Padri e figli

«Avrei voluto tornare.»

«Sulla Terra dici…?»

«E dove sennò?»

«Non saprei, sei il Dio di tutte le galassie…»

«Sì, sì, certo, ma su quale altro corpo celeste ci sono abitanti così…? stanno facendo un casino con sto pianeta…»

«Scusa, ma li hai fatti tu, e adesso mi dici che ti sei sbagliato?»

«Non posso, rammenti? Sono onnipotente, io non sbaglio mai.»

«Va be’, allora vorrà dire che va bene così.»

«Sì, in effetti, probabilmente hai ragione, che mi preoccupo a fare? Anche se stanno mandando tutto a catafascio… evidentemente è così che deve andare.»

«Però, aspetta un momento… se andava bene così, perché duemila dei loro anni fa’ mi hai mandato laggiù? Non so se ricordi… tutto quel cinema dell’unto del Signore e soprattutto, hai presente come andò a finire?»

«Come potrei scordarmene? Certo che mi ricordo, ma erano altri tempi…»

«Eh no babbo, scusa, ma questa cosa di dire che erano altri tempi proprio non mi sfagiola, al di là del fatto che noi siam fuori dal tempo e dallo spazio, e per fortuna, ché sennò tutte ste anime nell’aldiqua non avremmo saputo dove metterle, e meno male pure che un bel po’ se le piglia Lucifero… Ma stavo dicendo: sono i genitori degli umani che quando non sanno più che spiegazioni dare per ciò che han fatto in gioventù tirano in ballo “gli altri tempi”; che nel loro caso magari ha pure un senso, visto che loro credono che un tempo esista davvero; ma tu?»

«Va bene, non è il caso di prendersela tanto: allora diciamo che era un’altra situazione, va meglio? C’era in ballo la questione del libero arbitrio… ho mandato te per salvarli dal peccato, mi pare che sia tu a non ricordare. Tutto ha avuto inizio con quel test di non regressione, quando abbiamo sperimentato il software dell’albero…»

«Quello delle mele?»

«Quello della conoscenza del bene e del male, eh dai.»

«Si va be’, ma cosa centra adesso sta roba… vuoi dire che il test era andato male, ma sei andato in produzione lo stesso?»

«Mah, non è che era andato male, è che Eva…»

«Ecco, lo vedi? devi sempre dare la colpa a qualcun altro! Anche lei l’hai fatta tu, tra l’altro con quella cosa della costola, che sinceramente mi son sempre chiesto con quale fantasia… in ogni caso, sapevi benissimo già prima la scelta che avrebbe compiuto.»

«Eh per forza, sono onnisciente, mica è colpa mia! E poi Eva per me era come una figlia, generata da me… ma tu non puoi saperlo, tu non ha mai “generato”.»

«Be’, insomma, nel mio piccolo ho avuto qualche esperienza…»

«…?»

«Ne parliamo un’altra volta… Quello che intendo dire è che, se sapevi come sarebbe andata a finire, avresti potuto intervenire prima, potevi fare lei, e gli umani in generale, meno curiosi, tanto per dire…»

«Bravo te, e che vita sarebbe stata, quella degli uomini, senza…»

«Senza mele?»

«Ma no, Cristo! Senza conoscenza, ma soprattutto senza un veto e quindi senza trasgressione: come una minestra senza sale, una vita senza sesso, senza alcol, senza droga… a proposito, hai ancora in giro un po’ di quel fumo?»

«Ma dai babbo, io non fumo…»

«Sì, d’accordo, anche di questo parliamo un’altra volta. Ma insomma, mi hai capito? Il mio intento non era quello di metter lì delle cavie per fare esperimenti, cioè, non del tutto per lo meno. Cavie sì: ma consapevoli.»

«Quindi mi stai dicendo che faceva tutto parte del progetto, creare delle creature (scusa il gioco di parole) offrendogli la potenzialità di una vita bella, basata sulla trasgressione di un precetto, ma che tale trasgressione avrebbe anche implicato una punizione… fatico a seguirti.»

«Macché punizioni d’Egitto! Quelle se le sono inventate loro. Credo che non abbiano imparato a godersi lo splendore della vita, ottenebrati dalla paura della morte. In quanto al Satanasso, se gli umani sapessero che giochiamo a poker tutti i loro giovedì… pensa che c’ho la fila in paradiso di quelli che vogliono andar giù, da quando ha aperto le terme… e mica quelle che raccontava il contaballe toscano.»

