
Nascita
Serie: Il fiore della Morte
Succede, di tanto in tanto, che anche la Morte si innamori.
Accade per caso, per errore forse, ma quando capita non le resta altro da fare se non arrendersi all’evidenza dei fatti, a se stessa e alla sua debolezza, al Fato, a Dio e all’Amore stesso.
Può provare a combatterli se vuole, può farlo, ma per quanto si impegni non riuscirà mai ad uscire vittoriosa dalla battaglia.
Gli esseri viventi sono fragili, effimeri, fugaci.
Durano tanto quanto la caduta nel vuoto di una foglia nel momento in cui si stacca dal suo albero, in un attimo si ritrovano per terra ed è allora che interviene la Morte.
Silenziosa si fa strada nel mondo, raggiunge tutte le anime che non hanno più una casa, le osserva addormentate, adagiate su di un gelido suolo per poi aiutarle ad alzarsi e portarle via con sé, in un posto lontano, molto lontano, o forse più vicino di quanto si pensi.
Ma dovunque si trovi questo luogo ciò che è certo è che gli esseri viventi non possono raggiungerlo, mai, per nessun motivo al mondo.
Il soffio della vita, infatti, cessa di esistere nel momento esatto in cui la Morte prende con sé le sue anime e quando ciò accade queste sono ormai vuote, non sentono, non vedono e non provano più nulla.
Diventano aria, luce, polvere che esiste ancora da qualche parte, ma inconsapevolmente.
La Morte negli anni ha provato molte emozioni contrastanti a riguardo e la maggior parte di esse andavano contro la sua stessa natura.
C’è stato un tempo lontano in cui si è addirittura dispiaciuta per gli umani, per la loro condizione, per il loro destino e la loro fugacità.
“Se solo avessero più tempo…” si era ritrovata a pensare più volte.
Ma era sempre riuscita a tornare sui suoi passi, aveva ragionato a lungo fino ad arrivare a capire che questo non era possibile e che non lo sarebbe mai stato: gli umani non potevano avere più tempo, o perlomeno, non più di quello che era stato loro concesso perché, in caso contrario, ne sarebbero stati sopraffatti.
Il tempo, a lungo andare, li avrebbe avvelenati, avrebbe corroso la loro umanità, rendendoli schiavi della Vita stessa, che spesso sapeva essere molto più crudele della sua nemesi.
Così la Morte aveva imparato ad accettare se stessa, il suo ruolo nel mondo e il destino inevitabile degli esseri umani, senza farsi più troppi scrupoli o domande a cui non avrebbe mai trovato una risposta.
Purtroppo però a volte capitava, senza volere, che si innamorasse anche lei proprio di uno di quegli stessi esseri viventi che, prima o poi, avrebbe dovuto portare via con se, sotto la sua ala.
Erano entrambe cose che non poteva e che non riusciva a controllare, il suo sentimento per un vivente e il compito che alla fine doveva portare a termine sulla Terra.
Sapeva che era sbagliato, che non era nei piani, che le avrebbe fatto solo del male, ma non ci poteva fare niente.
Per qualche strano scherzo del Destino, persino alla Morte era dato provare dei sentimenti.
Ci fu però un essere vivente in particolare che, tra i tanti, lasciò un segno così profondo e indelebile nel suo cuore che per molto tempo, la Morte, decise di fare tutto ciò che era in suo potere per evitare di provare quelle emozioni una sola volta ancora.
Il suo nome era Chrysanthea.
Chrysanthea era una giovane principessa di un piccolo Regno che si trovava su di un’isola galleggiante nel bel mezzo del mare.
Il giorno in cui la Morte la vide per la prima volta fu uno dei giorni più tristi della breve vita della giovane principessa.
Sua madre, nonché la Regina del Regno, era appena scomparsa dopo infinite settimane di malattia e sofferenza.
Chrysanthea era stata al suo fianco ogni singolo istante, a vegliare su di lei mentre dormiva in quelle notti tormentate, a cambiarle le pezze umide ogni ora, ad aiutarla a mangiare e a stringerle forte la mano ogni volta che chiudeva gli occhi per riposare con la gelida paura e la triste consapevolezza che di lì a breve non li avrebbe mai più riaperti.
