Non mettiamo limiti alla provvidenza

Serie: I Dormienti


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Alejandro e il suo equipaggio si salvano per il rotto della cuffia e fanno rientro sulla Resiliente.

Subito dopo aver tolto il casco, il capitano si avventò su Dantès: «Si può sapere cosa è successo? Eppure avevi detto che la nuova lancia non poteva essere distrutta.»

Il trivellatore non diede peso alle giuste rimostranze del capitano. Rifletteva su come poteva essere possibile che la canna della nuova lancia fotonica fosse finita in frantumi. Ma ancor più che non ci fosse nemmeno un graffio sulla superficie dell’astronave dopo il terrificante impatto.

Alejandro si aspettava una delucidazione e se tracagnotto non voleva farlo alterare, più di quanto non lo fosse già, doveva almeno aprire bocca e lo fece senza tanti preamboli: «Non saprei, capitano. È la prima volta che vedo accadere una cosa del genere e sono sbalordito quanto lo è lei. Posso affermare soltanto questo con assoluta certezza, nessun elemento a noi noto sarà mai in grado di scalfire la materia di cui è fatta l’astronave su cui ci troviamo. Mi spiace dirlo, capitano, ma dobbiamo rinunciare al bottino che ci eravamo prefissati. Salvo qualcuno dall’interno non ci inviti a entrare.»

Tolto il casco, Alejandro afferrò un grosso sigaro e, dopo averlo acceso e stretto tra i denti, si rivolse all’addetto alle armi con il soffiargli sul volto una boccata di fumo: «Prepara le batterie dei cannoni ionici. Voglio proprio vedere se la corazza di quella cosa resisterà a una potente bordata ben assestata.»

L’addetto alle armi si chiamava Demiurgo, un omino tutto pelle e ossa che però non andava preso sotto gamba, conosceva le arti marziali e poteva mettere giù uomini tre volte più grossi di lui con estrema facilità. Inoltre eccelleva con le armi da tiro e quindi nessuno lo stuzzicava più del dovuto.

Demiurgo iniziò subito a preparare gli strumenti che gli avrebbero permesso di fare centro, anche se, vista la stazza, chiunque avrebbe potuto fare centro senza problemi.

Dopo averli regolati a dovere, l’addetto alle armi si voltò con un sorrisino che la diceva lunga su quanto fosse felice di quel compito. «Le batterie a impulso sono state calibrate a dovere e possiamo iniziare i fuochi d’artificio anche subito, capitano.»

La Resiliente si trovava a distanza di sicurezza dalla presunta astronave e l’omino non aspettava altro che Alejandro gli ordinasse di procedere. Ordine che arrivò puntuale e preciso: «Fai pure fuoco, Demiurgo.»

Tirate a sé due leve, nove raggi rosa violaceo uscirono da altrettante bocche di cannone. Saette luminose che si allontanarono vivide per poi colpire la superficie dell’astronave con un bagliore paragonabile all’esplosione di una supernova.

Quando aprirono gli occhi, ciò che videro lasciò tutti ammutoliti. Poi il silenzio venne sostituito dalle urla di Alejandro: «Come può essere possibile che la superficie di quella cosa sia ancora intatta? Spiegatemelo. Vi prego. Almeno tu, Demiurgo… Dopo una massa di energia che avrebbe annichilito un intero pianeta, non è rimasta nemmeno l’ombra di una scalfittura. Eppure abbiamo concentrato la potenza di nove cannoni a impulso in un unico punto e-»

«Non so spiegarlo nemmeno io, capitano. Quindi cosa ne dice di riprovare? Forse con un’altra bordata avremo più fortuna.»

«Hai ragione. La corazza di quell’astronave non potrà resistere a un altro attacco concentrato. Procedi pure con la ricarica e, non appena sei pronto, aprì pure il fuoco.»

