Niente più di Questo

Serie: Humans


Quell’abbraccio aveva sollevato, sebbene solo in parte, Michael-punto-interrogativo dalla sua tristezza. Era bastato quel semplice gesto a farlo stare meglio. Avvertiva chiaramente qualcosa di forte dentro di lui, qualcosa di buono, come una carezza sul viso da una mano che al suo passaggio lavava via tutto il peso delle emozioni angoscianti che aveva provato fino a pochi attimi prima.

Dal canto suo, Claire, era rimasta in un primo momento completamente immobile, sorpresa da quell’abbraccio. David, l’inserviente, le aveva spiegato a grandi linee quanto era accaduto, ma non si sarebbe mai aspettata di trovare Michael così triste. Solo quando aveva capito che l’uomo stava piangendo si era lasciata sciogliere in quell’abbraccio e lo aveva ricambiato, cercando di trasmettere in esso tutto quello che di buono poteva. Purtroppo conosceva bene le situazioni in cui la disperazione arriva. Conosceva bene, in realtà, la disperazione. L’aveva provata spesso, troppo spesso, davvero troppo spesso, anche se adesso poteva dire di avere spalle larghe e forti per poter sorreggere le situazioni peggiori in cui la vita ci trascina, non era certo stato facile, soprattutto perché lei aveva dovuto imparare ad affrontare tutto da sola. Ora aveva la possibilità di aiutare qualcuno, e lo avrebbe fatto. E lo stava facendo a dire la verità.

Michael-punto-interrogativo sciolse quell’abbraccio e restarono entrambi a guardarsi negli occhi in silenzio per qualche istante, c’erano forse parole adatte alla situazione, ma nessuno dei due sembrava aver bisogno di dargli voce. Claire non era sicura del perché si trovasse lì in quel momento, le era semplicemente venuto in mente di vedere come se la stesse cavando quello strano uomo ferito che aveva raccolto da terra, ferito e incapace di parlare. Aveva sentito dentro di sé che era ancora in quell’ospedale, e senza troppi ripensamenti era partita in quella direzione.

<<Grazie…>> disse Michael.

<<E di cosa?>> le chiese Claire.

<<Di essere qui!>> era davvero molto strano sentirlo parlare. Aveva una voce molto cupa, per niente in armonia con il suo aspetto, forse solo con i suoi occhi. Michael aveva due occhi molto scuri, che sembravano nascondere qualcosa di incredibilmente profondo, come se avessero vissuto mille anni, cosa decisamente impossibile, ma era questo quello che le trasmettevano.

<<Non c’è di che!>> gli rispose.

Michael la invitò a sedersi sulla poltroncina mentre lui si accomodò sul lettino.

<<Così domani ti dimetteranno…>> Michael disse di sì con un cenno della testa.

<<Hai idea di dove andare?>> l’uomo questa volta scosse il capo. Non aveva nessuna idea di dove andare, non aveva nessuna idea in quel momento, la morte di Mattei gli aveva azzerato i pensieri e ancora non riusciva a ricomporne nemmeno mezzo. Sapeva che aveva una missione, adesso aveva anche gli strumenti per poterla portare a compimento, ma non si ricordava più da dove aveva deciso di partire, ammesso che lo avesse mai realmente deciso.

<<Dovresti fare un salto da Don Raffaele, lui potrebbe darti un posto in cui dormire, rimediarti anche pasti caldi e perché no, un lavoretto… a meno che tu non debba andartene…>> la donna si sorprese a dire l’ultima frase con un leggero velo di dispiacere, sentimento di cui non riusciva ad individuare la radice.

<<Andare…>> ripeté Michael. Doveva andare? Si chiese lui stesso. Gli tornarono in mente le parole di Mattei “Se vuoi che il tuo viaggio abbia un senso cerca di trovare un modo di ripristinare il contatto tra noi e voi..” era questo che doveva fare? No, non era caduto sulla terra per quello, ma pensandoci bene avrebbe potuto fare qualcosa in tal senso.

<<Scusa…>> disse improvvisamente Claire distraendolo dai suoi pensieri <<Sto facendo un mucchio di domande e tu sei chiaramente triste per…>> di fermò un istante cercando le parole migliori senza trovarle, ma Michael aveva capito benissimo.

<<Tu credi?>> le chiese. La donna piegò la testa di lato.

<<Credo? In che senso?>> Michael alzò l’indice verso l’alto.

<<Credi?>> Claire avrebbe avuto molto da dire, avrebbe potuto raccontare la sua storia e lasciare a lui l’arduo compito di decidere se lei credesse o meno, ma in quel momento, di fronte alla tristezza di un uomo che ha appena perso un amico non avrebbe mai pensato di togliergli la speranza che quella persona fosse in un posto o in un tempo migliori di quello che stavano vivendo loro e in cui aveva vissuto la persona scomparsa.

<<Credo che ci sia un bene superiore, non so se chiamarlo Dio o in qualche altro modo, ma in qualcosa credo, certo…>> non era del tutto la verità, ma non era nemmeno una vera e propria bugia, di sicuro era più di quanto avrebbe mai concesso ad uno sconosciuto. Michael sorrise.

<<Capito…>> si limitò a dire. Avrebbe potuto dire molto, avrebbe potuto dire tutto, ma non era il momento. Troppe emozioni da gestire, troppi pensieri da riordinare, troppo caos da sistemare. Guardò il soffitto bianco della stanza e provò ancora una volta nostalgia di casa.