Quando alla fine di quell’indicibile sofferenza arrivò il fatidico momento, Chrysanthea si sentì quasi sollevata nel rendersi conto che la sua adorata madre avesse appena abbandonato il mondo terreno.
Seppur dilaniata dal dolore, riuscì comunque ad essere felice per lei, perché in cuor suo sapeva che qualsiasi altro inferno sarebbe stato meno crudele di quello in cui si era ritrovata improvvisamente nelle sue ultime settimane di vita.
La ragazza stava ancora piangendo silenziosamente, adagiata sul corpo addormentato della Regina, quando la Morte comparve improvvisamente nella stanza.
Alzò gli occhi davanti a se e la vide, oltre il telo di sofferenza e dolore che le aleggiava attorno come una spessa coperta, la vide: Chrysanthea.
Un corpo longilineo avvolto da una semplice veste bianca se ne stava rannicchiato in un angolo tra il pavimento e il morbido materasso in cui giaceva la defunta, lunghi capelli dorati si sparpagliavano in disordine sul copriletto color porpora del letto a baldacchino, mentre la pelle diafana era chiara e luminosa quasi quanto la più pregiata delle porcellane.
La Morte rimase accecata da quella visione.
Ma non si trattava solo di bellezza, questo lo sapeva bene, meglio di chiunque altro forse.
Nei secoli, infatti, aveva visto la bellezza del Mondo in mille forme diverse e ne era sempre rimasta affascinata ma, questa volta, era diverso.
C’era qualcosa in quella figura, in quel corpo scosso dai singhiozzi silenziosi e in quegli occhi vitrei che l’aveva ipnotizzata.
Ecco, forse erano i suoi occhi ad averla colpita più di qualsiasi altra cosa, bagnati dalle lacrime ma fermi e sicuri, consapevoli e rassegnati allo stesso tempo.
Non vacillarono per un solo istante, neanche quando la Morte a passo lento si avvicinò al letto per conoscere l’anima per cui si trovava lì.
In quel momento Chrysanthea si destò improvvisamente, come risvegliata da un sonno profondo e si girò verso la Morte.
Quest’ultima si sentì attraversare da parte a parte, come colpita da un dardo pungente: lo sguardo di un essere umano l’aveva appena trafitta.
Serie: Il fiore della Morte
Avete messo Mi Piace6 apprezzamentiPubblicato in Fantasy
“Seppur dilaniata dal dolore, riuscì comunque ad essere felice per lei, perché in cuor suo sapeva che qualsiasi altro inferno sarebbe stato meno crudele di quello in cui si era ritrovata improvvisamente nelle sue ultime settimane di vita.”
Un pensiero che spesso sfiora la mente davanti alla sofferenza. Complimenti, non vedo l’ora di leggere il resto
Ti ringrazio! 🤍
Che meraviglia questa storia, Sabrina!
Conquista già dalla prima frase e offre un punto di vista diverso da quello con cui solitamente si vede la morte.
Grazie davvero Melania! 🤍
“Ma dovunque si trovi questo luogo ciò che è certo è che gli esseri viventi non possono raggiungerlo, mai, per nessun motivo al mondo.” La considero tra le perle (molte) disseminate nel tuo racconto. Scrivi benissimo: sei potente e delicata con una notevole misura nell’uso dei termini. Complimenti!🌹🌹🌹🌹
Grazie mille Giuseppe! 🤍
“Quest’ultima si sentì attraversare da parte a parte, come colpita da un dardo pungente: lo sguardo di un essere umano l’aveva appena trafitta.”
Mi piace questa personificazione della morte e l’idea di concederle sentimenti e pulsioni umane. L’incontro con la principessa è folgorante e mette la Morte in una posizione di ‘svantaggio’ e debolezza. Un bella favola.
Grazie Cristiana per il tuo parere! 🤍
Che originalità! Come serie promette davvero molto molto bene
Grazie 🫶🏻
Evocativo, originale e scritto davvero molto bene.
Una vera perla!
Grazie mille! 🥹🤍
“Accade per caso, per errore forse, ma quando capita non le resta altro da fare se non arrendersi all’evidenza dei fatti, a se stessa e alla sua debolezza, al Fato, a Dio e all’Amore stesso.”
❤️