Passi da gigante, il compleanno di un adolescente 

Stamattina per pura curiosità ho contato sul calendario i giorni che mancavano al mio diciottesimo compleanno, ventitré giorni.

Questa volta però il conto è stato diverso, il mio dito non scorre velocemente con l’intenzione di arrivare a quella fatidica data.

Questa volta il mio dito scorre piano piano, quasi pesantemente, soffermandosi per qualche secondo su ogni giorno.

Il conto dei giorni viene pronunciato solo dalla voce nella mia testa, anziché dalla mia bocca, come avevo sempre fatto ad ogni compleanno.

Il dito continua a scorrere fino a quando non si blocca di colpo, un po’ come quando una macchina frena di schianto all’ultimo momento. Ci siamo.

L’indice copre il numero nove, lo sposto, ed eccola là, la data che ha segnato l’inizio della mia vita, dieci di giugno.

Torno indietro metaforicamente con la mia mente e ancora non mi spiego come diciassette anni della mia vita siano volati così velocemente.

Fino a poco tempo fa ero impaziente e altrettanto euforica, non vedevo l’ora di spegnere quelle famose candeline dei diciotto anni, adesso, non nego di non esserlo, la voglia di crescere c’è, ma ultimamente è affiorata anche la paura accompagnata da un po’ di malinconia insieme ad un pizzico di nostalgia.

In tanti mi dicono che i diciotto anni alla fine sono solo un numero, e questo è vero, come dargli torto, ma allo stesso tempo bisogna riconoscere che dentro a questo fatidico numero è racchiuso qualcosa di particolare.

Compiere diciotto anni è un po’ come fare un salto nel vuoto.

Metaforicamente parlando da un giorno all’altro scavalchi quella linea immaginaria che separa il mondo dei piccoli da quello dei grandi.

Dai diciotto anni in poi sei visto in modo diverso ed è forse questo che mi spaventa.

Ad esempio, per la legge vieni definito e giudicato in modo diverso. Per i tuoi genitori vieni visto come un uomo o una donna in grado di gestirsi la vita in modo autonomo, se ne escono con le loro classiche frasi: “Hai quasi diciotto anni è l’ora di crescere.”

Per tutti gli altri, amici, parenti, perfino nel mondo del lavoro iniziano a vederti come una persona nuova, una persona adulta con la testa sulle spalle, iniziano a pretendere di più, a sfinirti.

Tutto ciò solo perché si compie la maggiore età, eppure, dentro di noi continuiamo a sentirci così piccoli, a tratti insignificanti rispetto a tutto quello che ci circonda.

Ripongo il calendario sul comodino, dove lo avevo preso precedentemente, chiudo gli occhi, faccio un sospiro profondo, in questo momento sto cercando di avere un dialogo con la me bambina, quasi come se potesse sentirmi: “Stai attenta piccola, il mondo dei grandi non è come te lo immaginavi.”

Riapro gli occhi, mi trovo nel corpo di una donna ormai adulta, eppure, dentro di me vive ancora quella infantilità che tutti noi cerchiamo di sopprimere in qualsiasi modo.

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Discussioni

  1. È piaciuto molto anche a me questo racconto di un compleanno che nel contempo è comune tanto quanto l’essere umano e diverso come ognuno dei miliardi di esseri umani che si sono succeduti sul pianeta.
    Senti non lo faccio mai, lo giuro, e non lo farò più, lo prometto. Ma se vuoi, se ti va, mi piacerebbe che leggessi un racconto pubblicato qui. È il secondo che ho pubblicato su EO ed il motivo per cui mi permetto di consigliartelo è chiaro nel finale. Sono molto curioso di conoscere la tua reazione.
    Complimenti ancora per il tuo racconto.

  2. Molto bello e significativo.
    Però, come diceva il Piccolo Principe: “il problema non è crescere, ma dimenticare”.
    Il succo è tutto in questa frase, che molte volte, in passato, mi ha salvato da una società cannibale, che vuole solo omologare tutto e tutti a meri strumenti di produzione e, qualora non ci riesca, si limita a scartare e a buttare via come polverosi rottami le “anomalie”.
    Non dimenticare mai la te stessa bambina, perché è proprio quella che ti rende ciò che sei.

  3. Mi è particolarmente piaciuta questa tua riflessione che scava dentro al disagio di non sapere mai se siamo ‘conformi’. I diciotto anni sono sicuramente un traguardo significativo, ma di traguardi nella vita ce ne sono tantissimi e il tuo testo si sposa bene a ciascuno di essi.