Neve e fuoco

Serie: I cani della Valle del Pastore


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: È arrivato l’inverno e mentre la neve copre i pascoli e il fuoco crepita nel camino della casa del Pastore, Samuele e Manuele crescono in modi diversi e unici. Una domanda resta sospesa nell'aria gelida invernale: quale sarà il loro posto nella Valle?

L’inverno fu lungo. Le notti sembravano non finire mai e le giornate passavano veloci, con il sole che in poche ore correva nel cielo, dall’alba al tramonto. Il Pastore ogni mattina si recava alle case del gregge portando con sé i suoi due cani-guardiani, Fedele e Guido. All’alba, quando sulla porta si infilava cappello, sciarpa e cappotto, Manuele iniziava a saltargli attorno con una tale insistenza che alla fine il Pastore se lo prendeva in braccio e lo portava con sé. Mentre i cani si fermavano con le pecore, il Pastore spargeva il fieno, curava quelle malate con erbe e unguenti preparati da sua moglie, giocava con gli agnellini. Manuele guardava i suoi gesti e si stupiva della delicatezza, la fermezza e la cura che aveva con ognuna di loro. Ormai il giovane cane passava tutto il suo tempo con le pecore, restando nelle case del gregge anche dopo che il Pastore se ne era andato. Rientrava in casa solo al tramonto, insieme a Guido e Fedele, ma non prima di aver fatto visita a Mariù al fienile.

Prima di addormentarsi, sdraiato accanto a Samuele sotto il tavolo della cucina, gli raccontava la sua giornata e il fratello faceva lo stesso. Solo quando Gioele, estenuato dalle loro chiacchiere, li invitava a tacere, si arrendevano al sonno, cullati dal crepitio del fuoco che scoppiettava nel camino.

Samuele passava il suo tempo principalmente con il Pastore. Lo raggiungeva insieme a Gioele, Cleandro ed Eli non appena saliva dalle case del gregge e lo seguiva per il resto del giorno. A volte restava nel fienile a chiacchierare con Mariù mentre il Pastore metteva in ordine le palle di fieno o riparava alcune assi di legno. Altre volte restava in casa con Cleandro e finché il Pastore lavorava nella bottega in compagnia di Guido, il capo dei cani gli mostrava le tele sparse nella casa e gli narrava del Pastore e delle vicende del gregge, dei cani-pastore del passato e di tutta la Valle. Erano storie diverse da quelle di Fedele. Non vi erano eroi né magia e sembravano non finire mai, quasi raccontassero l’intera storia del mondo. Molto di ciò che Cleandro diceva, Samuele non lo capiva, ma in lui restava una sensazione di stupore e meraviglia per tutto ciò che il Pastore aveva compiuto nella Valle e per il suo gregge.

Quando a mezzogiorno il sole era alto e i suoi raggi riscaldavano lievemente la fredda aria invernale, il Pastore sedeva sotto il grande albero accanto alla casa, sulla collina, osservando il panorama e canticchiando. Un giorno Samuele lo raggiunse rifugiandosi dal freddo sotto il poncio in cui si era avvolto. Il Pastore lo accarezzò e restarono lì in silenzio, guardando i pascoli innevati. Iniziarono così a farlo spesso e, sedendo al suo fianco, Samuele osservava quella bella terra, spingendo il suo sguardo dai pascoli a sud fino alle vette dei monti che spiccavano gelidi e immobili sotto il grigio cielo. Sedergli affianco sotto quell’albero divenne così per Samuele il suo momento speciale con il Pastore.

Gennaio e febbraio passarono rapidi come il vento quando soffiava tra le montagne del nord, e i primi giorni di marzo si affacciarono sulla Valle riscaldando leggermente l’aria. La neve non si era ancora sciolta e per vedere i primi fili d’erba si sarebbe dovuto aspettare ancora un mese, a giudizio di Eli. Il Pastore prese a far uscire più spesso le pecore, poiché le giornate erano più luminose. Avevano il manto lungo e folto, mai rasato durante l’inverno perché restassero al caldo, e quando camminavano nei prati innevati, sembravano galleggiare su un vasto mare bianco e liscio.

Samuele e Manuele erano ormai giovani cani alti e belli al pari di Gioele, ed erano sempre più conosciuti e amati. Manuele camminava sempre con il Pastore quando faceva visita al gregge e uno accanto all’altro sembravano intendersi perfettamente senza bisogno di parole. Sedeva poi insieme alle pecore nelle case del gregge parlando con loro fino a notte inoltrata. Quando rientrava tardi in casa del Pastore, trovava sempre Samuele ancora sveglio ad attenderlo.

Samuele in quei mesi aveva imparato molte cose. Stando in compagnia del Pastore iniziava a conoscere il modo in cui il lui vedeva la Valle nei suoi alberi e rocce, nei prati e nelle brezze che correvano sui monti. Così ogni giorno che passava, la Valle stessa pareva a Samuele sempre nuova.