«In effetti gli umani hanno finito per farsele da soli delle leggi, altro che decalogo. Questi han tirato in piedi un canterano assurdo di regole, canoni, criteri, dettami, norme, prescrizioni, principi… linee guida!»

«Hanno impostato le loro società come meglio hanno creduto sulla base di un suggerimento, certo non pensavo che sarebbero arrivati a vietare di sporgersi dal finestrino di un treno in corsa, quale idiota lo farebbe? Ma in fin dei conti erano liberi di farlo… è che non hanno capito niente di cosa intendevamo dire con la parola “peccato”, non si voleva fare del moralismo da trenta denari, ma solo consigliare di perseguire i loro desideri e non sprecare ciò che di bello la vita ha da offrire, ché sarebbe un peccato!»

«Ma dunque, tornando a ciò che si diceva all’inizio, se adesso, a distanza di migliaia di anni, stanno rischiando di distruggere la loro gabbietta perché mai la cosa dovrebbe impensierirti? Ti dispiace che mandino in malora quel pianeta, che t’è costato ben una settimana di lavoro, sul quale li hai messi a giocare?»

«Ma no, certo che no, e sai bene che c’avevo messo sì e no cinque minuti del loro orologio… sono preoccupato perché un padre lo è sempre. Perché se lasci i tuoi figli liberi di sbagliare non puoi non pensare che si faranno male, ma che per contro, se non lo fai, non impareranno mai un accidente di niente… ehi ma… e adesso dov’è che vai?»

«Ho capito ‘pà, tutto chiaro. Vado a dare un’occhiata a quelle terme che ha aperto Lucifero, non faccio tardi o forse sì… non aspettarmi per cena, che tanto non sarà l’ultima.»

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Discussioni

  1. Quello che piu mi ha colpita è l’umanita del rapporto tra padre e figlio. Pur trattandosi di Dio e Gesu, il meccanismo rimanda a scene quotidiane, proprio come una famiglia terrena.
    Cosi perdonami se vado fuori tema, ma mi è sorta una riglessione.
    Pensavo: sei fortunato Dio, che non hai mai avuto un papà sopra la capoccia, col peso che ne consegue. Chiederti perché ti ha messi qui, temere la sua ira, pregare invano il perdono, convivere con questa faccenda che chissa perche si muore, salvarci in qualche modo il sedere.
    Caro Dio, se avessi avuto anche tu un papà? Che magari nei modi pure ti somiglia? Sarebbero cambiate le tue risposte e il modo di vedere noi?
    Cosa diresti Dio a quel padre che probabilmente ti tratterebbe come tu, nel bene e nel male, stai trattando i suoi figli (umani e divini compresi)?

    Mi sono presa una pausa di 5 minuti prima di premere pubblica. Mi sono detta, si sa mai, che Dio mi ha sentita e mi fulmina. Per ora, sembrerebbe di no 🤭

    1. Felice di sapere che l’hai scampata! Ma pure che tu abbia corso il rischio, il tuo pensiero lo valeva.
      In effetti, il fatto che la chiave sia prettamente umana vuole in qualche modo enfatizzare come quei “precetti” e quelle “regole” non possano avere un’origine divina; temo che qualcuno ci abbia rifilato un bel po’ di fandonie. Sul fatto, poi, che esista davvero qualcosa… io be’, ci sto ancora ragionando. Grazie come sempre per il tuo tempo, Irene e per aver congetturato sul papà di Dio.

  2. Molto piacevole questo dialogo quasi surreale fra Padre e Figlio che tocca corde che aprono a riflessioni. Scritto bene, in maniera scorrevole e mai pesante.
    Ciò che, personalmente, ho più apprezzato è la visione che Dio ha delle proprie creature, che smettono di essere tali proprio nel momento in cui diventano semplicemente ‘uomini’.

  3. Mi è piaciuto molto. È ironico senza essere superficiale, fa sorridere ma sotto sotto lascia qualcosa su cui riflettere. Il dialogo tra Dio e Gesù sembra leggero, ma tocca temi enormi con una naturalezza sorprendente. Si legge tutto d’un fiato e, quando finisce, lascia quella sensazione di “ci rido, ma mica tanto”. Davvero ben riuscito.

