Nucleo

Serie: Saṃsāra


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Un lauto pasto dopo aver regalato a lei quel prezioso gioiello, la perla bianca che le ho prodotto, appositamente. Almeno in quella perla ho potuto inserire due parole, son certa che le sono arrivate forte e chiaro. Non ho nessun dubbio al riguardo, come il fatto che ormai non potrò più essere Sara.

Questa volta mi sveglio dopo moltissimo tempo, forse anche per via del lungo ed abbondante pasto che ho fatto prima di dormire. Ricordo persino il nome della donna che continua a nutrirmi, imperterrita, sicuramente l’avrò sentito prima durante qualche discorso fra lei e le infermiere, qualcosa del genere.

Oppure è stato lui a chiamarla Annamaria?

M-mh, questo non… n-non lo ricordo bene, ma son sicura che è quello il nome che il compagno ha pronunciato.

O è il marito? No, no, che ne so io se sono sposati e ora manco mi interessa.

Ciò che importa è che sento di aver raccolto energie per un sacco di tempo: ora provo dentro di me una vasta ed inspiegabile forza strattonante, che mi prende, mi trascina, mi fa sua.

Sento tutta me stessa trasportata come da una forte corrente oceanica.

Questa mi custodisce e protegge, tenendomi al centro di una circolare turbolenza d’acqua che tanto sembra l’epicentro e la base per proseguire a tutta velocità lungo questo enorme flusso.

Annamaria mi guarda, senza sapere che quello che ho da dirle cambierebbe totalmente il corso della sua vita.

Se solo potessi dirglielo, penso.  Quanto vorrei, poterti dire chi sono davvero.

Così come vorrei dirti pure che Mauro non esiste.

Che non c’è nessuno con quel nome, o meglio… che sono io, Mauro.

Tutto ciò che penserai riguardo le sue azioni, i suoi pensieri, i tuoi sogni per lui, il modo in cui cresce e tanto altro ancora, sappi che lo starai invece pensando su di me. Credimi, non sarà facile per nessuna delle due, ma ti aiuterò a capire cosa tutto questo significa. Voglio fare tutto ciò che è in mio potere per dimostrartelo, mostrarti poi chi sono davvero e che ti sono grata per avermi permesso di entrare in questo corpo creato da te, al momento giusto.

Sì, proprio così. Tu non lo sai, ma in quel preciso momento che stavi pensando a quelle cose mentre il dottore ti diceva di spingere forte, più forte ed ancora più forte, mi hai aperto il portale.

Ed io mi ci sono tuffata dentro, non ho potuto farne a meno, era bellissimo oltre che essere la cosa che più stavo aspettando, la cosa che più cercavo nei dintorni. Perciò voglio conoscerti meglio, voglio capire chi sei e aiutarti a superare questo processo con me, nel migliore nei modi. Aiutarci l’un l’altra, cercando di comprenderci anche nei momenti in cui nessuna delle due riesce a far trovare riposo all’orgoglio, alla mancanza di soddisfazione riguardo alcune aspettative o alle delusioni per tutti i tentativi falliti, quelli andati a male.

Vedrai, ecco! Questo, voglio dirti. Ma non posso, mi dispiace, mamma.

Si, proprio così, mamma! Sei tale, e ti riconosco come tale.  Ora posso finalmente dirlo: voglio essere tua figlia, o tuo figlio, non importa. Ciò che importa è che ci amiamo, non mi basta sapere altro.

Nel frattempo l’ennesima supernova mi esplode a qualche millimetro dalla bocca dello stomaco, ed inizio, di nuovo, a piangere. Un’enorme pianeta colmo d’amore ha appena detonato, sprigionando ed irrorando ogni sua più minuscola particella nelle molecole del mio essere, pervadendone ogni singola venatura, ogni arteria, completandole.

Pianeta, che rimane lì, a pulsare, per ogni istante in cui il mio vero cuore emette il suo forte battito.

Si, ormai dovrò prendere coscienza di tutto questo… la Sara che non sono più ormai è andata, morta, quel giorno in cui io e Luciano ci siamo messi in viaggio verso l’aeroporto, lui alla guida, io carica come non mai per un casting così importante come quello, per il quale entrambi eravamo a dir poco propensi a prender un aereo oltreoceano.

Anche per approfittarne a ritagliare un paio di giorni di vacanza, perché no? Ormai!

Non so descrivere come lei mi stava ormai osservando da cinque minuti, posso però ben dire che secondo me ci stiamo piano piano iniziando a capire. La strada sarà lunga ed impervia, qualcosa mi dice che basterà un piccolo intoppo a rovinare tutto, a comunicarle un messaggio sbagliato oppure omettere qualcosa di fondamentalmente importante nell’unico momento adatto per farlo e perdere dunque così un’altra opportunità, si.

