OLTRE IL LIMITE

Serie: Brothers Series


Lui sorrise a quella risposta, sapeva che Fleur non era matta, non aveva niente che non andava, piuttosto era la madre che aveva bisogno delle sedute dallo psichiatra, la figlia non aveva assolutamente niente, ma pensò che magari sfogarsi le poteva far bene.

«Tua madre mi ha detto che parli da sola» disse

«La tua invece dov’è?» domandò Fleur

«A casa» disse lui

Parlarono per 45 minuti, di tutto e di niente, alla fine lei gli disse quando nacque Lilith, di cosa parlavano durante il giorno.

«Quindi cosa sarebbe?» chiese sicura di se

«Hai presente Dottor Jekyll e Mr. Hyde?»

Lei annuì sapendo benissimo di cosa stava parlando

«Ecco, uguale. E’ una sorta di sdoppiamento della personalità». Lei continuò a fissarlo, stava già immaginando che di giorno era Fleur e la sera era un’altra persona.

«Ovviamente non ti trasformerai in un essere orripilante» disse il dottore facendo una risatina

«Ma davvero? Non lo avrei mai detto» aveva 13 anni e non sapeva frenare la lingua

«Fleur, ascoltami, è solo una voce»

“E’ solo una voce”.

Passarono anni, i primi mesi frequentava lo studio del dottore dal lunedì al venerdì, poi piano piano i giorni diminuirono fino a essere uno alla settimana, tutti i giovedì alle 17.30 aveva appuntamento nel suo ufficio.

Era entrata al liceo e conobbe Laura e Serena, e insieme diventarono presto migliori amiche.

Serena era una ragazza dolce, timida, molto permalosa e riservata.

Aveva dei lineamenti dolci, gli occhi marroni e dei capelli di un castano chiaro che gli arrivavano a metà schiena, aveva un fisico stupendo, dopotutto era una pallavolista. Aveva delle labbra fini e un nasino, che come diceva lei, era a forma di “culo” perché al centro aveva una sottile linea che glielo divideva.

Laura era la pettegola del gruppo, sapeva tutto di tutti, era informata su qualsiasi cosa di qualsiasi persona e a volte Fleur e Serena si domandavano se per caso non avesse messo telecamera nel loro paese e d’intorni.

Diversamente dal fisico di Serena e Fleur, Laura era più rotonda, ma aveva quelle rotondità nei punti giusti. Aveva delle guance paffute, labbra carnose e degli occhi grandi color verde. Aveva i capelli che gli toccavano appena le spalle tinti di biondo, anche se in realtà il suo colore naturale sarebbe stato un color cioccolato. Le mani sempre ben curate e ogni tre settimane andava dall’estetista per rifarsi le unghie.

Fleur aveva compiuto da qualche mese 15 anni e in quel periodo incontrò quello che sarebbe diventato il suo primo vero ragazzo.

Raffaele non era il classico belloccio della scuola, ma era carino, e stupendo agli occhi della nostra protagonista.

Capelli neri, corti dalle parti e lasciati più lunghi al centro, occhi marroni, un naso appunta e delle labbra comuni. Arrivava a sfiorare il metro e ottanta.

Ad oggi è diventato un ragazzo bellissimo, con i muscoli nei punti giusti e come ogni ragazzo faceva e fa strage di cuori, aveva solo un orribile difetto.

Un futuro avvocato, bello, con soldi e violento.

Lei per Raffaele perse completamente la testa se ne innamorò perdutamente.

Con lui fece tutte le sue prime esperienze, fece l’amore con lui, i primi viaggi di qualche giorno con i genitori, la prima volta che dormi con un ragazzo, ovviamente a insaputa della madre.

Aveva donato così tanto il suo cuore in mano a lui che a volte non riusciva a capire cosa c’era di sbagliato in quella relazione.

Perché sì, era sbagliata.

Era il suo primo amore, credeva che il loro fosse vero amore, almeno, da parte sua lo era sicuramente.

All’inizio erano come una qualsiasi coppia, era felice ed entusiasta e il sentimento che provava le sembrava anche ricambiato, ma la situazione cambiò molto velocemente.

Dopo un anno di relazione iniziarono le brutte parole quando litigavano, la chiamava ‘troia’, le diceva che non valeva niente, ma poi come da copione tornava da lei e le diceva che tutte quelle cose non le pensava che erano parole dette solamente in un momento di rabbia, perché lo aveva ferito.

Il dottore si era reso conto di qualcosa quando lei andava da lui e si sfogava, ma lei ci girava solo intorno al problema, non glielo aveva mai detto apertamente.

