
Oltre la serratura
Erano le quattro del mattino in quel piazzale del mercato a lato della stazione di Gazzaniga, io e un gremito gruppo di studenti ansiosamente attendevamo.
I pullman, che ci avrebbero portati in gita scolastica a Firenze, erano già arrivati e stavano scaldando il motore, ma molti di quegli aitanti ragazzotti tentennavano attardandosi a prendere posto.
Finalmente arrivò anche lei e tra lo scompiglio generale, come quello che si crea quando arriva la sposa dopo una lunga attesa, tutti quei facinorosi ragazzi si fecero prendere dallo scompiglio.
Tutti avrebbero desiderato sedersi accanto all’incantevole Lorena, ma si sa i posti vicino al suo sarebbero stati conquistati solo dai leoni più forti.
Infatti dopo una penosissima azzuffata per aggiudicarsi il sedile vicino, sedata solo con qualche bestemmia e pesantissimi ammonimenti da parte dei professori, riuscimmo a partire.
A quel tempo l’ITIS era una scuola per soli uomini duri ed infatti in tutto l’istituto le ragazze erano soltanto due.
Lorena era bellissima, mentre l’inseparabile compagna era d’aspetto mascolino e di generosissime forme.
Dove andava Lorena andava anche Mirella; la seguiva come un vero e proprio bodyguard.
Io, non potendo competere ne contro i leoni ne contro la possessiva Mirella, in pieno contrasto con gli impulsi elettrici del mio cervello adolescente, ormai controllato dal testosterone, finii per prendere il secondo pullman di soli maschi.
Arrivati a Firenze ci sistemarono in un hotel vicino al centro.
Durante l’assegnazione delle camere c’era chi addirittura pregava San Gennaro per potersi ritrovare in una stanza vicina a quella delle ragazze.
Mi venne assegnata una camera in condivisione con il mio compagno Giovannone che era al contrario di me molto grosso, tanto voluminoso da essere soprannominato Valigia.
L’hotel era un vecchio palazzo con un cortile interno e per questo le camere erano disposte lungo una sorta di rettangolo chiuso ad una estremità.
Avevamo infatti la camera 420 l’ultima seguendo il corridoio alla destra dell’uscita dell’ascensore e nella sfortuna più completa, alle ragazze avevano assegnato la 410 esattamente l’ultima del corridoio di sinistra.
Insomma per me e Giovannone ogni speranza era persa, eravamo esattamente dalla parte opposta.
Prendemmo posto nella stanza e deciso il letto iniziammo a svuotare la valigia; poi per toglierci il viaggio di dosso facemmo la doccia.
Uscito dal bagno, per prendere i vestiti, tirai verso di me il cassetto del vecchio e grosso armadio a muro dove avevo riposto le mie cose, ma siccome era semi incastrato tirando un po’ più forte feci uscire il cassetto dalla sua sede.
Tentai di rimetterlo dentro ma era talmente preciso che dovetti abbassarmi per individuare le guide sulle quali scorreva.
Fu così che vidi uno spiraglio di luce provenire dal retro dell’armadio e quasi incredulo capii che dietro c’era una porta che separava la nostra stanza da quella delle ragazze.
Informato il Giovannone di quella scoperta, senza farselo ripetere mi diede una mano per spostare l’armadio.
Trovata la porta, senza fare rumore mi abbassai pian piano fino a mettere in asse la mia pupilla destra con la serratura.
Non potevo crederci, potevo vedere tre quarti del lettino posto proprio sotto la porta e anche buona parte della stanza compresa la porta del bagno che era dalla parte opposta.
Mirella, come un carro armato, si stava muovendo nella stanza sistemando le sue cose mentre Lorena non la vedevo perché con probabilità era in bagno.
Anche Giovannone prese visione della scena dello spettacolo e si mise a seguire i movimenti di Mirella che a lui, forse per questioni di compatibilità di taglia, non dispiaceva affatto.
Ci davamo dei cambi regolari anche perché la posizione dello spione non è delle più comode.
Dal bagno proveniva nitido il rumore della doccia e già la mia immaginazione viaggiava tentando di dipingere sulla mia tela neurale le sinuose curve di Lorena sotto le innumerevoli gocce.
