Ordine e caos – prima parte

Serie: Un destino (S)critto male


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: .....

L’Olimpo si innalzava davanti a noi, come una scalinata di luce che terminava dinanzi al Giardino delle Albe. Oltre di esso svettava la cittadella divina.

L’aria era calda, impregnata dell’aroma del ginepro e del miele selvatico. Ai lati del sentiero, gli ulivi e i corbezzoli si levavano contro il cielo: sagome che avevano barattato il verde vivo con sfumature bronzee, mentre i cespugli di rosmarino e ginestra brillavano di riflessi oro e rame.

Il Giardino delle Albe non era né un frutteto né un giardino. Aveva il dono di apparire come un paesaggio familiare, un ricordo perfetto fissato nell’oro del crepuscolo.

Non c’erano animali, né guardie a difesa della cittadella. Solo un corvo volteggiava intorno a noi, lo stesso che mi aveva recapitato il messaggio di Morfeo. Assecondò l’invito di Melpomene e si posò sulla sua spalla.

Le Muse camminavano al mio fianco in silenzio. Avanzavano sicure. Io invece sentivo il peso dell’attesa: ogni passo preparava il successivo, mentre la luce si faceva più densa avvicinandoci all’edificio centrale, come se tutto il sole del Giardino si concentrasse lì.

Il portone del Palazzo del Consiglio riconobbe il mio tocco e si aprì senza rumore.

Ci accolsero un silenzio profondo e un’aria più fresca, che cancellarono in un istante il calore e i profumi del Giardino.

La sala era un semicerchio di colonne altissime, così imponenti da sembrare reggere il cielo. Sotto i miei piedi, il pavimento di marmo bianco era attraversato da venature d’oro, e i dodici seggi degli dèi emergevano dal suolo come radici.

Alzai lo sguardo e li vidi. Gli dèi, riuniti davanti a me.

Mi aspettavano seduti, immobili come statue, ma più consapevoli e temibili.

In fondo, rialzati, spiccavano il trono di Zeus e di Era. Lui mi osservava con lo stesso sguardo che un padre rivolge a un figlio che torna a casa dopo una lunga assenza: le mani sui braccioli, gli occhi fissi nei miei. Lei, dritta e impeccabile, avvolta in porpora e oro. Sul volto non leggevo ostilità né benevolenza: era l’immagine di chi non arretra mai davanti a uno ostacolo e pretende lo stesso dagli altri.

Alla destra del trono, Poseidone: enorme come un’onda che non si infrange, il tridente appoggiato al fianco.

Alla sinistra, Ade: così immobile che per un istante credetti fosse l’ombra del trono stesso. Ma quando i suoi occhi, pozzi di ossidiana, incontrarono i miei, compresi che era il più vigile di tutti.

Scorsi gli altri volti rallentando il respiro.

Demetra abbozzò un sorriso: lineamenti forti e chiari come solchi tracciati nella terra, e capelli del colore dell’orzo.

Atena mi fissava con insistenza. Non credevo fosse tanto bella. Una bellezza non disarmante come quella di Afrodite, ma essenziale, prossima alla perfezione. Non indossava un solo ornamento che non fosse utile alla sua funzione. Stava in piedi, davanti a Zeus, con lo scudo della Gorgone appena inclinato, specchio crudele che rifletteva ogni dettaglio come un lago rovesciato.

Apollo era radioso, ma un fremito impercettibile, una dissonanza nella sua aurea tradì un disagio che forse solo io potevo cogliere.

Artemide, invece, mi guardava come se fossi una vecchia amica che non vedeva da tempo: l’arco sulle ginocchia e un sorriso appena accennato, difficile da decifrare.

Ares serrava la mano nell’elsa della spada. Per lui quello era soltanto un altro campo di battaglia e, con lo sguardo, mi invitava a non avere timore.

Efesto restava immobile come una montagna. Era evidente che si annoiasse, eppure le sue dita tamburellavano un ritmo lento, paziente.

Ermes vibrava, letteralmente, e le ali ai piedi fremettero come se faticassero a restare ferme.

Dioniso mi fissava da sopra il bordo di un calice mezzo pieno, lucido e attento.

Poi vidi Eros, in piedi dietro il seggio di sua madre. Le ali ripiegate ai lati, lo sguardo che bruciava come brace sotto la cenere. E Afrodite… i suoi occhi corsero subito verso Morfeo, come se leggesse nel mio cuore la paura che tentavo di nascondere.

Stava al centro della sala, in ginocchio.

Incatenato.

Esausto.

La testa china, ma la schiena dritta.

Vederlo così, umiliato davanti a quel tribunale, fece ribollire in me qualcosa di più antico e feroce della paura.