I due fratelli si ritrovavano la sera con gli altri cani-pastore e prima di riaddormentarsi, quando ormai Gioele dormiva a pancia all’aria sul tappeto, parlavano tra loro di ciò che avevano vissuto. Manuele ascoltava rapito cose nuove sulla natura della Valle e i suoi misteri, ma non tutto comprendeva. Samuele invece ascoltava e apprendeva da Manuele l’indole delle pecore, tuttavia anche a lui alcune cose rimanevano incomprensibili.

«Chissà quanto manca al giorno in cui il Pastore ci darà il nostro collare» disse Manuele fissando il bel collare al collo di Gioele, addormentato accanto a loro.

«Quel giorno farà di noi toccatori o guardiani», disse Samuele tra sé e sé.

«Secondo te, cosa saremo noi?» chiese Manuele a bruciapelo.

«Beh, tu sarai un guardiano» disse Samuele ridendo. «Nessuno sta con le pecore quanto te.»

Anche Manuele rise. «Eli mi ha rimproverato ieri. Mi ha detto che devo trovare il tempo di riposare se voglio essere sveglio quando sono con le pecore».

«Davvero? Perché te l’ha detto?» chiese stupito Samuele.

«È entrato nelle case del gregge mentre stavo sbadigliando davanti alla vecchia Agnese. Mi stava raccontando per la quarta volta tutta la storia della sua famiglia. Sfido io chiunque a stare svegli.»

I due scoppiarono a ridere e dovettero zittirsi a vicenda per non svegliare Gioele.

«Forse è meglio dormire» disse Samuele in un sussurro.

«Tu vuoi essere un toccatore o un guardiano?» chiese Manuele.

Il fratello rimase un attimo in silenzio. «Non lo so.»

«Ancora non lo sai?» chiese Manuele con enfasi. «È da quando siamo cuccioli che rispondi così.»

«Tu, invece, dicevi che volevi fare il toccatore.»

«Io? Non è vero!»

«Non ci provare nemmeno, Manuele. Continuavi a dirlo all’inizio dell’inverno: io voglio fare il cane-toccatore come Cleandro» lo imitò.

«Beh, non mi ricordo. Mi vedo molto di più come guardiano. Però credo che sarei bravo anche come toccatore» disse con spavalderia.

«Sì, certo. Abbassa il pelo, invece, e non darti troppe arie.»

«Dai, sul serio. Cosa vuoi fare, tu? Toccatore o guardiano?» insistette Manuele.

«Te l’ho detto. Non lo so. Non ci ho ancora pensato. Lascerò che ci pensi il Pastore.»

«Come vuoi tu» si arrese Manuele, sdraiandosi sul tappeto. «Certo che dovresti pur averlo un desiderio» disse infine chiudendo gli occhi.

Quell’ultima frase rimase nelle orecchie di Samuele come un’eco. Si sdraiò e la riascoltò dentro di sé. Forse Manuele aveva ragione a stupirsi. Era strano non avere ancora una preferenza tra un cane toccatore e un guardiano. Spesso però negli ultimi giorni Samuele si era fermato a vedere gli altri cani-pastore, provando ad immaginarsi nei loro ruoli. Provò a pensare come sarebbe stato essere un toccatore come Cleandro, autorevole e saldo alla guida del gregge, oppure un guardiano come Fedele e Guido, simili in tante cose e così diversi in altre. Guardava gli altri cani, ma non si rivedeva in nessuno. Ciascuno di loro era un toccatore o un guardiano, allo stesso tempo però erano così diversi tra loro da lasciare Samuele confuso e incapace di scegliere uno dei ruoli. Eppure quando sedeva sotto l’albero accanto al Pastore, aveva la sensazione che da qualche parte doveva esserci un posto che era solo per lui. Non aveva idea di quale fosse, ma intuiva che era qualcosa che poteva fare solo lui, nessun altro. Questo lui desiderava. Non sapeva però se per arrivarci dovesse diventare toccatore o guardiano. Forse solo il Pastore lo sapeva.

Serie: I cani della Valle del Pastore


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Mi è piaciuta tantissimo l’immagine di questi due cuccioli diventati cani adulti. Nel dialogo ho intuito il primo vero distacco. Sono cresciuti insieme, da fratelli, ma ora ognuno prenderà la sua strada. Come è inevitabile, sempre.

  2. L’inverno si sente davvero, tra fuoco, neve e silenzi. Samuele e Manuele crescono in modo diverso ma restano legati, e questo crea tensione buona. Il collare come soglia è una bella idea, fa pensare a una chiamata. Mi piace che Samuele non scelga ancora, si percepisce che c’è un posto fatto per lui e che il Pastore forse lo sa già. Viene voglia di continuare.