Il flebile rumore della doccia si fermò e dalla serratura potevo vedere che oltre la porta semi aperta del bagno, su un tratto di specchio appannato, il riflesso di Lorena tentava inutilmente di manifestarsi in tutta la sua bellezza.
Feci spazio a Giovannone perché Mirella, intuendo che ormai fosse arrivato il suo turno, si stava sbottonando la camicia.
Giovannone era al settimo cielo e così piegato sembrava un bulldog che aveva trovato l’osso.
Una mezza salacca del mio compagno mi fece capire che anche Mirella era sparita in bagno lasciando in pasto al poveretto solo il suo intimo.
I cambi di guardia si fecero più rapidi, la doccia riprese con un suono più ovattato che a breve fu coperto totalmente dal rumore di un asciuga capelli.
Mi diede il cambio e ora potevo vedere Lorena di spalle davanti allo specchio che si asciugava i lunghi capelli ma un accappatoio verde mi tolse tutta la speranza.
Lo specchio colpito dall’aria calda s’era fatto più nitido e quando Lorena si piegava di lato o in avanti muovendo la testa per dare più volume alla chioma e lo specchio tra il turbinio dei ramati capelli mi regalava il suo indefinito seno.
Il phon si spense e riprese il lieve scroscio della doccia; Lorena si girò e mosse dei passi in direzione del letto venendo dritta verso di me.
Io impaurito e nel timore d’essere visto feci un balzo all’indietro schiantandomi contro il morbido pancione di Giovannone che non perse l’occasione per darmi il cambio.
Ripresi coraggio e dissi a Giovanni: «dai lasciami guardare che Mirella è ancora sotto la doccia».
Quel ciccione trepidante non voleva saperne di cedermi il posto; anche perché giustamente, perso dai riflessi dello specchio, era già parecchio tempo che stavo alla porta.
Passò un minuto e ne passò un altro, insomma passò un’intera eternità poi Giovannone ormai mieloleso e stanco di un nulla a procedere, mi fece spazio portandosi un dito alla bocca per avvisarmi di fare piano.
Mi avvicinai alla serratura facendo attenzione di non toccare la porta e nel sottostante letto c’era sdraiata Lorena; ero così vicino che mi sembrava di poterla toccare.
Non potevo vedere la sua testa perché troppo prossima alla porta, ma potevo benissimo vedere dal décolleté in giù tutto il suo corpo fino alla punta dei piedi, unica nudità scappata al verde speranza dell’accappatoio.
«Che palle!»
Era già più di mezzora che ci stavamo spezzando la schiena e avremmo potuto diventare anche donatori di testosterone ma quelle due non ci concedevano proprio nulla.
In quel momento usci dal bagno anche Mirella, che avvolta anch’essa in un accappatoio rosa andò a sedersi ai piedi del letto a lato di Lorena.
«Ci voleva proprio una bella doccia vero Lorena?»
«Si hai proprio ragione, ma per colpa dei tacchi i piedi mi fanno male!»
Mirella prese allora a massaggiarle dolcemente i piedi con una delicatezza che contrastava con ogni sua precedente fattezza.
«Ma come sei brava!» disse Lorena.
Lei rispose: «Che pelle morbida che hai!»
Mirella ora le stava decontraendo i polpacci e con i movimenti circolari pian piano i lembi verdi dell’accappatoio lasciavano sempre più spazio alla rosea pelle.
Tra un complimento e l’altro Mirella salì oltre le ginocchia e poi oltre le cosce fino a lambire i suoi inguini.
Lorena cominciò ad ansimare e potevo vedere che il suo corpo, ancora trattenuto nel verde dal serrato legaccio, si irrigidiva per poi lasciarsi andare accompagnato da un nuovo sospiro.
Mirella aveva uno sguardo ammaliante e sentiva che le sue capaci mani si stavano impossessando di quel corpo.
Io in completa apnea, stavo per assistere a qualcosa d’unico e che non mi sarei mai atteso.
Quasi improvvisamene Mirella levò le mani da sotto l’accappatoio e rimase ferma come in attesa, cercando con quel voglioso sguardo quello di Lorena.
