Partecipi dello stesso sogno

Serie: Un destino (S)critto male


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: La vita continua nonostante tutto.

«La pudicizia è la cittadella della bellezza» 

(Menandro, IV sec. a.C.).

L’aereo era immerso nel silenzio ovattato dei voli notturni. Hyun-woo sedeva vicino al finestrino, le cuffie sulle orecchie, lo sguardo perso nel buio oltre l’oblò. Ji-seok gli sfiorò il braccio con un gesto leggero.

«Hyun-woo…»

«Mh?»

«Stavi dormendo?»

Sollevò appena una cuffia.

«Sto ascoltando un podcast. Devo migliorare il mio italiano.»

Ji-seok sorrise appena. «Per fare colpo sulla signorina Clara?»

Hyun-woo non rispose. Rimise la cuffia e tornò a guardare fuori.

Il messaggio era chiaro.

Il manager si sistemò meglio sul sedile e abbassò la mascherina sugli occhi.

«Dormi un po’. Ci vuole ancora qualche ora prima di arrivare. Non puoi presentarti stanco davanti al presidente Fabiani.»

Una pausa. La voce si fece più bassa, appena ironica.

«Avrai tutto il tempo per praticare nei prossimi giorni.»

Dopo undici ore di volo, Hyun-woo scese dalla scaletta del Boeing 777‑200LR dell’Asiana Airlines con l’eleganza di chi è abituato a essere osservato: occhiali da sole, passo sicuro.

Ji-seok rimase un passo indietro.

Il sorriso, quello no, l’aveva lasciato in cabina, insieme a ogni traccia di vulnerabilità.

Quando varcarono le porte automatiche dell’arrivo internazionale, l’eco della sua presenza iniziò a diffondersi. Due hostess di un volo in partenza si girarono all’unisono, a una cadde il badge con la targhetta identificativa mentre l’altra si portava le mani alla bocca per trattenere un’esclamazione estasiata. Qualche cellulare si alzò per catturare l’attimo ma Ji-seok con un impercettibile cambio di passo creò una barriera discreta.

All’uscita del Terminal 3, nella zona riservata, li attendeva l’auto inviata dalla Maison Fabiani.

La casa di moda puntava molto sulla loro collaborazione e aveva fatto le cose in grande: un volto internazionale per la nuova collezione e l’illusione che, tra stoffe preziose e flash ben direzionati, la loro fama si sarebbe elevata come un tempio al culto dell’apparenza.

Clara era immersa nel caos ordinato del backstage quando arrivarono. Sistemava gli ultimi dettagli con la concentrazione di una sacerdotessa prima di un rito: fili, tessuti, linee.

La baraonda era imminente. Quel caos coreografato che solo l’alta moda sa mettere in scena, e che perfino gli dèi dell’Olimpo avrebbero osservato con sincera ammirazione… o con sottile invidia.

La tensione le stava addosso come un abito cucito troppo stretto. Ma negli occhi brillava quella fiamma rara che pochi conoscono. La stessa che avevo visto ardere tra i pilastri dell’Elicona.

Alzò lo sguardo proprio mentre Hyun-woo varcava la soglia. E per un attimo, come per incanto il trambusto cessò.

Lui la vide e lei gli sorrise. Uno di quei sorrisi capaci di far dimenticare jet lag, pressioni, aspettative e titoli di coda.

Lui inchinò il capo. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma Ji-seok lo spinse verso i camerini prima che ne avesse l’occasione.

Un tecnico urlò qualcosa nel walkie-talkie. Una truccatrice si fece il segno della croce.

Poi le luci si abbassarono.

L’avvio della musica segnò l’inizio della sfilata.

La Maison Fabiani presentava la nuova “collezione uomo”: tre giovani stilisti emergenti, tre visioni della moda maschile, tre firme su un’unica passerella.

Gli abiti raccontavano storie diverse, ma confluivano in un’unica immagine: quella di un uomo che riporta l’eleganza al centro della propria quotidianità. Linee pulite, silhouette decise, dettagli sottili. Ogni uscita era un’evocazione: il rigore francese nei toni freddi, la grazia giapponese nei volumi leggeri, la passionalità italiana nei contrasti audaci.

E in mezzo a tutto questo, Hyun-woo.

Camminava con la sicurezza di chi conosce il proprio ruolo e sembrava portare con sé un magnetismo che non si può insegnare.

L’ultimo abito a calcare la passerella fu quello di Clara. Un capolavoro di stile e raffinatezza che lasciò tutti senza fiato.

Osservavo la scena dalla prima fila. La posizione migliore, se non fosse stato per un dettaglio: i posti alla mia destra erano occupati da Lorenzo e dalla sua accompagnatrice: una ninfa che il mondo della moda si contendeva da anni, senza sapere di aver perso in partenza.

