
NUOVO HOLODOMOR
Non c’è più religione. Mancano certezze. Anche la gloriosa Armata Russa, Rossa per i nostalgici, si ritira. Dopo aver seminato morte e distruzione i frutti non possono che essere avvelenati. I campi minati non si contano, tanto meno i morti sul campo. C’è un sottile filo rosso, fil rouge o meglio fil russe, che mistifica ogni fatto in disinformazia: è la propaganda, una vera eccellenza russa, una vera trappola per milioni di russi e filo russi.
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ITALIA – ROMA –
Nando, un uomo sulla quarantina, è sdraiato comodamente sul divano di casa con il piede sul bracciolo: “EMMA! DOV’È IL TELECOMANDO?”
Sua moglie “Quale, quello dello stereo, del condizionatore, delle tapparelle, del termoarredo, del………”
“Del televisore caz..” l’interrompe Nando.
Emma: “Lo hai sotto il culo. Deve essere bello caldo!”
Nando: “C’era qualcosa che mi dava fastidio!” poi prendendo in mano l’oggetto del desiderio di tanti uomini, il telecomando, continua “Cambio canale, Chicco mi ha stufato”.
Emma: “Mentana c’ha rotto con ‘sta maratona TV”.
Nando: “Vedrai che darà forfait! La gente è stanca, la guerra è diventata un reality”.
Emma: “Sì, solo che adesso questo reality sta perdendo spettatori, lo share…”
“Cher, trans?” la interrompe Nando.
Emma: “Sempre con le tue cazzate Nando! Dov’ero? Ah! Dicevo che lo share è calato ed il pubblico preferisce vedere i tanti personaggi VIP (Veri Insignificanti Personaggi) che si fanno la guerra a chi le spara più grosse: certe “bombe”! E basta con le stragi in Ucraina, questi morti ammazzati hanno stufato”.
Nando: “È che se la sono cercata gli Ucraini, cosa poteva fare il povero Putin? Arrendersi? No! È tutta colpa degli americani che hanno armato gli ucraini obbligandoli a combattere. Per questo la pace si sta allontanando.
“E l’inverno si sta avviciNando!” continua con una battuta Emma. “Ci toccherà battere i denti con 19 gradi in casa.”
“E agli ucraini combattere anche con gli stuzzicadenti se non riceveranno aiuti” ribatte Nando.
La voce di Emma si fa più suadente: “Senti amore, quando mi compri un giubbotto come quello di Putin?”
“C’è l’embargo!” la pronta risposta di Nando “Non si possono acquistare capi d’abbigliamento dalla Russia!”
“Ma che Russia!” sbotta Emma “È un Loro Piana da 12.000 euro, italianissimo. Un regalo sai di chi?”
“Sì, di un suo amico dolcissimo!”
Emma: “La bandiera arcobaleno della pace sul balcone si sta sbiadendo?”
Nando: “Che vuoi, le fanno in Cina, sono bandiere che non durano neanche una guerra lampo”.
Emma: “Dovremo prenderne un’altra per la prossima manifestazione per la pace”.
Nando: “Senza la pace chi pagherà le nostre bollette del gas? Zelensky? Poteva scappare come il nostro eroico Re d’Italia. In pochi giorno si sistemava tutto, invece di fare l’eroe!”
Emma: “Ma non vedi che è un burattino nelle mani degli americani?”
Nando: “Sarà anche un burattino, però ha sangue russo, è orgoglioso e non è scappato, lui! Ora gli ucraini si sentono gasati per il ritiro dei russi da Kherson”.
Emma: “E noi sgasati per il blocco del gasdotto!”
Nando cambiando discorso: “Ma Ludmila c’è oggi da tua mamma?”
Emma: “Non lo so, adesso la chiamo”.
Nando: “Se si arrendeva ai russi non doveva scappare in Italia. E poi per fare la badante, lei che è laureata e conosce tre lingue! Io non capisco gli ucraini; tutto questo casino per poi trovarsi tutto distrutto, un paese in ginocchio. Permettevano un governo fantoccio filo russo e tutto continuava allegramente; come da noi: cosa cambia in Italia quando cambia un governo? Niente! Si fanno sempre i loro porci comodi e, visto che del porco non si butta via niente, a noi resta qualcosina.
Emma: “Ti pare giusto continuare a discutere sull’invio di armi? Quante, e fino a quando?”
Nando: “La resa è la soluzione migliore,”.
Emma: “Hai ragione, noi siamo dei veri pacifisti”.
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UCRAINA – MARIUPOL
Se ne stava con la testa tra le mani, gli occhi semichiusi, lo sguardo assente, il tempo sembrava sospeso, indifferente alle tragedie umane; eppure sotto quelle maledette bombe russe la vita scorreva egualmente, anche in quell’improvvisato bunker semibuio e maleodorante. Irina era lì, in uno squallido sotterraneo che portava alla grande caldaia di un mega condominio di quattordici piani, semidistrutto. Irina era lì e non poteva cambiare canale con nessun telecomando; tutti i giorni lo stesso spettacolo vergognoso: il sibilo delle sirene, la fuga dall’appartamento, le scale a perdifiato per trovare riparo sotto terra in compagnia dei ratti, sempre con il cuore in gola. Una vita dove l’unica certezza era quella di non avere più alcuna certezza.