“Riesci a sentirci? Riesci a sentirmi?” pensò, cercando di comunicare con qualcuno al di sopra di lui. Ma pareva che nessuno fosse sintonizzato su quella frequenza.

<<Ma tu chi sei?>> chiese Claire che lo stava osservando con crescente curiosità.

<<Sono Michael!>> rispose l’uomo.

<<Michael è il nome di mio figlio…>> rispose a sua volta la donna <<L’ho dato io ai medici quando mi hanno chiesto come ti chiamassi!>>

<<Perché?>> chiese Michael.

<<Perché ti ho dato il nome di mio figlio? Perché il tuo sguardo, la tua espressione me lo ricordano molto…>>

<<Davvero?>> chiese Michael.

<<Non hai risposto alla mia domanda!>> era vero, e lo sapeva. Ma come avrebbe potuto dirle la verità? Si stava facendo strada dentro di lui la paura. La paura che una volta saputa la verità Claire avrebbe potuto prenderlo per un pazzo e andarsene per sempre, e per qualche ragione lui non voleva che se ne andasse,

<<Sono un uomo…>> decise di rispondere <<Niente più di questo!>> il che era vero, ma non era certamente la risposta che Claire avrebbe voluto sentire.

<<Abbiamo tutti una storia da raccontare…>> commentò la donna <<Potrei raccontarti la mia e poi tu potresti raccontarmi la tua…>> non riusciva a capire il perché fosse così attratta da quell’uomo di cui ignorava persino il nome.

<<Ma prima potresti dirmi almeno il tuo vero nome…>>

<<Il mio nome non sono io, come tu non sei il tuo… siamo molto più complicati di così…>> era il primo discorso più articolato che Michael fosse riuscito a fare e gli era venuto del tutto naturale, segno che si stava abituando sempre di più alla sua condizione di essere umano.

Claire si ritrovò a pensare che in fondo, quell’uomo avesse davvero ragione. Alla fine dei conti che cosa se ne sarebbe fatta di un nome? Assolutamente niente, qualsiasi nome le avesse detto non avrebbe aggiunto nulla alla persona che aveva di fronte, non gli avrebbe regalato nessun connotato caratteriale, non le avrebbe detto niente di più di quello che già non sapesse. Nonostante questo, Claire sentiva la necessità di sapere almeno qualcosa, una piccola sciocchezza che le spiegasse qualcosa in più, qualcosa di vero sul quello strano uomo.

<<Puoi dirmi da dove vieni?>> gli chiese. Michael per la seconda volta alzò il dito indice verso il soffitto. Claire inarcò le sopracciglia.

<<Su?>> chiese <<Che significa? Dal piano di sopra? Dal nord? Dal cielo? Cosa sei un alieno?>> fece quelle domande a raffica e con un tono decisamente più aspro di quanto avrebbe voluto.

<<Non sono un alieno…>> rispose. Poi abbassò la mano e lo sguardo <<Vengo da un posto lontano in cui le cose sono molto diverse da qui.>> fece una pausa per trovare le parole migliori, nonostante stesse sensibilmente migliorando nel parlare aveva ancora qualche piccola difficoltà.

<<Avevo un compito da eseguire, ma mi è venuto il dubbio che non fosse esattamente la cosa giusta da fare. E alla fine ho preso una decisione diversa che mi ha portato qui…>>

Claire non capiva esattamente che cosa stesse cercando di dirle Michael, ma accettò quanto le aveva dichiarato come una parte della verità.

<<E adesso che cosa hai intenzione di fare?>> gli chiese.

<<Impedire che lui commetta un errore…>>

Serie: Humans


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Discussioni

  1. Eccomi, ho finito di leggere tutta la serie che ho scoperto praticamente poco fa e ho preferito scrivere tutto in un unico commento, per evitare di essere ripetitiva.
    Mi ha colpito la tua capacità di saper toccare in brevi e singoli episodi temi molti delicati e importanti, quali la scoperta del dolore fisico e di quello interiore in concomitanza a un lutto o a un evento tragico; l’esistenza del male nel mondo che si può manifestare in molteplici forme, in questo caso attraverso una malattia come il cancro; gli interrogativi sull’esistenza di un’aldilà dopo la morte, specialmente quando essa sta per sopraggiungere o ha portato via con sé una persona a noi cara. Al momento sei riuscito a fare tutto ciò senza cadere nel banale e coinvolgendo il lettore. Sono curiosa di sapere come va a finire, continua così! Mi sento di consigliarti di evitare la D eufonica quando la parola successiva inizia con una vocale diversa da ed o ad, così rendi la lettura ancora più fluida di quello che è. Al prossimo capitolo!

    1. Grazie mille! Sono felice di sapere che ti piaccia! Cerco sempre di impiegare molta attenzione a come descrivere certe emozioni e sensazioni in modo da renderle nel modo più semplice e fluido possibile, anche se in piccoli episodi non è semplicissimo. Spero di riuscire a continuare su questa strada. Grazie ancora dei complimenti e dei consigli che sono sempre bene accetti. 🙂

  2. Per prima cosa, grazie per la velocità con cui pubblichi gli episodi. Non sono una grande fan delle serie proprio perché l’attesa mi uccide. Sono curiosa di sapere cosa “Lui” abbia in mente e come Michel cercherà di cambiare la situazione per darci, forse, un’altra possibilità.