
Piazza Costituzione
Serie: Città di Castello
- Episodio 1: Quartiere Stampace
- Episodio 2: Via Giuseppe Manno
- Episodio 3: Quartiere Marina
- Episodio 4: Piazza Costituzione
STAGIONE 1
Si, perché così come inaspettatamente compare, sparisce di nuovo per tornare alla sua tana o chissà dove.
E tu, donna? Sei solo uno degli ottimi repertori di un caparbio illusionista o anche tu, cerchi disperatamente di poter tornare alla tua tana nonostante il mondo te lo impedisca a tutti i costi?! Bah… dovrei smetterla di pormi certe domande a cui tanto, manco potrei trovare degna risposta. Eppure tutto ciò mi ricorda che una persona molto intelligente, un giorno disse proprio un qualcosa di assai particolare riguardo alla domanda. O meglio, al suo vero significato, se vogliamo. I quesiti sui quesiti, si potrebbe dire. Quell’uomo sostenne che rimanere sulla domanda è il vero segreto: non serve cercare a tutti costi chissà quale “soluzione” pur di ottenere una chiara risposta.
È invece restando proprio sulla domanda, che sfocia il vero potere creativo dell’universo.
Come se il quesito conservi realmente in sé ogni possibile e sconfinato potenziale, quindi, meglio lasciarlo fluire nella sua totale libertà piuttosto che sceglierne soltanto uno fra i tanti. Sarebbe alquanto riduttivo, no?
Fatto sta comunque che gira e rigira, chiacchiere e chiacchiere sono arrivato alla fine di Via Manno, ragazzi.
Forse anche al culmine della mia capacità polmonare, visto che la salita ha avuto il sommo piacere di tagliarmi praticamente tutto il fiato. Mi avvicino così quasi di soppiatto, ai primi gradini del Saint Remy che mi aspettano. Stanno lì silenziosi, tozzi, imponenti. Facenti parte del basamento centrale che impetuoso, svetta dinnanzi alla sinuosa e caratteristica rotonda di Piazza Costituzione che ne amministra l’enorme flusso autoctono e turistico.
Un concentrato geometrico dalle proporzioni direi quasi auree: le sue linee sono fluide e morbide, sensuali.
L’asfalto tutto intorno presenta ben sei diverse inclinazioni come appunto le rispettive entrate ed uscite totali.
Ognuna presenta sia una pendenza che un dislivello tutto suo, tanto da sembrar realizzate da un giovane Gaudì in acido insieme a Zaha Hadid nell’apice del suo bicchierone di ayahuasca. Quando scatta il verde per i pedoni credetemi se ve lo dico, a me sembra Shibuya. Forse sarà la senilità od il mio esser un eterno visionario, ma flussi così dinamici, massicci e robotici durante gli attraversamenti pedonali mi fanno pensare proprio alla capitale giappo.
Ed io, non volendo assolutamente far parte di questo ciclonico mulinello, mi adagio proprio su uno di quei gradini.
Sono proprio i primi, mastodontici. Portano alla prima serie di scalette che si trovano sia a destra che a sinistra grazie alle quali si può arrivare alla prima diciamo navata, dove risiede la Galleria intitolata ad Umberto I di Savoia.
Superato quello che possiamo appunto chiamare il primo piano, proseguono le rampe che poc’anzi si son fermate alla galleria. Questa volta, sono separate tra loro da un lussureggiante giardino rotondo adornato da altissime palme che impavide, si innalzano fiere fin oltre il piano superiore. Dopo una curva altamente pronunciata verso il centro, i gradini si incontrano in quella che è la mastodontica terrazza, sormontati da un arco trionfale che presentano delle magnifiche colonne d’ordine corinzio. È difficile da descriverlo bene, credetemi, è un posto fuori dal tempo!
La struttura originale risale al XIV Secolo e con il corso degli anni alcune parti hanno iniziato ad aggiungersi, soprattutto per questioni difensive. È sopravvissuto persino ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale facendola in barba agli Alleati. Lungi da me, voler esplicare tutto questo riverente stile come fossi chissà quale professore d’arte, anzi. Al massimo potrei ambire ad una scarsa somiglianza di una scontata pubblicità a basso prezzo che vi suggerisce di comprare subito due biglietti aerei per Cagliari. Nel frattempo ho preso una buona dose di coraggio, oltre che ossigeno. Mi ritrovo dunque a scorrere la mano sinistra sulla bianca e nuda pietra calcarea, assaggiandone la dolce porosità che solletica in me ricordi di antichi e preziosi vissuti. La rampa è tosta o forse sono io che ho una certa età e mi sembra tutto più difficile, non lo so. Quello che posso dire per certo è che negli ultimi tre gradini ho pregato che qualche caritatevole Dio mi concedesse il soave abbraccio della morte.