“Fino a quando, Dio mio, fino a quando durerà questo strazio, lo chiedo a te Signore, perché non so se potrò resistere ancora per molto!” era la domanda a cui Irina sapeva di non poter ottenere risposta.
Irina era una ragazza nel pieno dello splendore, con un fisico da modella, alta, magra, con tutte le curve al posto giusto, occhi azzurri e una lunga treccia che le lambiva la schiena impreziosendola. Era una ragazza bella quanto sfortunata; un mese prima della guerra un camionista russo, ubriaco, aveva falciato sulla strada i suoi genitori ancora giovani. Ora i russi si accanivano contro il suo popolo amplificando ulteriormente il suo rancore nei loro confronti. Viveva la sua esistenza rinchiusa nel dolore, senza più prospettive, senza futuro. Se ne stava solitaria in un angolo del bunker, pur in compagnia di tante persone che come lei condividevano la stessa tragedia. Il brusio all’interno del bunker viene interrotto da un’esplosione, poi da un’altra e un’altra ancora. Il rimbombo infernale delle deflagrazioni si udiva leggermente attenuato nel bunker, ma la paura non scemava anche se lì ci si sentiva protetti.
“Mamma, ho paura delle bombe!” era la voce di una bambina vicino a lei, rivolta alla sua mamma, Olga.
La mamma: “Preghiamo il buon Signore e vedrai che ci aiuterà.
Padre nostro che…………. Su ora non piangere, battiamo le mani, così facciamo un bel gioco e ci riscaldiamo dai! Ti ricordi quando lo facevamo in casa della nonna in campagna durante le vacanze di natale?”
“Ma la nonna dov’è?” continua la bimba guardando Olga negli occhi. Olga non poteva risponderle perché della sua mamma non aveva notizie da più di un mese e temeva il peggio, visti i continui bombardamenti che si erano concentrati proprio sul piccolo villagio dei genitori “Vedrai, verrà natale e la nonna Marika ti porterà sicuramente tanti bei regali, e quei dolcetti che ti piacciono tanto” poi abbracciandola istintivamente con forza per non perderla “adesso dormi, dormi amore mio, ti voglio bene.”
Irina ascoltava quelle parole con tristezza, non trattenendo una lacrima di commozione ricordando quand’era bambina, continuando a pensare, a ripensare, in un infinito tormento interiore.
“Ma sei lo stesso Dio di Putin, sei suo complice, rispondi, rispondi! Come posso continuare a pregarti ancora, non hai mai mosso un dito per fermare una guerra. Non hai mai ascoltato le preghiere di chi innocente ti supplicava di fermarla. Un nuovo Holodomor è quello che dobbiamo aspettarci? Che colpe abbiamo noi ucraini? Che colpa ha questa bambina?”
La piccola sembrava assopita, quando, risollevando appena appena le palpebre, con una vocina dolce riprende a parlare: “Mamma, quando potrò tornare a scuola con i miei compagni?”
Olga: “Devi aver pazienza, sono sicura che li rivedrai presto, tutto tornerà come prima quando terminerà la guerra e riabbracceremo papà. Papà ci sta difendendo”.
“Papà è il nostro eroe, vero mamma?”
Adesso dormi. “Si mamma.”
Irina aveva ascoltato quel dialogo restando immobile, in silenzio, non capiva il perché di quella immane tragedia che aveva colpito il suo paese.
L’allarme era cessato; chi poteva ritornava nella sua misera dimora, se agibile. “Ritroverò ancora la mia casa?” È il primo pensiero di Irina risalendo le scale del sotterraneo. Il palazzo difronte era stato colpito da un missile ma la sua casa era rimasta intatta. Dopo un attimo di gioia per lo scampato pericolo, Irina ricade nello sconforto alla visione delle macerie, dei vetri sparsi dappertutto. Un muro squarciato da un missile lasciava intravedere una tavolo ancora intatto di una povera cucina; era la quotidianità profanato dalla guerra.
Le guerra, tutte le guerre, uccidono non solo le persone straziandone i corpi, uccidono anche la speranza, facendo vacillare anche quella in Dio.
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Io voglio sperare negli uomini giusti che difendono la libertà, la libertà di tutti i popoli oppressi. Voglio credere negli uomini che non si piegano ai ricatti, che non si arrendono alle false sirene della propaganda, perché l’inferno è là, in Ucraina, la terra di confine tra la civiltà e la barbarie. È il tempo di resistere resistere resistere, di stringere i denti, non di piegarsi. Il tuo popolo, Irina, lo ha capito e sono certo che non mollerà.
Dio che vedi tutto, non rimanere con le mani in mano. Non lasciare che il destino di milioni di uomini dipenda da qualche criminale megalomane rinchiuso nel suo delirio d’onnipotenza .
