
Nessuna leggenda particolare
Serie: La casa dei nostri sogni
- Episodio 1: Villa Passanelli
- Episodio 2: Nessuna leggenda particolare
- Episodio 3: L’erede
- Episodio 4: La clausola
- Episodio 5: Mio figlio
STAGIONE 1
Ci piaceva pensare di essere i nuovi padroni del mondo. Ogni mattina, uscivamo a comprare da mangiare, poi ci rifugiavamo in questa o quella stanza, e passavamo il tempo a fare l’amore.
Non avevamo mai avuto un’intesa simile. Era tutto semplicemente perfetto.
Oltretutto, era una maniera gradevolmente originale di scoprire la casa.
“Di sicuro più divertente di una lista di cose da fare…”
“Vuoi dire che la stai tirando in lungo soltanto per evitare di avere i muratori per casa?”
Il velo del lenzuolo aderiva al suo corpo nudo. Stavo quasi per diventare pazzo per il desiderio. Probabilmente mi passava a lettere luminose sulla fronte, perché sorrise, stiracchiandosi voluttuosamente.
“La tiro in lungo perché adoro tirarla in lungo…”
Qualche volta, nel dormiveglia, mi sorprendevo a pensare che fosse tutto troppo facile.
Secondo l’agente, la villa era disabitata da circa quindici anni. Eppure, non c’era neppure un vetro rotto. Le scale non scricchiolavano. Bisognava darle una bella pulita, ma non aveva odore di muffa, o di scarico. Mi ero preso la briga di controllare accuratamente: non c’era traccia di topi, né di altri roditori.
Avremmo dovuto ritinteggiarla, sì. Ma non era assurdo che fosse l’unico lavoro strutturale di cui aveva bisogno?
Persino il camino tirava alla perfezione.
A volte, sentendomi un po’ sleale, tentavo di scovare qualche difetto. Smaniavo di farmi trovare don il telefono in mano, intento a risolvere qualche problema urgente.
“Attenta a non…” avrei detto a mia moglie, con l’espressione di uno che ha la situazione sotto controllo.
Ma non ce ne fu bisogno. Mai.
A quanto pareva, la Rossa era entusiasta di noi.
Con l’arrivo dei primi freddi, ordinai un grosso carico di legna.
C’erano almeno sette stanze al primo piano, tutte dotate di letti comodissimi, come avevamo avuto modo di sperimentare. Ma per noi avevamo scelto una delle camere grandi al piano terra.
Ci era piaciuta particolarmente, perché aveva il camino, una portafinestra che dava direttamente sul giardino, e due alte librerie. Dopo averla pulita da cima a fondo, ci avevamo già sistemato i nostri libri. Era confortevole, calda e familiare. Stavamo già discutendo su cosa aggiungere – poltroncine, quadri, lampade da comodino…
Maddalena la chiamava, un po’ artificiosamente, “la camera padronale”.
“Ohi ohi, amore… Non ti comprerò degli schiavi, se è a questo che stai pensando…”
Mi guardò come se l’avessi appena distratta da un pensiero importantissimo.
“Tu pensi che ci siano delle leggende sulla casa?”
“Quel giorno, al bar, non sembrava proprio. Quando hanno sentito il nome della villa, era come se avessi dichiarato che andavo ad abitare a Milano Due…”
Mi sorrise distrattamente.
“Qualcosa di strano?”
“Forse.”
Aveva un’espressione trasognata che mi fece venire la pelle d’oca.
Avevo cominciato a valutare seriamente la possibilità di arredare come mio studio privato una della stanze al primo piano. Il vecchio sogno di avere uno spazio tutto mio, dove rinchiudermi qualche ora ogni giorno – a creare, qualunque cosa volesse dire… Oh, accidenti, no! Non volevo dovermene andare perché alla fine era saltato fuori lo scheletro dall’armadio!
Dovevo avere un’aria spaesata, come se la brutta notizia nell’aria si fosse già trasferita sulla mia faccia.
“Amore, che succede?”
“Forse… non so… mi pare… magari mi sbaglio…”
“Santo cielo, non tenermi sulle spine! Ti pare che cosa?”
“Voglio dire: va bene che sei un creativo, Dario… Sì, e poi sei anche decisamente un bell’uomo, e diventi proprio irresistibile, quando credi che nessuno sappia cos’hai nella testa…”
Eh?
“Si può sapere che cavolo stai cercando di dire?”
“Però, dai, sii onesto: secondo te è normale che io abbia sempre una voglia così pazzesca di fare l’amore con te?”
Il sollievo fu così intenso e immediato che mi venne voglia di crollare a sedere da qualche parte. Sul serio, uno svenimento in piena regola. Una roba molto ottocentesca.
In quanto uomo d’azione, avrei dovuto attraversare la stanza in due o tre rapide falcate, stringerla fra le braccia e portarla a letto.
Di nuovo.
Sono sempre stato un tradizionalista. Solo che evidentemente, sono un tradizionalista femmina.
Per fortuna Maddalena non è tipo da badare a questi dettagli. Rideva di gusto. Mi fece sentire un po’ stupido, quando mi abbracciò; m soprattutto molto, molto felice.
“Sei davvero una sgualdrina, bella signora” commentai, recuperando immediatamente il punteggio perso.
“Ma hai mai sentito di una simile onestà, in una donna?”
Non c’erano molti dubbi su come sarebbe andata a finire la nostra serata.
Qualche ora più tardi, decisi di tornare comunque sull’argomento.