Invece sono qui, vivo e vegeto, finalmente. Qui, in un posto che chiamarlo casa sarebbe riduttivo.
L’azzurro già cinge tutto con il suo mantello, mentre le paffute nuvole ne adornano l’abito pregiato impreziosendolo con dettagli quasi barocchi. Un gabbiano saluta, si. Ma non a me, o almeno così credo. Mi pongo sempre il problema poiché questi animali sono intelligentissimi ed oltretutto sembra proprio che vogliano comunicarti la loro presenza e/o il loro fastidio nel vederti, improvvisamente, approdare in un territorio che loro dall’alto, dominano totalmente.
Proprio mentre fantastico sul loro piumaggio e sul come riesca ad aiutarli così tanto in volo, mai l’avessi fatto, butto lo sguardo giù, e… tac! Una specie di premonizione scalcia dentro di me, l’avevo rinchiusa a chiave con almeno tripla mandata. Dilania le sbarre, ultimo ostacolo verso il mondo esterno, dove finalmente arriva e mi urla: “hai visto, cosa ti avevo detto?!” Ebbene si, ragazzi. Avevo ragione, quella donna in un modo o nell’altro sarebbe tornata. Non pensavo così presto, ormai era già prossima al primo piano e mancava poco perché arrivasse alla terrazza.
Son costretto a stare qui, finché non mi vedrà anche se suppongo, farà finta di esservi capitata per caso.
Serie: Città di Castello
- Episodio 1: Quartiere Stampace
- Episodio 2: Via Giuseppe Manno
- Episodio 3: Quartiere Marina
- Episodio 4: Piazza Costituzione
Non conoscevo questa piazza, ma tu l’hai fatta vivere con le tue considerazioni. È semplice e piacevole leggere i tuoi racconti. Si vede che sei una persona sensibile. Torna anche tu a commentare i miei racconti che a volte scrivo così di getto da non rendermi conto che rompo troppi schemi e ho bisogno di molte critiche.
Buongiorno Domenico! Ma si, le critiche servono a tutti. Ho imparato molto da quelle piuttosto che da commenti tipo “racconto bellissimo, complimenti”. Io stesso amo rompere gli schemi, aggirare le regole a mio piacimento creando un modus operandi tutto mio e a volte sconfino facilmente in diversi errori. Mi fa piacere che tu abbia letto questo capitolo, non so se hai letto la storia dall’inizio. Diciamo che ho scelto di inserire nella narrazione appunto, tutta una serie di descrizioni del luogo in modo da trasportare fisicamente il lettore prima nei posti… poi, negli eventi. Ci riuscirò?! Maybe…
Pochi mesi fa, esattamente era il 6 marzo 2025, per ricordare Emilio Lussu, in occasione del cinquantesimo anniversario dalla morte, proprio nella galleria di cui parli nel racconto, c’ é stato un dibattito aperto a tutti. Per arrivare anch’ io ho percorso il largo Carlo Felice, poi la via Manno e quindi, in piazza Costituzione, su per il bastione Saint Remy, fino all’ enorme terrazza. E da lì una vista stupenda che ogni volta mi incanta e mi ripaga della fatica. Non ho notato i gabbiani ma lo scorcio di mare, in fondo al viale Regina Margherita, era molto suggestivo. Centosettanta gradini tutti di seguito. Stanca sí, ma non troppo. Mi son detta che l’allenamento quotidiano, evitando ascensori, scale mobili e, spesso, anche l’automobile, é un ottimo rimedio per prevenire l’ invecchiamento precoce e mantenere un minimo di resistenza fisica. Ci torneró presto, grazie per aver ricordato uno dei monumenti piú spettacolari di Cagliari.
Felice di averti coinvolto! La descrizione è stata puramente sommaria e velata, volevo che fosse sì importante ma allo stesso tempo è stato un modo per sviare il lettore dagli eventi. Per quanto riguarda i gabbiani be, loro fanno realmente da padroni: volano nell’immenso che noi dalla terrazza, possiamo solo ammirare con gli occhi.
Per capire meglio la trama devo ricominciare daccapo. Avevo letto il primo episodio, ma la mia memoria non è tanto forte.