Nando, Emma, e tutte le persone che hanno a cuore la libertà, sosteniamo Irina e il suo popolo senza pensare al nostro tornaconto. Lottare per la pace non significa sfilare semplicemente in corteo con le bandiere della pace. Non si può combattere solo con le parole o con le preghiere. Perché sfilare non diventi solo uno sfilarsi dal conflitto bisogna fare di più, molto di più (e non solo devolvere l’8/1000). Purtroppo c’è anche chi lucra sull’Ucraina e non solo per un gioco di parole.
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Molti media hanno davvero trasformato la guerra in un reality. Seduti sui nostri divani, non riusciremo mai a comprenderla in pieno: i nostri anziani, per chi ha ancora la fortuna di averli accanto, sono diversi. Portano nel cuore gli stessi drammi di Irina. Mi unisco a te, auspicando una soluzione ragionevole che permetta di cessare il conflitto e una maturata consapevolezza: il luogo in cui siamo nati ci ha reso dei privilegiati. Ma la ruota gira…
Concordo pienamente con le tue considerazioni e speriamo che in futuro noi e soprattutto i nostri giovani non debbano provare l’esperienza della guerra. Viviamo in un paese dove tutti sono scontenti e si lamentano, anche se rispetto al mondo intero siamo un’isola felice.
Il tuo racconto perfetto con il tuo inconfondibile stile diventa una efficacie riflessione su quanto accade, possiamo dire, in casa nostra. Viviamo un momento storico molto complicato e i nostri ragazzi, fra qualche anno, non avranno la fortuna che abbiamo avuto noi, di poter dire “ah, come si stava bene una volta”. Si stringe il cuore a questo pensiero. Tu lo hai detto bene e le tue parole alla fine diventano una preghiera per la risoluzione pacifica di tutte le ingiustizie e di tutte le guerre. I potenti se la ridono ai nostri pensieri e ci accusano d’ingenuità e utopia. Ma se le voci si alzassero, allora sarebbero tante voci e diventerebbe impossibile non ascoltarle. Bisogna crederci.
I diritti acquisiti non è detto che lo siano per sempre. In un paese democratico lo si dà per “scontato”. Ma quando finiranno i “saldi”, per mantenerli non è detto che i giovani debbano pagarli nuovamente e a caro prezzo in futuro. Grazia del commento e speriamo bene.
👏 👏 👏 Un dialogo efficace, tra Emma e Nando, per esprimere il conflitto non solo tra persone con punti di vista differenti, ma anche, talvolta, come tormento interiore. Una contrapposizione che mette in evidenza due realta` totalmente diverse che, in un certo senso ci avvicinano e dalle quali, allo stesso tempo, si vorrebbero, (da parte di tanti come noi), prendere le maggiori distanze possibili. Utilizzare o sfruttare il lavoro delle badanti fa comodo. Rinunciare, parzialmente, ad avere abitazioni ben riscaldate, o surriscaldate, è scomodo. Più comodo per tutti sarebbe la pace ma, per ora, non sono bastate ne`le preghiere e neppure le parole del Papa. Dici bene che non si e` risolto niente con le suppliche al Divino. Gli interessi economici e di potere sono evidentemente una forza che bel nostro mondo prevale sul “bene” relativo. Se la legge del più forte e la questione del libero arbitrio sono fondate, potrebbe darsi che l’ umanita` avrà cio` che ne consegue.
La guerra in Ucraina è un argomento divisivo. L’ho constatato nel mio piccolo. Chi non vuole la pace? A parte qualche esaltato, nessuno. Il problema è a quale prezzo. Se l’uomo continuerà su questa china si autodistruggerà. Se l’umanità sparirà sotto un fungo atomico i pochi millenni della sua presenza sulla terra saranno solo un battere di ciglia rispetto alle centinaia di milioni di anni trascorsi dai dinosauri. Peccato che il libero arbitrio sia nelle mani di pochi invasati ai vertici delle istituzioni e non solo nei paese con regimi dittatoriali.
Parole sante caro Fabius. Bel racconto. La discussione surreale di Nando ed Emma l’ho già sentita altre volte e fa cadere le braccia. È triste constatarlo ma c’è chi ci lucra da questa situazione, sia a livello privato che a livello politico del singolo o di Nazioni (basti pensare al veto dell’Olanda sul price cap o quanto si sta arricchendo la Norvegia). Noi siamo fortunati perché altri prima di noi hanno combattuto, patito la fame e il freddo ma non significa che non possa un giorno non succedere anche a noi e allora le varie str** che si vedono in tv sulle liti di questo o quello a ballando con le stalle (oops intendevo stelle) avranno lo spazio che meritano: il cestino.
E pensare che li chiamano paesi frugali; peccato che alla prima occasione sono “stati” beccati a “frugare” nelle tasche degli altri. Più che una rapina con scasso si delinea un nuovo reato: lucro senza scasso.