
OSCURITÀ
Quando fu accertato che l’Entità colpiva solo con l’oscurità, di notte, mentre si dormiva, i Governi presero drastiche decisioni.
Non bastava chiudersi in camera da letto con le luci accese: era la mancanza del Sole, il fatto determinante. Pertanto si stabilì di ribaltare la routine lavorativa giorno-notte, almeno per un periodo definito, di verifica.
Le aziende spostarono il ciclo produttivo nelle ore notturne, negozi e supermercati si adeguarono aprendo nel tardo pomeriggio e chiudendo all’alba, le scuole adottarono le lezioni online ad orari differiti.
Molti si abituarono al cambiamento, senza troppi problemi. Altri fecero molta fatica, sorretti solo dalla speranza che tutto sarebbe rientrato nella normalità. Una discreta percentuale preferì la via del suicidio, incapace di sostenere la tensione e la paura.
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Ivo era in pensione da un paio d’anni, quando cominciarono le ‘morti oscure’. Viveva da solo in una villetta, con un trascurato giardino nel retro. Sua moglie era morta precocemente, e non aveva fatto figli. Dopo il lutto si era chiuso in sé stesso, si era allontanato sempre più da parenti e amici. Era diventato una sorta di eremita; ma non ne era dispiaciuto.
Di fianco alla sua c’era un’altra villetta, delle stesse dimensioni, abitata da un anziano che in più occasioni aveva cercato di fare conoscenza con Ivo, senza mai riuscirci. Nel piccolo rettangolo dietro la casa aveva ricavato un fiorente e colorato orticello, la cui cura gli occupava diverso tempo. Qualche volta aveva offerto a Ivo un sacchetto di zucchine o un grappolo di pomodori, ma il vicino aveva sempre rifiutato.
Si vedevano dalla finestra dei rispettivi salotti: Ivo a leggere o ascoltare musica classica; il vicino sempre a guardare la televisione, da qualche mese soprattutto di notte. All’alba, al sorgere del sole, entrambi abbassavano le tapparelle e si preparavano a dormire. Dopo mezzogiorno di solito si alzavano: Ivo andava alla finestra e vedeva il vicino dirigersi verso l’orto; evitava di salutarlo e si preparava per il pomeriggio. Spesso faceva un pisolino dopo pranzo, specialmente se la mattinata di sonno non era andata bene. E poi c’era da occupare l’intera notte; mentre il vicino la passava quasi tutta a guardare programmi e telegiornali, Ivo tre o quattro volte alla settimana prendeva il motorino e andava in città: i negozi erano tutti aperti e si respirava nell’aria una moderata allegria.
Quando ritornava, il vicino lo sentiva aprire il garage e lo salutava dalla finestra con il pollice alzato: avrà vinto la sua squadra di pallone, pensava Ivo, o forse sarà riuscito a indovinare qualche stupido telequiz.
Lui invece il televisore lo aveva eliminato; dopo le prime settimane di incessanti e allarmanti notiziari, aveva deciso di non accenderlo più. Finché una mattina lo aveva preso e portato dietro al cassonetto: passata qualche ora era già sparito.
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Quel giorno Ivo aveva fatto fatica ad addormentarsi: le prime luci dell’alba si erano insinuate tra le fessure della tapparella abbassata male, e invece lui aveva bisogno del buio assoluto per prendere sonno. Così, dopo pranzo, verso le tre e mezza, si era preparato per tornare un poco a letto.
Dalla solita finestra vide il solito vicino che lo salutava; agitava nella mano una specie di specchietto nero, ma non riuscì a capire che cosa fosse. Non fece alcun cenno, e si ritirò.
L’eclissi iniziò alle 16.14; dopo circa un minuto la Luna aveva oscurato completamente il disco rosso del Sole. Per una manciata di secondi tutto il paesaggio fu avvolto dall’oscurità; poi lentamente il satellite naturale della Terra si spostò, facendo ritornare il chiarore del giorno.
Alle sei del pomeriggio il vicino guardò verso le finestre di Ivo: le tapparelle erano ancora tutte abbassate. Che strano tipo, pensò, si è perso un bello spettacolo, oggi.
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bello, un racconto breve a mio avviso narrato col giusto ritmo perché dica molto in breve spazio. Non so se sia metafora di qualcosa, ma certo sottolinea un fatto: che i mezzi di comunicazione di massa non possono sostituire i rapporti umani. Un televisore si può spegnere ma non si può fare altrettanto con un amico, se lo si ha. Se Ivo avesse semplicemente scambiato due parole con il vicino si sarebbe salvato la vita.
Grazie Francesca.. hai colto esattamente nel segno.. l’isolamento sociale può essere molto pericoloso, e il Covid lo ha dimostrato
Un racconto inquietante che fin dalle prime righe non lascia presagire niente di buono. L’idea è molto originale, quella di morire nel sonno quando fuori il sole non splende più. Potrebbe essere anche una metafora dai significati profondi. Alla fine mi hai fatto sentire un brivido. Molto piaciuto
Grazie Cristiana.. aspettavo il tuo commento. Beh, una metafora c’è, anche se molto sotterranea: sembra che i dinosauri siano estinti a causa di una nube di polvere attorno alla Terra; quando il genere umano avrà pappato tutte le risorse naturali del pianeta, che succederà?
Morire nel sonno, spegnersi come si spegne la luce alla sera. E la mano che preme l’interruttore è la stessa. Ci pensiamo mai?
Un racconto distopico (a mio parere), con la soddisfazione del vicino di Ivo di non seguire le indicazioni “governative” e, dunque, non perdersi uno spettacolo unico. Un bel racconto senza troppe metafore (almeno…io non ne ho colte) e con il piacere di narrare una storia…semplicemente (si fa per dire) una storia. Perché la semplicità di un racconto breve, che inizia e si conclude in una pagina…è un contesto narrativo coraggioso. E neppure semplice, se mi è consentito il gioco di parole. Grazie, dunque.
grazie a te per il commento.. però Ivo, ostile verso le comunicazioni sociali, non ha fatto una bella fine..