Ombre d’argento

Serie: Arturo Piccolit - Detective Privato


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Nel tentativo di fuggire al perfido O'greedy, Arturo e Sibilla finiscono nella Sacra Selva degli Elfi

“Secondo te ci faranno del male?” disse Sibilla cercando voltarsi verso il detective.

“No, sicuramente legano a un palo tutti gli ospiti di riguardo” rispose Piccolit, provando la resistenza delle funi attorno ai polsi, come per le altre cento volte precedenti le trovò resistenti e dolorose.

“Se avessi meno sarcasmo è più muscoli forse riusciresti a liberarci.”

“Ma come? Pensavo che una fatina come te non accettasse di essere salvata da uno gnomo” sibilo Arturo. “Che succede i tuoi ideali non resistono alla prova della realtà?”

La fatina non rispose, Arturo si pentì di averla attaccata, anche lei aveva avuto la sua dose di mazzate da quella notte. Ma il sole impietoso gli aveva prosciugato tutta l’empatia e l’attesa di sapere cosa gli avrebbero riservato quei selvaggi stava diventando snervante.

Da quando li avevano catturati erano appesi al centro di un villaggio composto di tende a forma di cono, fatte di felci e rami intrecciati; era spuntata l’alba e il sole si era alzato impietoso sulle loro teste indifese, senza che nessun elfo si facesse vivo.

Comunque, acida o meno, la fatina era l’unico alleato che aveva in quel momento, e, anche se il pensiero di invitarla a uscire adesso gli pareva follia, litigare era inutile.

“Scusa, non volevo” disse.

“Idiota” rispose lei.

Mentre Piccolit si malediva per la sua bontà d’animo sprecata, un suono ritmico e ossessivo rimbombò nella radura. Dal limitare del bosco sbucarono decine di elfi, la loro pelle marmorea e sudata brillava al sole, i muscoli guizzanti erano esaltati da pitture di guerra rosse e blu. Piccolit ne contò almeno una ventina, ognuno aveva raccolto i capelli argentei in strette trecce, fermate da una fascia sulla fronte da cui svettava una foglia stretta e lunga.

“Questo deve essere il comitato di benvenuto” disse il detective, socchiudendo gli occhi per vedere meglio.

“Non ce la fai proprio a evitare di essere scontato, eh?”

“Che gusto c’è a morire se non si può nemmeno dire queste frasi?” si difese Piccolit, ancora una volta la fatina non rispose.

Il gruppo giunse fino ai piedi del tronco a cui erano legati e si dispose in un cerchio perfetto, li fissavano con sguardi truci a braccia conserte. Dal cerchio si fece avanti un elfo alto e corpulento, il suo copricapo era molto più elaborato degli altri, una corona di foglie dai colori sgargianti scendeva fino alle spalle nude.

“Avete invaso nostro territorio, visi scuri” disse senza variare l’espressione, sembrava una statua parlante.

“Guardi, ci dispiace molto signor selvaggio, è stato un incidente. Se ci sciogliete io e la mia amica togliamo il disturbo”

“Lo hai chiamato selvaggio? Ma sei completamente idiota” sibilò Sibilla.

“Scusa eh, è vestito da selvaggio, parla come un selvaggio, come lo devo chiamare? Milord?”

L’elfo mostrò il palmo della mano, intimandogli di tacere: “Ometto avere ragione, noi abitare in sacre selve, noi odia la vita di città. Selvaggio è termine corretto per noi.”

“Hai visto?” cantilenò il detective. “Ehi, aspetta un momento, ometto a chi?”

“Mi sbagliavo, siete due idioti.”

Piccolit la ignorò e tornò a concentrarsi su quello che pareva il capo del gruppo: “Come dicevo, siamo molto dispiaciuti per essere capitati qua, andiamo via sbito. Se ci fate scendere.”

L’elfo guardò verso i suoi e fece un cenno con la testa, due di loro si staccarono dal gruppo. Dopo essersi avvicinati, iniziarono ad armeggiare con le corde.

Con dita agili e forti liberarono la fatina che scivolò dolcemente tra le braccia muscolose di uno dei due.

“Mettimi giù, maniaco” disse Sibilla colpendolo sulla testa argentea, la penna scivolò a terra ma l’elfo non mutò espressione.

“Esatto mettila, giù” sbraito il detective, più in collera di quanto era lecito aspettarsi. “Che aspetti a liberarmi, troglodita?”

L’altro estrasse un pugnale e veloce come il pensiero recise le corde che tenevano legate le mani di Arturo, il sollievo ai polsi fu presto sostituto dalla sensazione di vuoto mentre veniva proiettato in avanti.

“Prima i piedi, maledett…”

L’anatema fu interrotto dall’impatto col suolo riarso dal sole e da un generoso boccone di terriccio.

