“Non temere”

Serie: Charlie


“Stonefield è una radura bellissima” disse Charlie a Billy.

“Sono contento che ti piaccia. Per quante rocce ci siano è molto più facile fare una passeggiata qui che accedere a tutti gli edifici in città, pieni zeppi di barriere architettoniche”.

“Il sindaco dovrebbe fare qualcosa”.

“È da anni che glielo dico. Il meglio che ha fatto è stato mettere qualche rampa di acciaio su scalinate da dieci gradini, che non riuscirei a salire nemmeno se mi trainassero”.

“Va bene se ci fermiamo qui?” chiese Charlie.

“Andiamo un po’ più avanti, vicino a quella grande roccia, sotto agli alberi”.

Charlie fermò la sedia a rotelle dove gli aveva detto Billy, si guardò intorno, cercando un posto dove sedersi. Billy batté la mano destra due volte sopra le sue cosce. Charlie lo guardò, inclinò la testa ed esalò un sorriso.

“Ho paura di farti male” disse Charlie.

“Ti assicuro che non me ne farai”.

Charlie si avvicinò a Billy e si sedette sulle sue gambe, il braccio sinistro arrotolato dietro al suo collo.

“Come sta Jacob?”.

“Sta sempre dietro a Renesmee, non si stacca mai da lei e quando lo fa è sempre teso”.

“Questo ti dispiace?”.

“Penso che il loro sia un dono, possono leggere i propri pensieri, Jacob proteggerà Renesmee per sempre. Ma penso che sia anche un incubo. Lei è una bambina, diventerà presto un’ adulta, ma solo il suo fisico sarà adulto. Per lei ora Jacob è come un fratello maggiore, poi cosa diventerà? E quando? Come puoi amare una persona che fino a poco tempo fa era una neonata? C’è qualcosa di sbagliato in questo. E poi saranno per sempre l’uno schiavo dell’altra, non c’è modo di mettere fine a quel legame. Il morso di un vampiro ti costringe all’eternità, ma per lo meno sei libero di scegliere le persone con cui vuoi stare, l’imprinting invece di incatena a una persona, per sempre”.

Gli occhi di Charlie scrutavano nella profondità di quelli di Billy.

“E invece come sta il tuo amico Cullen” chiese Billy a Charlie.

“Carlisle?” domandò un po’ divertito Charlie nel vedere l’espressione di Billy diventare gelosa.

“Sta bene. In forma, forse un po’ pallido”.

I due si lasciarono scappare una risata.

I quattro occhi dei due uomini dondolavano alla ricerca gli uni degli altri. Metà delle mani di Charlie si erano riparate dentro alle maniche della felpa verde che aveva addosso, le dita bianche  accarezzavano il collo caldo, caldissimo, di Billy. Charlie cambiò posizione, si rivolse a Billy, petto contro petto, le gambe divaricate, ognuna delle due contro una ruota della sedia. Le mani di Charlie ora sondavano la barba, la pelle castana, i capelli neri e il naso di Billy. Charlie aprì un po’ le sue labbra, lo stesso fece Billy, i due busti si avvicinarono. La lingua di Charlie entrò nella bocca di Billy, quest’ultimo assaporò le papille gustative del suo amante, poi lo respinse bruscamente con una mano.

“C’è qualcosa che non va” disse Billy “dobbiamo andare”.

Charlie spinse Billy il più velocemente possibile, nella direzione da cui erano venuti. Mentre andavano Billy disse: “è troppo tardi”.

Charlie si girò e con lui la carrozzella.

In lontananza, a circa quattrocento metri da loro, in mezzo al campo di rocce, c’era un uomo, il quale aspettò qualche secondo e prese a camminare in loro direzione. I suoi piedi nudi, del colore della neve, parzialmente cullati dalla stoffa dei pantaloni arrotolata su di loro, accarezzavano il terreno e quando si alzavano lasciavano a terra un piccolo mazzo di rubini da loro  covato. I pantaloni rossi salivano su fino alla vita, dove lasciavano posto a una maglia a lupetto a righe orizzontali rosse e bordeaux. Anche le mani bianche di quell’uomo erano nascoste parzialmente dalla stoffa. Al collo una collana con un amuleto di rubini e ametista. La pelle del suo mento e quella delle mascelle era sostenuta dalla leggera stoffa del collo della maglia. Le labbra rosse, color ciliegia, erano serrate. Gli occhi, color sangue, erano fissi, nessun movimento era permesso loro dal loro padrone. Le pupille erano inchiodate su Charlie.