Ci volevano alcuni minuti per la ricarica e Demiurgo li utilizzò per osservare ciò che trasmettevano in tempo reale gli schermi olografici. Ormai non aveva più dubbi sul fatto che l’astronave oltre misura fosse stata plasmata da esseri senzienti molto più evoluti di loro e si chiedeva perché l’avessero lasciata alla deriva. Tanto non l’avrebbe mai saputo il perché, poiché a bordo non doveva esserci anima viva: dopo un attacco di quella potenza, se ci fosse stato qualcuno si sarebbe di certo palesato.

Un trillo acuto lo riportò alla realtà. Il segnale che le batterie erano cariche e con una voce squillante Demiurgo avvisò Alejandro: «Sono pronto a fare di nuovo fuoco, capitano… cosa faccio, procedo?»

«Dunque ci riproviamo. Molto bene, speriamo solo che questa volta Dio ci dia una mano.»

L’addetto alle armi ripeté l’operazione di riarmo e subito dopo altri nove raggi uscirono da altrettante bocche per abbattersi sulla superficie dell’astronave. E lo fecero con rinnovato vigore, però il risultato non cambiò, nessuna scalfittura era apparsa sul quel monolito nero come la notte più buia.

«Arrivati a questo punto, è inutile sprecare altra energia con una terza bordata. La corazza di quella cosa è impenetrabile e non rimane altro che tornare alle nostre vecchie abitudini. Non concorda anche lei? Suvvia… non si abbatta. Non è colpa sua e nemmeno nostra se abbiamo fallito nell’intento. Quanto si poteva, e potevamo fare, è stato attuato con tutti i crismi. Dobbiamo arrenderci all’evidenza… questa galassia è abbastanza grande e troveremo altro su cui mettere le mani e arricchirci, capitano. Non mettiamo limiti alla provvidenza.»

Dopo averci riflettuto un bel po’, Alejandro con rammarico si arrese all’evidenza: «Ne convengo, però sappi che mi piange il cuore a lasciare dietro di noi miliardi di crediti senza un padrone.»

«Sono d’accordo, ma non possiamo fare altro e piangerci addosso è inutile, non porterà nulla nelle nostre casse.»

«Hai ragione da vendere.» E rivolto al nostromo, il quale non aspettava altro che quell’ordine: «Portaci via da qui, Hernandez, mi viene l’orticaria al solo guardarla.»

«Che sollievo, capitano. Scusi… ma per dove?»

«Ovunque, basta che tu metta più parsec possibili tra noi e quella cosa maledetta.»

Il nostromo non se lo fece ripetere, aperto un varco spazio-temporale, ci fece entrare la Resiliente e lasciò l’astronave impenetrabile al suo imperscrutabile destino.

Serie: I Dormienti


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Questa astronave misteriosa mi ricorda il monolite di “Odissea nello spazio” e Alejandro e il suo equipaggio, al suo cospetto, sono paragonabili alle scimmie incuriosite dalla sua presenza. Dubito comunque che Alejandro demorda. Secondo me, ritornerà sui suoi passi e avrà molto da imparare, ma forse mi sbaglio. Bravo, Silvio.👏👏👏

  2. Davvero strano che Alejandro, così sicuro di sé, così macho, si lasci scappare l’occasione di fare un nuovo tentativo. Mi sarei aspettata che andasse lui stesso a tirare calci all’astronave impenetrabile. Che poi, già dal nome ci avrebbero dovuto riflettere:)
    Mi piace questa avventura rocambolesca su e giù per la galassia e continuano a piacermi i personaggi così ben nominati e caratterizzati.

    1. Ciao. Sì è vero Alejandro si è mostrato arrendevole. Ma lui in fin dei conti vuole arrivare a trovare la Terra Primigenia e quindi ha lasciato correre. Almeno per adesso, chissà che in un futuro lontano non ci ripensi. Diciamo che lui per ora mi è servito per mettere in scena l’astronave misteriosa… e capirai il motivo molto presto. Grazie per essere passata tra le mie righe. Buona serata. 🙂