
Occhi di vetro
Serie: Occhi
- Episodio 1: Occhi di vetro
- Episodio 2: Occhi verdi
STAGIONE 1
Il battito del cuore accelerò rapidamente, fece un respiro profondo e si calmò mentre il professore scriveva le sue generalità.
«Ah è il suo ultimo esame signorina…complimenti» disse il professore. Le parole erano gentili ma il tono era freddo, quasi di condanna.
Silvia arrossì e balbettò un ringraziamento.
«Schema di un impianto di cogenerazione» ordinò il professore a brucia pelo.
Silvia sobbalzò e rapidamente riordinò i pensieri.
«Si…certo» disse avvicinandosi alla lavagna e prendendo un gesso.
Silvia disegnò impeccabilmente lo schema dell’impianto e rispose correttamente anche alle due domande di teoria annesse. Aveva iniziato un po’ titubante e con voce incerta e tremolante ma stava acquisendo sempre più sicurezza e padronanza di sé. Il professore era freddo, come con tutti quanti, ma sembrava dare segni di apprezzamento. Non ordinava più le domande, ma le chiedeva, era buon segno no?
Silvia scrisse alla lavagna un bilancio di energia, spiegando con passione ogni termine, mentalmente aveva in testa gli schemi e il percorso di ogni flusso. Era eccitatissima, sorrideva e faceva collegamenti su collegamenti. Ogni tanto fingeva di pensare prima di una risposta, solo per non dare l’idea di essere saccente. Era diventata una conversazione, e non più un esame. Silvia era a suo agio. Il professore sembrava molto soddisfatto.
«Bene signorina…molto bene…vediamo, magari un’ultima domanda, così, veloce…il rendimento organico di un impianto combinato, si ricorda attorno a che range è?»
Silvia fece mente locale. Lo sapeva. Ma era indecisa…ricordava la pagina degli appunti, vedeva la sua scrittura, vedeva il simbolo del rendimento organico ma il numero? Maledizione le veniva in mente solo il rendimento globale, ma quello organico?
Il professore la guardava paziente.
«Attorno a 0.98?» disse esitante.
Il professore sospirò e incrociò le braccia pensieroso.
«Mah si…anche, le turbine più efficienti di ultima generazione magari, ma diciamo che siamo più attorno a 0.97.»
Silvia annuì decisa e sorrise soddisfatta.
Il professore la guardò pensieroso.
«Il suo esame è approvato con trenta e lode, signorina, congratulazioni» disse con un largo sorriso.
Silvia sgranò gli occhi sorpresa.
«Grazie professore» disse emozionatissima.
«E di cosa? Ha fatto tutto lei, veramente brava, complimenti» le rispose il professore prendendole il libretto.
«Ha già chiesto la tesi?» le chiese restituendole i documenti.
«Si, professore, sto sviluppando degli studi sulle energie rinnovabili. In particolare sto valutando il progetto di fattibilità energetica di alcuni impianti eolici legati anche a dei dissalatori…è un’idea che mi è venuta questa estate, con la siccità che abbiamo patito» rispose prontamente la ragazza.
«Complimenti, molto interessante, spero di vederla al prossimo appello di laurea allora, in bocca al lupo» disse il professore con un largo sorriso e le allungò la mano.
«Crepi…si mi sono voluta complicare la vita aggiungendo i dissalatori ma…insomma è un problema reale che coinvolge tutti noi, sarebbe bello trovare una soluzione» disse stringendo la mano del professore.
Silvia tornò al suo posto, sotto lo sguardo di alcuni ragazzi. Tremava ancora dalla felicità e non riusciva a mettere le sue cose dentro la borsa. Prese il telefono e uscì silenziosamente dall’aula mentre il candidato dopo di lei iniziava il suo esame.
In corridoio sbloccò a fatica il telefono. Voleva chiamare subito sua madre.
La porta si aprì dietro di lei. Andrea uscì. La richiuse delicatamente e poi la guardò aprendo le braccia.
«Che secchiona!» le disse allegro e contento.
«Complimenti Silvia!» le disse all’orecchio mentre l’abbracciava.
«Grazie…non me l’aspettavo…insomma ero partita un po’ tesa poi è andata meglio…cavolo ma pure la lode non me l’aspettavo davvero» disse modesta.
«Sei stata brava, te la meriti tutta» disse Andrea convinto.
«Anche se…diciamolo…il fatto di essere una ragazza ti ha aiutato»
Tutta la felicità di Silvia svanì di botto.
«Che cavolo stai dicendo?»
«No dai non ti arrabbiare…non fare la femminista, non c’entra niente, però ammettilo…in fondo si sa…i professori sono più buoni con le ragazze.»
La rabbia montò su Silvia.
«Come sono più buoni?»
«Andiamo Silvia…anche il ragazzo prima di te…ventinove…cioè dai è stato perfetto.»