La creatura giunse davanti ai due uomini.

“Salve” disse Charlie, la cui voce e il cui sguardo fingevano di non essere minacciati dalla micidiale teatralità di quel visitatore.

“È nuovo da queste parti?”.

“Sì, sono venuto a caccia”.

La gola di Charlie deglutì nel tentativo di eliminare il nodo che  si era creato.

“C’è un’ottima selvaggina da queste parti. Dov’è il suo fucile?”.

“Non ne ho bisogno” disse l’uomo, la punta della cui lingua accarezzò il labbro superiore.

“Beh in tal caso devo metterla in guardia dai pericoli di queste foreste”.

“Pericoli? Non mi spaventa nulla”.

“Certamente è un cacciatore esperto. Ma i lupi che abitano questi boschi possono dare del filo da torcere anche ai più bravi”.

“Non temo i lupi, loro temono me”.

“Dovrebbe esserne intimorito” disse Billy.

“E per quale motivo?” disse il cacciatore con un tono di sfida.

“La leggenda narra che siano addirittura in grado di uccidere i vampiri”.

Gli occhi del visitatore si concentrarono per la prima volta su quelli di Billy.

“Ma io non sono da solo”.

In quel momento una folata di vento soffiò alle spalle di Charlie e portò l’incantevole odore dell’umano verso il cacciatore. L’aria corse in lontananza, verso i boschi, da cui uscirono dieci ulteriori predatori. Cinque donne e cinque uomini, che si avvicinarono a passo d’uomo al loro capo.

Charlie guardò Billy, il quale lo rassicurò: “non temere”.

Il vento soffiò di nuovo, l’aria attraversò i corpi e soprattutto i nasi dei cacciatori e delle cacciatrici.

“Una sola preda è poca per undici viaggiatori assetati come noi, ma quando è così succulenta, ci si può accontentare”.

Al lato di Charlie comparve Carlisle.

“Even, da quanto tempo non ci si vede”.

“Carlisle? Cosa fai tu qui?”.

“Ci vivo e proteggo le persone che amo. Qui non si caccia”.

Gli undici vampiri aprirono le loro bocche, i loro canini si aguzzarono, i loro corpi si protrassero verso quello di Charlie.

Un verso recondito, profondo, scaturì dal diaframma di Billy. La sedia a rotelle prese a tremare, il corpo dell’uomo a contrarsi e vibrare, poi cadde a terra, un istante dopo si era trasformato in lupo.

Charlie guardò il suo amante con gli occhi sgranati. Perché non glielo aveva mai detto?

Un ululato uscì dalle immense fauci di Billy, la sua pelliccia nera fu mossa dal vento.

Carlisle alzò un braccio. Il vento soffiò di nuovo, questa volta i vampiri non avrebbero resistito all’odore di Charlie.

Gli undici assassini attaccarono. Charlie rimase immobile, Carlisle si scagliò contro di loro. Billy rimase fermo dov’era, accanto a Charlie, le sue gambe posteriori erano paralizzate. Poi altre figure comparvero alle loro spalle. Edward e Bella attaccarono due cacciatori, poi giunsero Jacob, Sam, Jared e Leah, nella loro forma di licantropi.

I carnivori erano in maggioranza rispetto all’esercito di vampiri e lupi, i quali, però, stavano avendo la meglio, così Even intervenne. Le sue grandi mani marmoree si diressero verso i suoi nemici, alcuni dei quali si ritrovarono invischiati in una melma rossa che pian piano andava indurendosi attorno ai loro corpi, immobilizzandoli. Era il dono di Even.

Billy guardò Charlie e si raggomitolò intorno a lui per proteggerlo. Bella cercò di estendere il suo scudo verso Even, ma egli riuscì a fermarla in tempo.

Carlisle, Bella, Edward, Jared, Sam e Leah erano tutti immobilizzati, mancavano solo Billy e Jacob e poi i vampiri avrebbero potuto consumare il loro pasto.

Billy ululò, Jacob corse verso di lui e caricò Charlie sulle sue spalle e iniziò a correre alla velocità del vento in direzione della foresta. Alcuni vampiri si misero a inseguirli, mentre altri erano pronti a massacrare i corpi dei prigionieri. 

***

“Non temere” è il terzo episodio di una serie che vede come protagonista Charlie Swan, il padre di Bella Swan. I personaggi e i fatti narrati sono basati sulla saga “Twilight” della scrittrice americana Stephenie Meyer.

Foto di mohamed Hassan da Pixabay. 

Serie: Charlie


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