Mentre i due elfi lo liberavano e lo aiutavano a rimettersi in piedi, a Piccolit sembrò di scorgere degli accenni di sorriso tra le facce pietrificate che lo circondavano. Spinse il suo orgoglio di gnomo ferito più in basso che poteva e fece un bel sorriso.

“Bene” disse sputacchiando aghi di pino. “Adesso noi ce ne andiamo.”

“Tu puoi andare, ometto. Fatina resta, noi mangiare lei.”

“Cosa?” gridò Sibilla, nonostante il sole accecante l’alone rosa avvolse tutti i presenti.

“Stai tranquilla” disse il Detective modulando la voce, per risultare rassicurante. “Gli elfi non parlano bene il linguaggio comune, probabilmente intendevano altro.”

“Intendiamo: spellare, spezzettare, rosolare e poi gustare per cena. Tu invece può andare, noi non mangia cibo spazzatura. Noi salutisti.”

Piccolit guardò la fatina, non aveva paura, negli ultimi giorni era stato in così tante situazioni orrende che si era assuefatto. Però sapeva di non poter affrontare tutti quegli elfi da soli, doveva pensare a un piano, e in fretta. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvare Sibilla

A spezzare la tensione nel cerchio arrivò un crepitio di scariche elettromagnetiche, il polso del detective cominciò a tremare.

“Fermi tutti” gridò il capo. “Tu avere orologio Max 7.0 limited edition?”

“Sì”, rispose titubante Piccolit sollevando la manica, il display era invaso da una luce verde, forse Ninja cercava di contattarlo.

“Ma essere introvabile.”

“Lo so” rispose Piccolit con un certo orgoglio. “L’ho avuto in quanto membro Gold del club Gnomo Moderno.”

“Io grande collezionista, tu dare a me. In cambio liberare fatina.”

Arturo guardò il suo polso, il display aveva smesso di pulsare, come se fosse troppo triste per farlo, le scariche elettromagnetiche erano diventate flebili e lontane, come una preghiera sussurrata al vento.

Sentì un groppo alla gola, quante avventure avevano passato insieme! E il fatto che la maggior parte se le fosse immaginate, nulla toglieva all’affetto che provava per il suo fido orologio.

“Ma veramente ci stai pensando?”

La voce della fatina lo fece sussultare: “No, no. Solo che lo danno solo ai membri Gold…”

“Smettila di dire stupidaggini e dagli quella patacca. Te ne compro una uguale dai folletti per due soldi.”

Arturo si sfilò il cinturino in vera finta pelle, ogni buco che vedeva scorrere era una pugnalata al cuore, guardò l’elfo e deprecò l’espressione di cupidigia e trionfo che si dipingeva sulla faccia, ancor più visibile perché sottolineata dalle pitture di guerra.

Fu un momento lungo e doloroso, ma lo affrontò col cuore saldo degli eroi. E se ne pentì amaramente nemmeno venti minuti dopo, quando gli Elfi li scortarono ai confini della selva.

“Non c’era bisogno di fare tutte quelle storie” disse assestandogli una padellata in testa, ma Arturo non fece una piega, era diventato impermeabile anche al dolore.

Piccolit cominciò a riprendersi un po’ mentre l’aria fresca della sera gli pizzicava le guance. In sella a Ninja stavano per raggiungere Little York, il che voleva dire la fine di quella storia e il ritorno alla tranquillità del suo ufficio.

Sibilla non parlò mai durante il viaggio verso Villa de Pixies e Arturo ne fu contento. Era ormai notte quando i fari di Ninja illuminarono il cancello che delimitava la tenuta, la villa era avvolta nelle tenebre, solo una luce flebile filtrava dalle tende tirate del salone.

“C’è qualcosa che non mi convince” disse Sibilla, mentre percorrevano il vialetto d’accesso, Arturo la ignorò. Era così desideroso di chiudere il caso che non si fece nessuna domanda nemmeno quando trovò il portone socchiuso.

“È permesso” gridò all’androne vuoto, non ottenne risposta.

Forse fu per la stanchezza, forse il suo istinto da detective se ne era andato col suo gadget, ma Arturo non si accorse del pericolo fino a quando non sbatté contro la pelle coriacea di Ciucciabudella.

Mentre le dita di roccia lo ghermivano, pensò a Sibilla, ma le grida della fatina anticiparono ogni azione. Poco dopo Schiacciaossa fece il suo ingresso nel salone con la fatina che si divincolava tra le braccia, tra lampi di luce rosa.

La poltrona al centro della stanza girò su se stessa, spinta da due piedini con scarpe verdi lucide.

“Finalmente siete in mano mia” ghignò il leprecauno, i lividi che gli ricoprivano il viso non mascheravano la malvagità dei suoi tratti.

“O’greedy” sbottò Arturo. “Cosa hai fato alla signorina Ariele? Sappi che se le hai torto anche solo un capello la pagherai cara.”

“Oh, ma che caro” sussurrò una voce divertita, dall’angolo più scuro della stanza una figura sinuosa si mosse in avanti. “O’greedy non mi farebbe alcun male, visto che lavora per me.”

