
Nubi
Serie: L'ultimo volo delle aquile
- Episodio 1: Nubi
- Episodio 2: Nuove amicizie
- Episodio 3: Fantasmi del passato
- Episodio 4: Incontri
- Episodio 5: Trovato
- Episodio 6: Conto alla rovescia
- Episodio 7: Resistere
- Episodio 8: Addio e arrivederci (finale di stagione)
STAGIONE 1
La neve cadeva leggera, appena percettibile. L’uomo camminava spedito attraverso il sentiero imbiancato tra alti abeti. Il silenzio della natura era interrotto ogni tanto dall’urlo di un’aquila e dalla neve che faceva cadere dai rami quando atterrava. L’uomo risalì un pendio a passo spedito, nuvole di vapore uscivano dalla sua bocca come una vecchia locomotiva. Un ramo spezzato alla sua sinistra. Immediatamente si riparò dietro un albero, la mano destra dentro la tasca a stringere la Beretta M9. Silenzio. Tirò fuori la pistola lentamente e la puntò in alto, pronto all’uso. Si sporse appena a scrutare la boscaglia. Tra i tronchi lividi e coperti da un fitto strato di muschio non notava alcun movimento. L’aquila passò sopra lui, girò attorno due volte e poi sparì verso nord. L’uomo abbassò la pistola e, con molta cautela, si rimise in marcia. Guardò l’orologio. Era in ritardo, ma era quasi giunto alla sua meta. Discese il pendio che il sentiero creava seguendo il fianco di un colle e poco dopo, a valle, si aprì una vasta pianura bianca. A qualche centinaio di metri, in mezzo ad un laghetto ghiacciato, un uomo solitario pescava attraverso un foro dal diametro di poco più di un metro vicino ad una baracca di legno grande quanto uno sgabuzzino. L’uomo si diresse verso il pescatore. Il ghiaccio scricchiolava pericolosamente ad ogni suo passo. Quando giunse dal pescatore, la neve iniziò a cadere più fitta e le nubi ad abbassarsi tanto da coprire le colline attorno e rendere i due sommersi nel grigio, a metà tra cielo e terra, incastrati tra ghiaccio e neve.
«Sei in ritardo» disse il pescatore in russo senza distogliere lo sguardo dalla canna.
L’uomo rimase immobile, ritto come una statua marmorea.
«Qualcosa si muove» continuò il pescatore, e l’uomo intuì non si riferisse alla canna.
«Quando?»
Il pescatore mosse appena gli occhi azzurri verso il suo interlocutore. Con la barba grigia e il colbacco in testa sembrava un lupo delle steppe. E forse lo era, pensò l’uomo ricambiando il suo sguardo intenso.
«Presto, si stanno preparando» e con un leggero cenno del capo indicò la coltre di nubi davanti loro, verso nord.
L’uomo annuì e si diresse verso il capanno. Aprì la porta ed entrò dentro. La fioca luce che penetrava da fuori rendeva difficile visualizzare i dettagli ma l’uomo trovò immediatamente quello che cercava. Prese un libro buttato in mezzo alle cassette di vermi. Era un vecchio volume di “Guerra e Pace” di Tolstoj. Lo aprì e lo sfogliò puntandolo in alto, sopra un raggio di luce. Lesse basito il contenuto due volte, il cuore accelerò, spaventato. Aveva trovato la conferma che i suoi superiori cercavano, la conferma ai timori più oscuri e al pericolo più grave da decenni. Strappò una pagina e la bruciò con un accendino, poi buttò il libro di nuovo tra le casse di vermi. Uscì dalla baracca ritrovando il suo contegno e la sua professionalità.
«Ne sei certo?» disse in un sussurro al pescatore.
«Sicuro come il fatto che oggi non pescherò niente»
L’uomo guardò la pozza d’acqua e la lenza che entrava dentro immobile.
«Hai pescato altro, di molto più importante»
Il pescatore restò fisso, senza rispondere.
L’uomo sospirò e fece per allontanarsi quando fu fermato dal pescatore.
«Fermatelo, prima che sia troppo tardi» disse in inglese, con forte accento russo.
L’uomo restò sorpreso dal suono della sua lingua madre. Lo fissò nei suoi occhi da lupo che riflettevano il ghiaccio sotto lui e vide rabbia, risentimento, vendetta. Comprendeva bene quell’uomo, non aveva bisogno di chiedergli per quale motivo avesse deciso di tradire il suo Paese. Tradire o salvare? Il confine per una spia è estremamente volatile, come il confine tra cielo e terra in cui erano sospesi in quel momento.
«Lo faremo.»