  4. Sulla questione del bene e del male credo anch’io che siano due forze opposte, insiste in ognuno di noi, forse necessarie (per la sopravvivenza o per la selezione della specie) e impossibili da eliminare. L’ombra e la luce che si alternano, che compaiono e scompaiano solo parzialmente, e possono manifestarsi distruggendo o diffondendo energia benefica intorno a noi. “Le yogine” la striscia. quotidiana di un programma RAI di qualche anno fa, sostenevano che la virtù e la gioia sono la stessa cosa. Il male, quindi – direi che é abbastanza scontato – provoca sofferenza. E chi la sofferenza la provoca e non la patisce ha sicuramente qualche “sensore” guasto. Sicuramente il male ha un senso, e magari il fine ultimo potrebbe essere di ripulire da cima a fondo il mondo intero dall’immondo genere umano. 😥

      1. Già. Ogni essere vivente é necessario, nel bene e nel male, ma non dimentichiamo i dinosauri; anche loro hanno avuto un senso, pur essendo animali aggressivi. Le cause della loro estinzione non sono state le lotte mortali tra loro. Nel caso della specie umana é tutta un’altra storia e magari ci salveremo da una grosso asteroide, ma chi ci salverà da Putin, da Trump e da Netanyahu?

        1. Vedi, loro sono necessari più dell’acqua da bere. Uomini come loro e altri mima di loro ancora più crudeli, sono serviti a spingerci verso il bene. Pensa a un mondo dove esisterebbe solo il bene che noia sarebbe. Giorni tutti uguali dove tutti sorridono e sono “felici” porterebbero molto presto all’estinzione della specie. Ora capisci il motivo del perché le Anime prediligono venire qui sul piano materiale? Per noia, cos’altro. Vivere la materia nel tempo dà modo loro di sentirsi vive. Ma proverò a spiegarlo meglio nella saga I Dormienti, questo è lo scopo della sua pubblicazione. Spero che con il fantasy e il fantascientifico, genere che piace a molti, il lettore possa capire al meglio i motivi della trasmigrazione delle Anime e i motivi che le spingono a farlo. Certo, a modo mio s’intende, quindi non è una verità assoluta, solo una delle tante che infine formano quella reale… che reale non è. 🙂

    1. Grazie Luisa per aver letto. Come si diceva anche con Silvio, gli esseri umani sanno essere ben strani e, del resto, credo che sia proprio questo aspetto e le loro mille conflittualità a renderli i soggetti più interessanti per chi si diletta a scrivere. Quello che ritengo, personalmente, è che non ci sia mai una sola chiave di lettura, perché la morale (o l’etica, se vogliamo) è troppo influenzata dalle differenti culture dei popoli che dimorano il pianeta. Il che, nuovamente, rende la cosa accattivante.

      1. Ciao Paolo, forse nei commenti abbiamo divagato e preso troppo seriamente la questione Dio padre, figlio e Lucifero. Il tuo racconto é molto ironico e piacevole da leggere. Ciò che turba e condiziona i nostri pensieri é la realtá che abbiamo intorno che sembra regredire ogni giorno di più verso la barbarie.

  5. Bravo, mi sei piaciuto in questo batti e ribatti tra “bene” e “male”. La filosofia insegna che la serenità è, come stato permanente, impossibile, perché non nasce dal carattere. Può essere solo una conquista temporanea e precaria. Detto questo, si può dire che il bene e il male esistono solo per noi. Noi che siamo uomini e, in quanto tali, soggetti a classificare i nostri sentimenti.

    Pertanto, in parole povere, bene e male sono i due antagonisti su cui ruota l’esistenza umana: in quanto senza questi due sentimenti non sarebbe possibile attribuire alcun significato alla vita tutta. Però affermare che bisogna vivere nel bene è pura utopia. Di fatto non è possibile, a dir poco inconcepibile. Se in noi esiste un lato oscuro (il male), significa che serve a qualcosa, altrimenti non esisterebbe, nulla è dato al caso… non lo pensate anche voi?

    Allora a che serve porsi tante domande su qualcosa che esiste, c’è e, se sussiste, è perché è necessario; con la consapevolezza, inoltre, che sono concetti “puri” e assoluti e quindi la mente umana, pur mettendoci tutta la sua buona volontà, non potrà mai comprendere. 🙂

    Dunque direi che l’uomo, per poter arrivare alla concezione del tutto e del nulla, deve per forza passare nei processi che trasformano il male in bene e il contrario. Sì, è vero, il bene a volte può diventare male, per poi passare all’indifferenza di detti sentimenti, ma quest’ultima forse tra un migliaio di vite.