«Ha avuto delle esitazioni alla fine.»
«Eh anche tu…però dai ventinove…almeno trenta ci stava.»
Silvia iniziò a dubitare di sè stessa. Lei aveva avuto delle esitazioni all’inizio, è vero, ma non aveva mai risposto erroneamente. Il professore era stato meno severo con lei? Solo perché era una ragazza?
«Poi dai…anche la camicetta tattica per mostrare le tette…oh ci sta eh! Se fosse gay mi metterei i pantaloni aderenti anche io» disse ridendo Andrea.
Silvia lo guardò rassegnata…inutile…qualunque cosa avesse indossato sarebbe risultata provocante, qualunque risultato avesse ottenuto, avrebbero mosso il sospetto che non fosse merito delle sue capacità. Spinse via Andrea ed entrò dentro. Mise velocemente le sue cose dentro la borsa ed uscì. Il professore si girò appena mentre usciva ma continuò con l’esame. Le lacrime sgorgarono prepotenti che non aveva ancora varcato i cancelli della facoltà. Si sentiva umiliata. Aspettò l’autobus che arrivò poco dopo. Salì. Era semivuoto, non erano ancora usciti i ragazzini dalle scuole.
Si mise in piedi vicino all’uscita, e poco dopo le si avvicinò un anziano con le buste della spesa. Si spostò, pensando di ostruire il passaggio. Tirò fuori il cellulare. Una sua amica le aveva mandato un messaggio chiedendole dell’esame. Ignorò la notifica e premette il pulsante per prenotare la fermata. L’anziano si avvicinò ma Silvia non gli diede peso anche se quel senso di insicurezza tornò leggero leggero, come un sesto senso. L’autobus frenò con decisione e Silvia si tenne al palo. L’anziano signore esagerò il movimento e le finì addosso. Silvia sentì una mano stringerle il seno con forza. Scandalizzata spinse via quel porco e rossa in volto lo fulminò.
L’anziano rideva.
«Eh eh mi scusi…sono inciampato»
Silvia si guardò intorno…la poca gente presente si faceva gli affari suoi, guardando fuori dal finestrino o il cellulare. Le porte si aprirono e Silvia scese rapidamente. Respirò affannosamente e arrabbiata si diresse verso casa a grandi falcate. Ferma ad un semaforo sentì squillare il telefono. Spostò la giacchetta sopra la borsa e rovistò dentro. Il cellulare continuava a squillare ma non lo trovava. Arrivò a prenderlo ma smise di suonare.
“Ecco…te pareva” pensò seccata.
Scattò il verde ma restò ferma a richiudere la borsa.
«Sempre al cellulare ste ragazzine di oggi» disse uno dietro di lei seccato perché bloccava il passaggio.
Silvia scosse nuovamente la testa, esausta.
Fece un passo ma le cadde la giacchetta.
«Ancora!» gridò esasperata.
Dietro di lei un ragazzo le sorrise divertito e si chinò a raccoglierle il giacchettino.
Lo anticipò velocemente. Era stanca di dare spettacolo.
«Signorina aspetti!» gridò il ragazzo dietro di lei.
Cosa voleva? Avere un primo piano delle sue tette? Non era riuscito a squadrarla per bene? Lacrime arrabbiate scesero dagli occhi mentre attraversava.
«Signorina attenta!» urlò di nuovo il ragazzo.
Silvia si girò per urlargli di andare a fanculo ma il suono di un clacson alla sua destra la distrò. Grandi fari gialli, come degli occhi sbalorditi, gli ultimi occhi che caddero su di lei, poi il buio.
Serie: Occhi
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- Episodio 2: Occhi verdi
Questo finale mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, speravo che dopo tutto il campionari di molestie maschili la nostra Silvia trovasse la sua rivalsa, invece….
Lo so, non è un bel finale, ma a volte le conseguenze di alcuni comportamenti possono portare ad eventi tragici.
L’invidia è una brutta bestia, mascherata ancor peggio. Per una persona dal carattere insicuro, come quello che hai tratteggiato per la tua protagonista (articolato con molta coerenza all’interno della narrazione), non è un bene. La scena finale anticipa un cambiamento, spero che da un male possa nascere un bene. Non so quale sia la strada che hai previsto per Silvia, in cuor mio spero che messa di fronte a una situazione critica riesca ad attingere alla sua vera forza
Temo che Silvia abbia trovato la sua forza troppo tardi, non la rivedremo più.
Non avevo inteso… Mi hai spiazzata, ma in fondo narrare è portare il lettore lungo un sentiero ignoto. Hai condotto questo racconto molto bene, mi è piaciuto molto
Un bel racconto italiano, con una scrittura pulita, ai limiti dell’eleganza, e una verve che mi ha ricordato i miei scrittori italiani preferiti, complimenz and thanx
Grazie, un commento veramente bello.