Calliope gli fu accanto per prima. Gli prese il viso fra le mani e quando i loro sguardi si incrociarono, lui abbozzò un sorriso stanco.

«Ti avevo detto di non venire» mormorò senza voltarsi.

Era chiaro che quell’ammonimento fosse rivolto a me, ma nella voce risuonava più rassegnazione che rimprovero.

Rimasi in silenzio dietro di lui. Non avevo la forza di guardarlo in faccia.

Calliope scrollò la testa, le mani ancora sulle sue guance. «E io ti dissi di non sottovalutarla, ma nessuno mi ascolta.»

Morfeo inspirò piano. «Mi hai chiesto di proteggere nostra figlia, e l’ho fatto.»

Voltò il capo quel tanto che bastava per incrociare i miei occhi. «Stai calma Moirania. Pondera le parole. Non cadere nei suoi tranelli. Difendi le tue ragioni. Al resto penserò io.»

Atena avanzò.

Lo scudo brillò tra le sue mani.

«Hai accettato il mio invito. Bene, molto bene. Il Consiglio è aperto.»

Nella sua voce si percepiva una certa soddisfazione.

Avanzò di qualche passo. Sollevò lo scudo quel tanto che bastava perché la Gorgone riflettesse ogni volto nell’anfiteatro. Poi inclinò appena il capo verso Zeus.

«Padre degli dèi. Consiglio dell’Olimpo.»

La sua voce era chiara, vibrante.

«Che tutti ascoltino le mie ragioni.»

Si voltò verso di me con una condiscendenza misurata.

«Che la tua presenza chiarisca ciò che è stato taciuto.»

Poi si rivolse agli dèi, come un generale al suo esercito.

«Da tempo preferisce la compagnia dei mortali a quella dei suoi simili. Non è un crimine. Non lo è amare gli uomini, né apprendere da loro. Anzi, le fa onore.»

Un mormorio attraversò le colonne. Atena lo zittì con un semplice gesto della mano.

«Ma un cuore debole può diventare più pericoloso di qualsiasi lama, quando rifiuta la sorte di chi è destinato a lottare per sopravvivere. Per affetto verso una mortale ha osato sfidare le Moire: ha trasformato la trama di un destino, ignorando le conseguenze. Non ha ponderato né il dolore, né il caos che avrebbe inflitto agli altri uomini e a noi.»

Gli occhi si ridussero a due fessure, come se stesse leggendo sulle pareti ciò che stava per dire.

Serie: Un destino (S)critto male


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Ah che peccato, proprio sul piú bello anche questo episodio é finito; peró é anche lecito tenerci in attesa. Un poema così antico e attuale, in uno stile sobrio e raffinato – in versi liberi e accattivanti, come il linguaggio attuale richiede – cattura l’ interesse a conoscere il seguito, a breve, per il prossimo episodio.

    1. Ciao Maria Luisa, ho suddiviso il finale in diverse parti per mantenere ritmo e chiarezza, e per dare il giusto spazio a ogni voce (sono tante) senza rischiare di confondervi. Ho immaginato il Consiglio come una via di mezza tra un simposio e un’udienza, in cui il caso di Moirania diventa il pretesto per un dibattito universale sul Destino. Ogni intervento non serve solo a giudicarla, ma a esplorare un frammento di questa grande domanda. Questa scelta strutturale è funzionale all’idea stessa del dibattito, quindi spero non comprometta il finale, ma anzi, lo arricchisca di prospettive. Proverò a pubblicare le parti in tempi brevi, in modo da mantenere viva la continuità del discorso

  2. “Ma quando i suoi occhi, pozzi di ossidiana, incontrarono i miei, compresi che era il più vigile di tutti.Scorsi gli altri volti rallentando il”
    Questa frase mi ricorda qualcosa di bello, forse il cammino di minte Arci.

  3. Morfeo inspirò piano. «Mi hai chiesto di proteggere nostra figlia, e l’ho fatto.» Questo padre, così potente, che si ritrova inginocchiato e incatenato pur di proteggere sua figlia, racchiude l’essenza di ciò che dovrebbe essere ogni genitore. Un episodio bellissimo. Bravissima, Tiziana!👏👏👏
    ​P.S.: Io spero in un colpo di stato all’Olimpo 😉

  4. Ciao Tiziana, come sempre le descrizioni sono vivide e piene di dettagli, riesci a trascinare dentro la storia e a far sentire e vedere odori e colori. Leggevo degli dèi e mi sembrava di trattenere il fiato.
    Un episodio intenso ed emozionante, non vedo l’ora di leggere il seguito❤️