Notti di Stelle (Ylina)

Serie: L'Impero della Stele


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: I due ragazzi rientrarono al villaggio, Ylina intanto compie dei lavoretti per il Professor Ràilo

“Mi ha fatto piacere passare questa giornata con te, Rea” disse Selene, prendendolo alla sprovvista mentre camminavano lungo il sentiero. “Anche a me,” rispose Rea. “La prossima volta magari invitiamo anche gli altri. Più siamo, più ci divertiamo, no?” Selene lo guardò con un’occhiataccia, e Rea si affrettò a non notarla, guardando avanti. Poi lei sbuffò e disse: “Certo, anche se stare da soli fa scoprire cose nuove, non credi? Ora sai che sono una Nobile… dovresti essere onorato del fatto che tu sia stato da solo con me. In altre circostanze, avremmo avuto la scorta! La figlia dell’erede reggente che va a fare un picnic da sola con un ragazzo… che onore!” disse, alzando la voce con sarcasmo. Rea scoppiò a ridere, facendo sciogliere l’imbarazzo che si era venuto a creare. “Sì, sarebbe stato un vero onore. Però sai che imbarazzo! Avremmo avuto una scorta di venti persone dietro di noi a guardarci parlare su una rupe!” Selene ridacchiò, e infine scoppiò a ridere di gusto. “Che scena imbarazzante!”

I due ragazzi continuarono a camminare verso il villaggio, ormai senza più imbarazzo, ridendo alle battute che si scambiavano, mentre il sole del pomeriggio illuminava la loro strada.

Nel frattempo, al villaggio, Ylina era occupata ad aiutare suo padre nel lavoro. Poemio, il padre, era il fabbro, una tradizione che si tramandava da generazioni in famiglia. Ylina era figlia unica, la madre era morta poco dopo averla partorita, vittima di una febbre mai curata. Per questo, padre e figlia erano molto legati, e Ylina apprezzava ogni momento che poteva trascorrere con lui. Poemio, sotto richiesta della figlia, l’aveva insegnata a usare le armi e a forgiare il metallo. Ylina infatti era un’ottima combattente, feroce e agile. Sognava di entrare a far parte della guardia reale, proprio come Rea. Le piaceva dire che quel sogno fosse nato prima per lei, ma entrambi litigavano su chi avesse avuto prima l’idea.

Ylina, non avendo mai avuto una figura fraterna, vedeva in Rea qualcosa di simile a un fratello, e per questo provava un affetto che a volte sfociava nella gelosia e nella paura di perderlo, come già accaduto con sua madre. La sua famiglia era una delle più ricche del villaggio, grazie al lavoro di suo padre, l’unico fabbro della vallata, e anche per il fatto che suo zio, fratello della madre, era l’attuale capo del villaggio, in carica da ormai dieci anni.

“Papà, con questa dovrei aver finito. Vado ad allenarmi al campo con la spada, va bene?” chiese Ylina al padre, mentre riponeva l’ultima delle armi sulla rastrelliera. “Va bene, Ylina, ma non ti sforzare troppo. Allenarsi fa bene, ma troppo fa male ai muscoli. Ricordalo, sii cauta” rispose Poemio, dandole una carezza sul viso. Ylina gli sorrise e, salutandolo, si avviò di corsa verso il campo di allenamento. Quando arrivò, vide che c’erano solo due ragazzi che pulivano le armi, come da direttive giornaliere del Maestro. Non aveva molta confidenza con loro, quindi li salutò da lontano con un cenno della mano, per poi prendere una delle spade di legno più pesanti e iniziare a esercitarsi sui manichini. Ylina era molto agile e le sue mosse con la spada erano fluide e precise, come se fosse nata per combattere. Batteva anche i ragazzi più grandi, detenendo il record di duelli vinti nel villaggio, e non dimenticava mai di vantarsene con Rea.

“Ecco la ragazza prodigio che allena il corpo e lo spirito! Ma non dovrebbe dimenticare di allenare anche la mente con lo stesso fervore!” tuonò una voce da lontano. Ylina si girò e vide il professore Ràilo, che le faceva un cenno da fuori il campo. Era strano vederlo lì; il professore non era solito frequentare il campo di allenamento. “Professore, salve! Cosa ci fa qui?” gli chiese Ylina, mentre riponeva la spada in legno e si dirigeva verso di lui.

“Ah, un povero vecchio non può venire al campo a vedere le nuove generazioni nutrire il proprio corpo e il proprio spirito?” rispose il professore con una risata, facendo un cenno teatrale per poi continuare “Ero qui di passaggio e ho visto una folta chioma rossa muoversi con grazia, ma non vedo un’altra folta chioma nera al suo fianco. Dove è finito Rea?” chiese il professore, guardandosi attorno.

Ylina si guardò intorno per un attimo, poi sbuffò. “Non ne ho idea, non si fa vivo da ieri. Eppure ci saremmo dovuti allenare in vista dell’esame,” rispose, visibilmente contrariata. “Peggio per lui,” concluse, asciugandosi il sudore dalla fronte e sistemando la coda dei suoi capelli.

“Peggio per lui, allora! Ylina, qualora avessi finito, vorresti darmi una mano a correggere i compiti delle altre classi? Devi solo leggere ad alta voce e sottolineare gli errori che ti dirò io. Risparmierò un po’ di fatica manuale, queste mani e questi occhi ormai iniziano a farsi vecchi e terrò un occhio di riguardo nei tuoi confronti per gli esami di fine semestre” disse il professore, questa volta a bassa voce, con un sorriso malizioso e un veloce occhiolino.

Ylina non ci pensò due volte, fece un sorriso complice e rispose: “Certamente! Largo ai giovani, professore!”

Raccolse le sue cose e si avviò con il professore verso la scuola. L’edificio era ancora pieno di ragazzi che facevano lezione con la professoressa Màlia. La scuola era piccola, e vista la presenza di solo due professori, le lezioni erano divise tra le classi superiori e quelle inferiori. Ylina seguì il professore verso il suo studio al primo piano della lunga e stretta struttura in legno. Era già stata diverse volte in quello studio, spesso insieme a Rea, a lavorare per il professore. Sulla scrivania del professore, c’erano una trentina di pergamene arrotolate, ognuna con il nome degli studenti che le avevano compilate. Il professore si girò verso Ylina, indicando la sedia davanti a lui.

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