“Ti preoccupa? Che non si sappia niente della casa, dico…”
Si accomodò sulla schiena mentre rifletteva. Una delle cose che più mi ha colpito in lei, fin da subito, è stata quel suo modo di passare senza frizioni da un atteggiamento molto femminile e seducente ad uno quasi maschile. Quando se ne stava così, distesa sulla schiena dopo l’amore, sembrava un giovane maschio che stesse pensando alla prossima conquista.
“Non direi che mi preoccupa” rispose. Pareva stranamente cauta. “Solo che mi sembra… Non so… Centoquarantasette anni, e nemmeno una stranezza?”
Si allungò per prendere le sigarette sul comodino, un gesto che accentuò maggiormente la sua somiglianza con un ragazzo.
Mi porse il pacchetto. Scossi la testa. Non ero del tutto a mio agio a fumarle accanto, quando non ero io ad aver preso l’iniziativa.
“Potremmo provare a chiedere all’agente.”
Mi lanciò uno sguardo di traverso.
“Ti fidi di quel tizio?”
Non avevo mai pensato di dovermi fidare, ma neppure di non doverlo fare. Rimasi sorpreso che lei l’avesse fatto.
“Tu no?”
Si voltò a sorridermi.
“Quello è un criminale, si vede subito!”
Non so perché, mi spazientii.
“E perché io lo scopro solo adesso?”
“Perché non avresti mai firmato, se avessi pensato che non era una persona onesta… E la casa è fantastica, no?”
Fui sorpreso per quanto mi conosceva. Per un momento mi chiesi se potessi dire lo stesso.
No, decisamente no.
Solo negli ultimi tre minuti, avevo scoperto su di lei almeno una mezza dozzina di cose che non avrei mai sospettato.
Nulla di grave, naturalmente. A lei piaceva controllare le cose, a me no. Tutto qui. Potevamo essere diversi, giusto? Non era un male.
Comunque, era straordinariamente seducente: bella, intelligente, e sapeva come comportarsi nelle faccende più complicate.
Forse ero un debole, ma non sarei mai stato capace di non amarla.
Approfittai della prima giornata di pioggia battente per dare un’occhiata alla stanza che avevo in animo di trasformare nel mio studio.
Cosa ci avrei fatto, una volta che l’avessi avuta davvero?
Senza essere numerosa, la mia famiglia d’origine era di quelle dove ti tocca sempre condividere qualcosa con qualcuno. Mio padre era dell’idea che due figli maschi non avevano nessun bisogno di camerette singole, men che meno di scrivanie private.
Forse era stata proprio l’impossibilità di tenere i miei tentativi artistici al sicuro dalla curiosità di mio fratello a privarmi di un talento precoce.
Ma adesso avevo tutto lo spazio che volevo. Mi ritrovai a pensare a che tipo di artista sarei stato.
Sapevo già di non essere uno scrittore. A quelli occorre soltanto una storia, e io sapevo benissimo di non avere dentro nulla del genere.
Inoltre, per esserlo è sufficiente un semplice taccuino. Niente che non possa essere nascosto sotto il materasso.
Non ne venni a capo, non quel giorno. Ma mi divertì immensamente ciondolare immaginando il tavolo, immerso nella luce della grande finestra, coperto di opere d’arte, schizzi e bozzetti, scaraventati lì con una noncuranza che sapevo che non avrei mai avuto…
Nella mia immaginazione, avevo uno splendido volto corrucciato, come chi sta lottando con una musa indolente.
All’ora di pranzo, rientrò Maddalena, bagnata come un pulcino.
“Sono stata a caccia di informazioni” annunciò, con aria trionfante.
Provai di nuovo un’ansia leggera. Non mi soffermai troppo a riflettere su quanto fosse diventato importante restare.
“Niente di niente, caro mio! A meno di voler considerare una stranezza il fatto che qui ci abbia abitato soltanto gente benedetta dalla sorte…”
“In che senso?”
“Famiglie felici” spiegò lei. “Molti bambini, molto denaro… Sembra che anche quelli che non ne avevano al loro arrivo, non abbiano mai più avuto problemi del genere.”
“Date le condizioni favorevoli dell’acquisto, è possibile che siano riusciti a metterlo da parte col tempo.”
“Forse… Magari telefono all’agente per i dettagli.”
“Non ti piace qui?”
Sgranò gli occhi, sinceramente sorpresa che potessi credere una cosa simile.
“Ma va! È come se avessi comprato una fata madrina che non vede l’ora di realizzarmi i desideri!”
Risi, sollevato. Maddalena mi si strinse contro.
“Sono solo curiosa di conoscerla meglio… Tu no?”
Dissi di sì, ma non era vero. Non mi importava. Io volevo solo che la Rossa continuasse ad essere com’era.
Serie: La casa dei nostri sogni
- Episodio 1: Villa Passanelli
- Episodio 2: Nessuna leggenda particolare
- Episodio 3: L’erede
- Episodio 4: La clausola
- Episodio 5: Mio figlio
Ciò che ho maggiormente apprezzato in questo episodio sono i dialoghi fra la coppia. Frizzanti e spezzettati al momento giusto, come se fosse veramente un parlato. Hai cambiato la categoria della serie. Bene, vediamo dove si va.
in realtà, mi sono accorta solo adesso che potevo scegliere la categoria XD lo so, non dire niente.
““Però, dai, sii onesto: secondo te è normale che io abbia sempre una voglia così pazzesca di fare l’amore con te?””
Ma perché?! 😂
maddalena è… particolare, diciamo XD
Proprio bello. Mi piace
Bravissima
grazie. speriamo che vada via liscio, allora! 😉
e allora incrociamo le dita 😉
“don”
Con?
oh certo… può darsi benissimo… XD
Primi due episodi piacevolissimi e scritti molto bene. Brava!
evvàiiiiiii!!!!!!!! XD
Come me lo godo questo racconto!
😉