Serie: Arturo Piccolit - Detective Privato


Avete messo Mi Piace6 apprezzamentiPubblicato in Fiabe e Favole

Discussioni

  1. Mi sembra di averti già detto che, a parer mio, Piccolit è tra le tue storie meglio riuscite. Lo confermo. Certo si nota una certa improvvisazione nel susseguirsi degli eventi, ma questo non è un punto a sfavore. Con Arturo ogni riga è una sorpresa.
    ottimo lavoro, Alessandro.

    1. Grazie mille, un commento che mi lascia davvero molto soddisfatto. Si ha visto bene, avevo solo una flebile traccia quando ho iniziato a scrivere questa serie e poi per lo piu’ si è stravolta 🙂 Arrivando a inserire anche i selvaggi elfi e tutta una serie di personaggi e situazioni non previste. Mi fa piacere che sia piaciuto a un bravo autore come te.
      Alla prossima

  2. Ho letto i nove episodi della serie Artur Piccolit. Lettura gradevole, esilarante nella scelta di certi nomi. Se dovessi paragonare il piacere di leggere questa serie a un alimento, direi un uovo di Pasqua, di cioccolato fondente, (non tropppo dolce), nocciolato, (croccante), con la sorpresa dentro che ci si aspetta e spinge ad accelerare il ritmo di lettura per scoprire cos’e´. Ma, vorrei sapere: finisce con il calitolo 9 o esiste un seguito?

    1. Buongiorno M.Luisa, grazie infinite per il tuo bel commento e per il lusinghiero paragone dolciario, tra l’altro la mia combinazione preferita. La storia prevede un ultimo capitolo (il decimo) che completerà la serie, poi manderò Artuto e Sibila un po’ in pausa.
      Grazie per averla letta tutta !

  3. ““Ma veramente ci stai pensando?”La voce della fatina lo fece sussultare: “No, no. Solo che lo danno solo ai membri Gold…””
    Grande Piccolit 😂 😂

  4. ““Lo so” rispose Piccolit con un certo orgoglio. “L’ho avuto in quanto membro Gold del club Gnomo Moderno.””
    Il club gnomo moderno 😂 😂 😂 👏

  5. Sono sicura che dopo tutte quelle padellate, le repliche taglienti e le occhiatacce tra i due sia nata una (strana e forte) storia d’amore, almeno lo spero! Tutta questa azione condita dal tuo sarcasmo scorre via veloce e leggera e mi lascia sempre felice e contenta. Ad ogni episodio nascono nuovi quesiti e colpi di scena, avanti così!

  6. Ho letto anche gli altri commenti, e mi trovo d’accordo coi complimenti e con le tue riflessioni: è vero, qui ci sono tutti i classici temi dell’hard boiled, può darsi che i colpi di scena siano “telefonati”, ma la tua abilità è l’essere riuscito a fondere l’hard boiled col fantasy, e spolverare il tutto con un’abbondante nota di humor. Che miscela, ragazzi!

  7. “Sentì un groppo alla gola, quante avventure avevano passato insieme! E il fatto che la maggior parte se le fosse immaginate, nulla toglieva all’affetto che provava per il suo fido orologio.”
    😂 😂 😂
    La naturalezza con la quale butti là in questo periodo “il fatto che la maggior parte se le fosse immaginate” è fantastica, strappi un sorriso con maestria ed eleganza 🙂

  8. ““Se avessi meno sarcasmo è più muscoli forse riusciresti a liberarci.””
    😂 😂 😂
    Bella risposta, anche se devo dire che invece a me il sarcasmo di Arturo piace parecchio! XD

  9. Non ero abiutato a vedere Piccolit fuori dal contesto urbano, l’ho sempre visto come un detective della metropoli, ma devo dire che con poco mi hai catapultato in una realtà completamente diversa, tribale e tropicale, anche molto inquietante tra Green Inferno e Cannibal Holocaust, ma a salvare tutto c’è una chimica particolare tra la Fatina e il Detective, i loro fraseggi estemporanei testimoniano che pur essendo una strana coppia, sono una coppia affiatata, sono il bonus aggiunto di questo racconto che ho interpretato come un fumetto, mentre lo leggevo, grande!

  10. Colpo di scena finale, una Super Cattiva si è palesata in tutta la sua magnificenza. Finalmente il Detective Piccolit è tornato in azione e grazie l’orologio patacca la fatina non è finita in una padella più grande della sua. Attendo il nuovo episodio, sono sicura che la nuova Villain darà al lettore parecchie soddisfazioni e molte risate 😀

    1. La storia di Piccolit è infarcita di tutti i clichè degli hard boiled investigativi, con un po’ di magia del piccolo popolo naturalmente, quansi tutti i colpi di scena sono super telefonati. GRazie per aver seguito il mio piccolo detective fino a qua, presto il finale !