Neopan
Serie: Neopan
- Episodio 1: Neopan
STAGIONE 1
Non saprebbe dire se fossero tracce di umidità trasportate dall’aria o se era stata una lieve pioggia notturna a causare la presenza di gocce sull’enorme vetro a muro che stava fissando. A onor del vero, non sapeva nemmeno se stava fissando il vetro bagnato, il palazzo di fronte a lui avvolto nella semi oscurità spezzata solo da luci artificiali fioche e lampeggianti, oppure la sua immagine riflessa. In quel momento non aveva voglia né di pensare né di fare attenzione a quello che stava vedendo. Arold conosceva benissimo tutto quello che gli si dipanava davanti. Una città avvolta nell’ombra perenne. Attraverso quel vetro, del suo appartamento, riusciva a vedere bene un palazzo rettangolare dall’aspetto minimale, senza fronzoli, più largo che alto e solo se si avvicinava molto alla vetrate, e chinava la testa, vedeva la vuota strada in mezzo a quei due edifici. Se invece decideva di guardare ancora una volta la sua immagine riflessa avrebbe visto il solito sé stesso: uomo di mezza età, di corporatura minuta, più magro di un tempo, coi capelli grigi, gli occhi neri, il viso scavato, la barba un po’ sfatta (tenuta in quel modo per scelta) e inspiegabilmente ancora marrone che gli dava un aria fintamente trascurata ma estremamente pulita. Aveva l’impressione che la sua immagine riflessa fosse la stessa da tempo immemore anche se, in realtà, aveva notato diversi cambiamenti del suo corpo nel corso degli anni.
Probabilmente era mattino molto preso perché la sensazione di torpore che lo pervadeva era quella consueta che aveva ad ogni risveglio. Anzi, ne era sicuro perché aveva visto l’ora sulla sveglia accanto al suo letto pochi minuti prima e avrebbe potuto controllarla ancora semplicemente voltandosi.
Era stato scelto di tener ancora buia la città a quell’ora del mattino, in altri periodi dell’anno, poteva esserci ancora luce proprio in questa fascia oraria, come quando la terra subiva i cambiamenti di luce solare durante le stagioni. Da circa due decenni l’intera atmosfera terrestre era stata interamente ricoperta con una barriera artificiale chiamata Neopangea, una cupola invisibile a occhio nudo che conteneva la terra e l’atmosfera. Si trattava una barriera invalicabile, misura estrema adottata per combattere il cambiamento climatico e isolare termicamente il pianeta così da avere il controllo totale di tutto ciò che usciva ed entrava dall’esosfera compresi la luce e il calore. Era proprio questo lo scopo di Neopangea: avvolgere e isolare tutto il pianeta e controllare la fuoriuscita e l’entrata di ogni cosa, sofisticata barriera invalicabile. Un sistema complesso ma arcaico qualunque cosa era calcolata e regolata da questo artificio che rimaneva comunque una macchina ed era per questo comandato, in ultima istanza, dall’uomo. Certo, venivano usati dei calcolatori iper precisi per calcolare tutto: quali erano i livelli migliori di gas da trattenere e che esatta quantità di rifiuti di ogni genere buttare fuori così come quanti raggi solari filtrare per ottenere esattamente un certo effetto termico, di illuminazione, qualità dell’aria; tutto col fine ultimo tutelare l’ecosistema. Era stata una sua idea.
Ha la sensazione di aver bisogno di molto caffè. Non per l’effetto eccitante della caffeina, che sarebbe stato insignificante dato che aveva da tempo assuefatto il suo corpo, ma per la sensazione che gli dava tenere in mano una tazza tiepida e far scorrere il liquido caldo giù per la gola. Il sapore nemmeno gli piaceva.
La sente arrivare.
Annuì varca la soglia della stanza per porgerli come di consueto una tazza piena di caffè americano fumante, senza zucchero, come lo vuole lui. Un tempismo perfetto, sembrava quasi gli avesse letto nella mente. Non aveva mai capito se fosse proprio così: che lei potesse in qualche modo captare i suoi pensieri oppure era semplicemente un comportamento di riflesso, che assumeva per uniformarsi ai suoi; di certo era un uomo estremamente abitudinario. Di questo genere di androidi non aveva mai capito il funzionamento, non sono controllabili direttamente dall’uomo, bensì dotati un intelligenza extra umana e artificiale.
Annuì tiene una cerca distanza e lui non le rivolge la parola, certo è che non gradisce dialogare con lei. Gli causa una certa avversione vederla come prima entità la mattina. Quella cosa non sprecava un minuto e rasentava l’innaturale perfezione nell’esecuzione di ogni gesto, perfino quelli programmati per imitare quelli umani. Finta. Una cosa che pretende di essere una persona. Inanimata, priva di vita e per questo perfettamente efficiente in tutto quello che era stabilito fare. Arold non si era mai abituato a questo.
E dire che aveva deciso lui che aspetto avrebbe avuto. Gli androidi vengono fabbricati e personalizzati su ordinazione. L’aveva voluta coi suoi occhi, gli stessi capelli e lineamenti del volto, il colore della pelle simile ma infine più identico a sé stesso. Eppure Annuì rimaneva perfetta nonostante era stata plasmata a immagine e somiglianza di una donna umana, della sua donna umana. Da che era stata creata, rimaneva un artificio, uguale ad altre mille, mai un capello fuori posto, mai un qualunque difetto; mai un incoerenza, mai un cambiamento, immutabile come solo una macchina può essere; imperturbabile, mai imprevedibile come ogni umano, in qualche modo, è.
Certo non poteva aspettarsi altro da una creatura artificiale, ma inizialmente credeva che questo gli sarebbe bastato.
All’inizio la chiamava la chiamava col nome di Lei, Anna, ma dopo poco tempo, la distanza tra le due entità, l’artificiosità indefinibile e impalpabile ma onnipresente in quell’androide, gli aveva fatto provare una certa avversione a chiamarla col medesimo nome della vera Anna. Così, gli era venuto spontaneo chiamarla Annuì, noia. Ispirandosi ad un film che aveva chiamato così il personaggio-rappresentazione di questa emozione umana.
Serie: Neopan
- Episodio 1: Neopan
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