Nero su bianco

Serie: La moka


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Si è rotta la macchinetta del caffè espresso, il rito del mattino è cambiato improvvisamente dando l’avvio ad una catena di ricordi e percezioni nuove

Diamoci un taglio. La preparazione del caffè con la moka è un rituale con le sue azioni e i suoi tempi, non puoi avere la testa da un’altra parte, devi essere lì se vuoi un buon caffè. Non ci vuole molta fiamma, nulla deve essere affrettato, i gesti misurati sono quelli più consapevoli, propri e veri, in equilibrio con ciò che ti circonda e che ti ripagano entrando in sintonia con te.

Poco prima che il brontolio divertito della moka ti avvisi che il caffè è pronto, senti spargere nell’aria il suo caratteristico profumo che già un attimo dopo si mischia a quello del latte nel pentolino che inizia a bollire. Sì, hai lavorato bene, sei stato attento e accurato, il latte e il caffè sono arrivati insieme a compimento, non resta che unirli fumanti nella tazza che porta in disegno semplici pesciolini azzurri. Chissà perché i padri finiscono sempre per affezionarsi alle tazze che le loro figlie usavano da bambine.

Ho come l’impressione che qualcosa sia rimasto dei sogni e del caffè in spiaggia, per anni li avevo scordati entrambi e invece, eccoli qua anche loro dietro una batteria di pentole in attesa di un contrattempo che li riporti in vita. Curioso, come un piccolo e banale evento può talvolta indurci a ripercorrere precedenti azioni e a confrontarle poi con quelle del presente. Che sia nelle piccole cose il segreto per non perdersi nel frenetico marasma del nostro tempo?

Faccio colazione da solo, in silenzio e con la televisione rigorosamente spenta, più avanti ci sarà tempo per sentire le notizie sparate a raffica, sia quelle banalissime e ridondanti che quelle importanti rese anch’esse banali dalla fretta. Mi sa tanto che sia un sistema per non farci soffermare a riflettere, vuoi mettere che poi qualcuno inizi a porsi domande e magari a pretendere qualche risposta un po’ più articolata, e allora vai col dire tantissimo in due minuti perché non si capisca e non resti nulla.

Sono solo due le fette biscottate, quelle integrali perché si “sprapallocciano” di meno, che spalmate di marmellata di fichi accompagnano il caffellatte nel loro viaggio nei miei pensieri e nel mio stomaco, un viaggio di reciproche attenzioni, profumi e gusti da ricevere con consapevolezza, è una questione di rispetto.

Ho controllato i tempi, per la preparazione della moka, del latte, ebollizioni varie e spalmatura della marmellata sono sette minuti totali, mentre con la macchinetta espresso e il microonde per il latte sono in tutto tre minuti.

Cioè, riprendere manualità, sentire il profumo intenso della moka che borbotta e del latte che va in ebollizione, pagare il caffè quattro volte meno e sentirmi soddisfatto del piccolo lavoro svolto, mi costa solo quattro minuti in più di tempo.

Sto ridendo insieme alla gatta di mia figlia, penso che dalle prossime colazioni io e la moka ci faremo delle belle chiacchierate.

Non ci vuol molto a rassettare, le briciole a beneficio dei passeri con lo svolazzo della tovaglia in giardino, risciacquare la tazza è un attimo mentre mi frulla per la testa di mettere nero su bianco questi minuti. In fondo facciamo tante foto per fissare nel tempo particolari momenti, la vista di un paesaggio, un gruppo di amici al mare, il viso di una persona cara, e allora, perché non fissare, magari con uno scritto, anche lo svolgersi di un pensiero, il manifestarsi di una sensazione e perché no, il profumo e il borbottio del caffè in una moka sul fuoco.

Sì, è quello che farò, se non altro per testare l’inserimento di un piccolo racconto con più di mille parole nella piattaforma web di coloro che amano scrivere e che volentieri sottopongono le loro opere alla lettura degli altri aderenti.

Ce le inventiamo tutte pur di farci leggere.

Serie: La moka


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