Delle volte ci aveva provato a toglierle le parole e i fatti dalle sue labbra, con delle domande in cui erano presenti dei tranelli, ma Fleur era una ragazza intelligente e oltre a capire che cosa stava facendo il suo psichiatra, deviava il discorso su altro, come i problemi a scuola e con la madre troppo insistente.

Rabbia. Questo era il problema di Raffaele.

Era stato sempre un ragazzo intelligente, veniva da una famiglia di brave persone rispettate da tutti.

Aveva ottimi voti al Liceo e tutti sapevano già che si sarebbe diplomato con il massimo. L’anno della maturità Raffaele aveva già ottenuto una borsa di studio per la Bocconi, una delle più famose università italiane per studiare legge. Aveva già un futuro scritto.

La situazione è degenerata quando stavano insieme da quasi due anni.

Durante una discussione Raffaele colpì Fleur sulla guancia con uno schiaffo, secco e duro. In quel momento per lei si bloccò il mondo, non sentì nemmeno il dolore che si espandeva silenzioso sulla guancia, non gli vennero nemmeno le lacrime agli occhi, fu come quando la mamma ti toglie il cerotto con uno strappo così veloce che tu non te ne accorgi nemmeno e quello schiaffo fu identico.

Mai, mai avrebbe dovuto perdonarlo o capirlo.

Sarebbe dovuta andarsene nello stesso momento in cui la mano era entrata in collisione con la sua faccia e invece…

Nella loro relazione c’erano momenti molti belli, davvero bellissimi, la trattava come vorrebbe essere trattata ogni ragazza.

La riempiva di complimenti e di attenzioni, faceva quei piccoli gesti che le ricordavano del perché lo amasse.

Poi si ripeteva tutto come un film visto e rivisto fino a quando non le tirava dei pugni nei fianchi.

Imparò molto velocemente a colpirla in posti che teneva sempre coperti per non far suscitare nella madre o nelle persone che la circondavano domande del perché poteva avere lividi sul volto.

Lui tornava dopo poche ore con il cuore in mano e sulla sua faccia un’espressione veramente dispiaciuta e iniziava a scusarsi, dicendo che non lo aveva fatto apposta, ma che era stata lei a portarlo a fare quell’azione, perché lo aveva ferito, perché lo stava facendo star male e lei, come da copione, gli diceva sempre che stava bene.

La situazione esplose poco prima del suo ventesimo compleanno quando Fleur lo scopri a letto con un’altra ragazza.

Lui aveva lasciato la porta dietro casa aperta e lei era entrata tranquillamente e li aveva sentiti.

Era delusa, arrabbiata, ferita, provava così tanti sentimenti nello stesso momento che non era in grado neanche lei stessa a distinguerli. Se ne andò via e nel primo pomeriggio gli inviò un messaggio domandandogli se potevano vedersi.

Lo lasciò, gli spiegò il perché della sua decisione e lui come al solito si arrabbiò la trascinò a casa sua dove sapeva benissimo che erano soli.

Quando chiuse la porta iniziò a schiaffeggiarla con forza, gli schiaffi se l’aspettava, ma il pugno che arrivò dopo no e cascò a terra.

Picchiò la testa sul pavimento di marmo e un dolore lancinante si espanse dentro di lei, le tirò un calcio nelle costole, ma ormai non sentiva più niente.

Era abituata a certe cose.

Il peggio venne quando iniziò a sbottonarle i pantaloni e li calò insieme alle sue mutandine e con due dita entrò dentro di lei in modo rude, Fleur non si oppose, era peggio se cercava di scappare così lo lasciò fare.

Quando finì la lasciò lì, da sola.

Piano piano si alzò e andò a casa.

A sua madre gli disse che era cascata e lei ci credete subito.

Come fa una madre a non accorgersi che la propria figlia viene picchiata e peggio ancora.

Un giorno in passato riuscì a sfogarsi con il suo dottore e lui aveva cercato di convincerla a denunciarlo, ma lei non lo fece, mai.

Era arrivato il suo primo anno di università e iniziò a prendere i treni la mattina presto per andare via di casa, iniziò a seguire tutti i corsi extra che poteva per rimanere via dal suo paese il più a lungo possibile, per rimanere via da lui il più possibile, perché nonostante lei gli avesse detto che era tutto finito tra loro due lui si ostentava a seguirla.

Quando chiedeva di lei a sua madre lei le diceva la verità che era l’università o che ero rimasta in aula studio per prepararsi a degli esami.

Era fortunata in un senso, per sua madre lo studio veniva prima di tutto e quindi quando gli diceva che ritardava perché doveva preparare gli esami era contentissima.

Giovanna era una donna molto all’antica e anche se era convinta che la purezza di sua figlia era sempre intatta non lasciava mai lei e Raffaele da soli in una stanza e non voleva che lui salisse in camera sua.

Serie: Brothers Series


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