L’ennesima. Quella che se sfruttata a dovere avrebbe permesso ad ognuna di diminuire la distanza dai nostri sogni, dai nostri desideri, dalle rivelazioni personali di entrambe in modo da crescere insieme, al cento per cento.

Devo anche scoprire ancora cosa è successo a Luciano, o meglio, quale corpo è riuscito a trovare, e…

…è qui, che mi sale di nuovo, quell’orrenda sensazione di spaesamento. Non ci avevo ancora pensato!

E se lui non è riuscito ancora a trovarlo, un corpo?

D’altronde, può essere assolutamente plausibile.

Serie: Saṃsāra


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ciao Loris! Continuo a seguire con interesse le vicende di Sara/Mauro. Il bello di questa serie è che insinua interrogativi che vanno ben oltre alla vicenda, e credo che questo sia il vero scopo della narrativa👏🏻

    1. Esatto, direi che la vicenda è un grande specchio che riflette tanto sull’argomento e sulle sue varie sfaccettature. Per la scelta della musica o meglio del modo in cui la utilizzo, mi sono ispirato anche a qualche tuo scritto. Può essere una buona chiave per svolgere un tessuto intersecato in tutta la trama della narrazione. Son contento che piano piano te la stai leggendo, mentre Sara annaspa per rimanere a galla, costi quel costi!

  2. Sono contenta di essermi dedicata agli episodi di questa tua serie, molto profonda, che scava dentro. Una scusa apparentemente semplice, quella della ‘reincarnazione’ nel nuovo corpicino che la nostra protagonista ancora non sente come proprio e da lì, via, la sua mente vola e riaffiorano i ricordi. Tante sono le interessanti considerazioni sull’essere umano e sul senso della vita che tu fai attraverso di lei. Mi sono sempre chiesta se il nuovo nato mantenga davvero tutta la sua piena coscienza e la vada poi perdendo con la crescita, come alcune teorie ipotizzano. Sarebbe, in fin dei conti, perfino credibile. Bravo Loris, ti si legge volentieri.

    1. Per quanto mi concerne, l’anima mantiene sempre tutto. Solo che in ogni reincarnazione, è assai difficile mantenere questo “tutto” così fruibile, disponibile a proprio piacimento. Anche perché altrimenti sarebbe impossibile immagazzinare nuove esperienze, e dunque la nuova vita diverrebbe pressoché impossibile. Questa serie già dal titolo, vuole essere un chiaro elemento per provare a spiegare queste relazioni tra
      le vite passate e quelle appunto nuove, nelle quali l’animo non sempre è così pronto come ci si aspetta e tante cose del genere. Inoltre la prima parte dedica un grande focus sul rapporto tra il genitore e il nuovo arrivato, un po’ scelto ed un po’ casuale per ambo le parti. Essendo argomenti a me molto cari, confesso di aver io stesso provato emozioni molto forti durante la stesura dei capitoli, e sapere che un lettore vi si possa immergere provandone di varie a sua volta… è qualcosa di ampiamente gratificante! E dunque, grazie, per aver lasciato un segno del tuo passaggio!

  3. Finalmente, l’accettazione.
    Molto bello il momento in cui Sara prende coscienza della sua nuova identità, accettandola.
    Ad un certo punto ho creduto che questo fosse il capitolo finale della storia, per via del modo con cui la donna parlava. È proprio così oppure c’è ancora dell’altro da raccontare? 😉

    1. Son contento di aver creato la giusta suspense e non averti dato una certezza sull’eventuale continuo della storia. Si, il parlare della donna volge un po’ al distopico e tutto sembra prossimo alla fine, ma bisogna ricordarci che è pur sempre una/o neonata/o…! e quindi come tale, capita che con le sue emozioni e percezioni esageri, per poi risanvire in altri momenti. C’è ancora tanto, tanto da dire…!

  4. Ancora non capisco perché non riesco a notare certi errori palesi poco prima della pubblicazione, mentre una volta che il capitolo è online e io lo leggo quando ha già preso vita questi errori mi saltano all’occhio immediatamente! Dovrò avere più pazienza dunque, meno fretta prima di mandare un racconto in pubblicazione? Sto iniziando a trovare snervante questa cosa

    1. È una cosa, per certi versi, normale, non preoccuparti. 😊
      Durante la scrittura e prima della pubblicazione si crea quella sorta di bolla, che impedisce di avere la giusta e necessaria lucidità per notare gli errori. Dopo la pubblicazione, invece, si svestono i panni dello scrittore per indossare quelli del lettore ed è proprio questo a rendere l’occhio più critico e sensibile alle imperfezioni.

      1. Si ma devo starci attento, non posso autosabotarmi così…! Devo ripromettermi di avere più pazienza, staccare il riflettore per un po’ e riaccenderlo quando è freddo. Quando io stesso, son più freddo, rispetto al momento in cui ho partorito, corretto e riordinato le ultime cose.