Sentii sussurrarle:
«Ti prego continua!»
Mirella non se lo fece dire due volte e allungo le sue mani verso il viso di Lorena.
Non riuscivo a vedere ma presumo che la stesse accarezzando, poi vidi le sue mani scendere pian piano e farsi largo tra il bavero dell’accappatoio scoprendole il petto e i turgidi capezzoli.
Anche il legaccio verde, ormai unico purgatorio rimasto a dividere il paradiso dall’inferno, venne sciolto e io mi sciolsi con lui.
Mirella spari tra le cosce di Lorena e le sue possenti mani bloccarono i polsi della bella che fu condannata alla sedia elettrica.
Giovannone aveva intuito che stava succedendo qualcosa; aveva infatti notato che ormai lo spioncino era diventato parte integrante di me e continuava a battermi sulla schiena.
Gli sussurrai: «Cazzo un attimo Giovanni, ti chiamo se succede qualche cosa!»
Da li a poco Mirella liberò il corpo ormai esanime di Lorena e alzatasi in piedi davanti al capezzale, si lasciò scivolare la finta pelle rosa lungo la sua vera interezza.
Giovannone sentendomi deglutire mi strattonò e prese possesso della porta.
Io restai per un bel momento catatonico come se mi avessero appena fatto l’elettroshock e in quel frangente non so quale spettacolo vide Giovannone.
Da lì a poco tra noi scoppiò una sorta di rissa e mentre la porta stava quasi per cadere, una spruzzata di lacca per capelli decretò la fine dello spettacolo.
Dopo aver vanamente tentato e con vari lavaggi di dare refrigerio al mio povero occhio, ci presentammo per la cena che ormai era terminata.
Lorena e Mirella, tra lo sguardo sconcertato degli aitanti leoni, subito presero a sedere vicino a noi e quella sera parlammo condividendo il silenzio.
Mentre Mirella baciava Giovannone, un compagno mi chiese:
«Che cazzo hai fatto a quell’occhio?»
Lorena atterrò quel curioso leone rispondendogli:
«È colpa mia, gli ho fatto un succhiotto!»
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Un erotico adolescenziale, cosa che più o meno tutti (almeno credo), hanno provato. Io sono sicuramente tra quelli, e mi rendo conto che tutto corrisponde molto alla realtà. Forse un poco più sdolcinata, ma sempre realtà! Complimenti
Ciao Loris, è tanto che non bazzico più qui, ma i tuoi apprezzamenti mi rigenerano la voglia di scrivere.Per darti delle risposte, credo che la realtà dei fatti faccia da buona impalcatura a tutto quello che la semantica può enfatizzare….Mi sento sdrucciolo….Caz la Tzindao ti fa schifo …approvo ma non avevo di meglio 🙂 …relativamente alla cinesina …. quella nel dragone è entrata …ma dallo spavento che gli avevamo arrecato credo che di draghi non ne voglia più sapere.. haha grazie ancora per le tue parole
mi è piaciuto, bravo! testosterone ovunque eppure sei riuscito a mantenere il giusto equilibrio tra ironia, leggerezza e eccitazione adolescenziale.
Grazie Dea
“Io, non potendo competere ne contro i leoni ne contro la possessiva Mirella, in pieno contrasto con gli impulsi elettrici del mio cervello adolescente, ormai controllato dal testosterone, finii per prendere il secondo pullman di soli maschi”
👏
Un racconto birichino e frizzante, direi iperbolico, come spesso sono le fantasie dei ragazzini. Bello saper mescolare in giusta dose fantasia e realtà perché gli aneddoti vanno raccontati così, che siano il più accattivante possibile 😊
Ci hai azzeccato in pieno! Diciamo che a volte la realtà è più scarna di quello che la fantasia ci può regalare. Grazie per la lettura
Magnetico e trascinante, scelta dei tempi e della persona azzeccatissima.
Grazie Roberto, mi fa piacere! Anche qui ho giocato in prima persona perché anche se le fantasie erotiche sono andate un po oltre quello che fu la realtà, la spruzzata di lacca me la presi veramente 🙂