***
Andrij era in ritardo. Come sempre. Saltò giù dalla barca ed entrò nell’acqua fredda. Risalì lo scivolo e tirò il Laser fino ad incastrare lo scafo nel carrellino. Poi iniziò a tirare fuori l’imbarcazione dall’acqua. Aveva così tanta fretta che spingeva senza badare ai colpi che il carrello gli infliggeva alle caviglie. Parcheggiò il Laser al suo posto e cercò veloce la pompa dell’acqua tra i bagliori del tramonto. Sciacquò rapidamente la vela e lo scafo noncurante degli schizzi di acqua fredda poi si cambiò al volo senza nemmeno asciugarsi e pigiando i vestiti bagnati in una busta dentro lo zaino, agguantò le chiavi del motorino in fondo ad una tasca e corse via. L’aria fredda ed umida lo investì mentre dribblava il traffico cittadino e lo sentì acuto nelle orecchie bagnate sotto il casco. Era sempre così. Appena aveva l’occasione di uscire in barca a vela il tempo non esisteva più. C’era qualcosa tra lui e il mare, un’attrazione profonda, un richiamo ancestrale, qualcosa da rendere completamente irrilevante tutto il resto. La marmitta di quella vecchia Vespa tossì nervosa mentre percorreva una salita ripida in seconda marcia. Poco dopo mise la freccia e attraversò il cancello di una grandiosa villa liberty. Slittò tra il ghiaino finchè la Vespa non decise che era abbastanza per quel giorno e si spense autonomamente. Andrij imprecò e guardò in un misto di rabbia e rassegnazione quel motorino scassato mentre si toglieva il casco. Salì a due a due i gradini dell’entrata ancora con i capelli pieni di salsedine ed entrò nell’atrio della villa.
«Buon compleanno!»
Fu investito dal boato delle urla e immediatamente circondato dai presenti. Uno striscione, in alto, recitava ”Auguri Andrij” e tutto attorno le pareti erano addobbate da palloncini con il numero diciotto.
«Bella Bro!» lo trovò Simone, il suo migliore amico.
«Il cellulare tu proprio non lo usi?» lo rimproverò la madre andandogli incontro.
«Ti ho chiamato una dozzina di volte. »
Andrij alzò le spalle impotente.
«Non l’ho sentito!»
Gli altri amici e compagni di classe si fecero avanti a fargli gli auguri e infine arrivò un’anziana signora dall’aspetto raffinato e ricercato.
«Buon compleanno Andrij» disse con un largo sorriso.
Andrij si sentiva sempre in imbarazzo con quella signora, non sapeva mai come relazionarsi. Li aveva accolti nella sua casa tanto tempo prima e dato un lavoro a sua madre, quando Andrij era ancora un bambino con i capelli color del grano e gli occhi innocenti che avevano già visto troppo orrore.
«Grazie signora Devoto» farfugliò il ragazzo lasciandosi baciare sulle guance dall’anziana donna.
La donna lo guardò raggiante in volto e gli fece scivolare tra le mani qualcosa di metallico. Andrij le aprì e vi trovò delle chiavi.
«Il tuo regalo» disse la signora allegra.
«Non doveva…proprio lei…non posso accettare.»
«Sciocchezze! Sei un bravo ragazzo, te lo meriti tutto. E poi non si diventa maggiorenni ogni giorno.» liquidò la signora.
Andrij non seppe cosa rispondere e decise di abbracciarla, sperando di farle capire tutta la sua riconoscenza.
Furono interrotti da Olena, la madre di Andrij.
«Non sei curioso di vedere il tuo regalo?» gli disse commossa. Quel suo bambino era diventato adulto. Andrij abbracciò la madre. Quella donna era scappata dall’inferno per potergli dare un futuro migliore, aveva sacrificato tutta la sua vita per lui.
«Grazie mamma» le sussurrò all’orecchio nella loro lingua natia.
Olena si staccò dal figlio e si asciugò le lacrime.
«Forza, vai in giardino a vedere il tuo nuovo bolide.»
Mentre il resto degli invitati seguiva la padrona di casa in salotto dando il via alla festa, Andrij uscì. Nel retro della casa, con un grande fiocco rosso, una bellissima Yamaha 125 motard nuova di zecca lo attendeva. Andrij proruppe in una risata di incredula felicità. Accarezzò la pelle del sedile e montò sopra inserendo le chiavi nel cruscotto. Il cellulare vibrò nella tasca dei pantaloni. Lo tirò fuori sbuffando e vide il numero nel display. Un numero sconosciuto con il prefisso dell’Ucraina. Capì subito chi stava provando a contattarlo. Dei flash nella sua mente lo fecero portare indietro nel tempo, sentì le urla di sua madre, si rivide piangere rannicchiato sotto il letto di quella lurida casa. Rivide quell’uomo alto e grosso puzzare di alcol e pesce…
Chiuse la chiamata. Quel passato lontano doveva restare sepolto nei più oscuri angoli della sua memoria. Le luci e la musica della sua festa lo fecero tornare alla realtà. Prese le chiavi della moto e rientrò dentro.
Serie: L'ultimo volo delle aquile
- Episodio 1: Nubi
- Episodio 2: Nuove amicizie
- Episodio 3: Fantasmi del passato
- Episodio 4: Incontri
- Episodio 5: Trovato
- Episodio 6: Conto alla rovescia
- Episodio 7: Resistere
- Episodio 8: Addio e arrivederci (finale di stagione)
Un incipit immersivo, piacevolissimo; un brivido freddo nel contesto attuale. La contrapposizione delle due ambientazioni accrescono la curiosità di sapere di più, sia dell’uomo che del giovane Andrij. Vi è un legame, fra di loro? Le due istantanee sono state scattate nello stesso tempo storico o ci hai offerto un flashback? Per scoprirlo non mi rimane che immergermi, ancora una volta, nella lettura.
Grazie 😃