«Sofia.»

«Hai portato rinforzi oggi» risposi, scambiando un fugace sorriso con la creatura al suo fianco.

«Oggi è il grande giorno di Clara, non potevo mancare. E tu? Sei venuta sola? Nessun poeta degno della tua fama?»

Me lo sussurrò all’orecchio, con il tono di chi conosce già la risposta.

Stavo per replicare, quando incrociai lo sguardo di Ji-seok, dall’altro lato della passerella. Ci studiava con attenzione. Quando notò i nostri sguardi, accennò un saluto.

Lorenzo si ritrasse di colpo.

Io risposi con lo stesso gesto.

Ji-seok distolse lo sguardo un attimo dopo, come se avesse visto qualcosa che non lo convinceva.

Lorenzo incrociò le braccia e non disse nulla, ma il silenzio di un dio sa fare più rumore di una folla in delirio.

Poi, la direttrice artistica fece un passo avanti, e la nostra attenzione tornò sulla passerella.

«Questa sera celebriamo la creatività e il coraggio. Abbiamo scelto tre giovani promesse per rappresentare il futuro della nostra azienda.»

Le luci si concentrarono sulla pedana vuota. Uno dopo l’altro, fecero il loro ingresso i tre stilisti: un ragazzo francese, elegante, con lo sguardo di chi ha appena conquistato Parigi. Una ragazza giapponese, minuta, che ringraziava a ogni passo come se ogni applauso fosse un dono divino. E Clara, che avanzava con calma. Non per mancanza di fretta, ma perché sapeva di trovarsi esattamente dove doveva essere.

Il pubblico applaudì.

Tre modelli sbucarono dalle quinte, ognuno con un bouquet in mano. Due lo consegnarono ai colleghi di Clara con inchini rapidi.

Poi fu il turno di Hyun-woo.

Tra le mani, un mazzo di peonie rosa e lavanda.

Lei lo vide solo quando le fu davanti.

Trattenne il respiro.

Lui non disse nulla. Non era il momento delle parole.

Le porse i fiori con un gesto lento, calibrato, quasi teatrale.

Le dita si sfiorarono.

Un secondo, forse meno, tanto bastò per trasmetterle un brivido sotto pelle.

Era tutto perfetto. Quasi divino. Ma anche gli dèi, a un certo punto, devono scendere dall’Olimpo e affrontare i mortali

Serie: Un destino (S)critto male


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. “Un secondo, forse meno, tanto bastò per trasmetterle un brivido sotto pell”
    Ciao Tiziana, parto sottolineando questa frase che racchiude in sé tantissima emozione. Questo racconto presenta una serie di descrizioni dettagliate, ricchissime di particolari che tengono il lettore attaccato alle parole che diventano immagini, come in un film. C’è tanta magia in questa lunga scena e tanto scintillio. Ti dico cosa mi ha ricordato e ti prego di non ridere, perché lo dico seriamente (sono mamma anche di una femmina!). Mi ha ricordato un film di Barbie che è fra i miei preferiti, soprattutto in tutto quel brillare che sta dietro a una sfilata di moda. Mi piace molto questo capitolo che sembra quasi una lunga digressione, come fosse un sogno nel sogno. Aspetto con ansia il resto. Un abbraccio

    1. “Grazie Cristiana ❤❤❤! Non ho visto il film, ma è stato il fenomeno del momento e ha vinto molti premi, quindi il parallelo non mi dispiace. Si compie il piano di Moirania: i prossimi tre episodi saranno decisivi e innescheranno una serie di effetti a catena.

  2. Il giorno della sfilata, che emozione 😍 (e il momento in cui le mani si sono sfiorate è stato ancora più emozionante dell’evento in corso😁💕). Bellissimo, brava!

  3. “Era tutto perfetto. Quasi divino. Ma anche gli dèi, a un certo punto, devono scendere dall’Olimpo e affrontare i mortali.”
    Che significa? Il sogno di Clara sarà infranto? Mica Lorenzo c’entra qualcosa? Aspetto il prossimo capitolo… magari Lorenzo sfila pure lui per Clara. 🙂🙃 Brava, Tiziana. Questo tuo racconto è una ventata fresca in questo caldo torrido, ma fa anche riflettere molto su quanto sia difficile realizzare i nostri desideri. C’è sempre qualche ostacolo: che esista o no il destino.❤️

    1. Grazie Concetta per essere passata e per i commenti che mi scrivi ogni volta. Mi trasmetti tanta energia.💪 I prossimi due capitoli sono legati all’ evento “sfilata” e mi serviva una frase che facesse fa ponte.