, come quello fatto da Brutus!
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