Piazza Costituzione 

Serie: Città di Castello


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: La city con le sue innumerevoli viuzze, riescwle a tirar fuori qualche coniglio dal cilindro. Dopo lo stupore iniziale rimangono solo interrogativi. Da dove proviene realmente, quell'animale? Così come inaspettatamente compare, sparisce. Per tornare alla sua tana, o, chissà dove.

E tu, donna? Sei solo uno degli ottimi repertori di un caparbio illusionista o anche tu, cerchi disperatamente di poter tornare alla tua tana nonostante il mondo te lo impedisca a tutti i costi?! Bah… dovrei smetterla di pormi quesiti a cui tanto manco potrei trovare degna risposta. Eppure tutto ciò mi ricorda che una persona molto intelligente, un giorno disse proprio qualcosa di assai particolare riguardo alla domanda.

O meglio al suo vero significato, se vogliamo. I quesiti sui quesiti, potremmo dire.

Quell’uomo sostenne che rimanere sulla domanda, è il  vero segreto: non serve cercare a tutti costi chissà quale “soluzione” pur di ottenere una chiara risposta. È invece restando proprio sulla domanda, che sfocia il vero potere creativo dell’universo. Come se il quesito conservi realmente in sé ogni possibile e sconfinato potenziale, quindi, meglio lasciarlo fluire nella sua totale libertà piuttosto che sceglierne soltanto uno fra i tanti.

Sarebbe alquanto riduttivo, no?


Fatto sta comunque che gira e rigira, tra queste chiacchiere e qualche spipacchiata sono arrivato alla fine di Via Manno, ragazzi. Forse anche al culmine della mia capacità polmonare, visto che la salita ha avuto il sommo piacere di tagliarmi praticamente tutto il fiato. Mi avvicino così quasi di soppiatto, ai primi gradini del Saint Remy che mi aspettano. Stanno lì silenziosi, tozzi ed imponenti. Facenti parte del basamento centrale che impetuoso, svetta dinnanzi alla sinuosa e caratteristica rotonda di Piazza Costituzione che ne amministra l’enorme flusso autoctono e turistico. Un concentrato geometrico dalle proporzioni direi quasi auree: le sue linee sono fluide e morbide, sensuali. L’asfalto tutto intorno presenta ben sei diverse inclinazioni come appunto le rispettive entrate ed uscite totali. Ognuna presenta sia una pendenza che un dislivello tutto suo, tanto da sembrar realizzate da un giovane Gaudì in acido insieme a Zaha Hadid nell’apice del suo bicchierone di ayahuasca. Quando scatta il verde per i pedoni credetemi se ve lo dico, a me sembra Shibuya.

Forse sarà la senilità od il mio esser eterno visionario ma flussi così dinamici, massicci e robotici durante gli attraversamenti pedonali mi fanno pensare proprio alla capitale giappo. Ed io, non volendo assolutamente far parte di questo ciclonico mulinello, mi adagio proprio su uno di quei gradini. 

Stanno sempre lì, quieti, mastodontici e meticolosi.

Son proprio loro a portarti verso una lunga serie di scalette presenti sia a destra che a sinistra, grazie alle quali si arriva alla prima navata dove risiede la Galleria intitolata appunto ad Umberto I di Savoia.

Superato quello che potremo dunque definire come primo piano, proseguono le rampe fermatesi poc’anzi  alla galleria del secondo Re d’Italia. Queste, son separate tra loro da un lussureggiante giardino rotondo adornato da altissime palme che impavide, si innalzano fiere fin oltre il piano superiore.

Dopo una curva altamente pronunciata verso il centro i gradini si incontrano in quella che è la mastodontica terrazza, sormontati da un arco trionfale che presenta delle magnifiche colonne.

D’ordine corinzio, attenzione. È difficile da descrivere bene, credetemi! È un posto fuori dal tempo.

La struttura originale risale al XIV Secolo e con il corso degli anni alcune parti hanno iniziato ad aggiungersi, soprattutto per questioni difensive. È sopravvissuto persino ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale facendola in barba agli Alleati. Lungi da me, voler esplicare tutto questo riverente stile come fossi chissà quale professore d’arte, anzi. Al massimo potrei ambire ad una scarsa somiglianza di una scontata pubblicità a basso prezzo che vi suggerisce di comprare subito due biglietti aerei per Cagliari. Nel frattempo ho assorbito una buona dose di coraggio oltre che una ricarica completa di ossigeno senza l’ausilio di alcuna colonnina, e mi ritrovo dunque a scorrere la mano sinistra sulla bianca e nuda pietra calcarea assaggiandone la dolce porosità che solletica in me ricordi di antichi e preziosi vissuti. La rampa è invece tosta, o forse sono io che avendo una certa età tutto mi pare più difficile, non lo so. Quello che posso dire per certo è che negli ultimi tre gradini ho pregato che qualche caritatevole divinità mi concedesse il soave abbraccio della morte, invece no.

Eccomi finalmente qui, vivo e vegeto. O vegetale? Vabbuò.

Qui, è un posto che chiamarlo casa risulterebbe assai riduttivo. Un azzurro che già cinge tutto con il suo sapiente mantello, mentre le paffute nuvole ne adornano l’abito pregiato impreziosendolo con dettagli quasi barocchi. Un gabbiano saluta, si. Non a me, o almeno così pare. Mi pongo sempre il problema poiché questi animali sono intelligentissimi,  sembra proprio che vogliano comunicarti la loro presenza e/o il loro fastidio nel vederti, improvvisamente, approdare in un territorio che loro dall’alto dominano totalmente.

Proprio mentre fantastico sul loro piumaggio e sul come riesca ad aiutarli così tanto in volo, mai l’avessi fatto, butto lo sguardo giù e… tac! Una specie di premonizione scalcia dentro di me, l’avevo rinchiusa a chiave con almeno tripla mandata. Dilania le sbarre, ultimo ostacolo verso il mondo esterno, dove finalmente approda urlandomi: “hai visto, cosa ti avevo detto?!” Ebbene si ragazzi miei, avevo ragione sul fatto che quella donna in un modo o nell’altro sarebbe tornata. Non pensavo così presto, visto che ormai è prossima al primo piano e manca poco perché arrivi sulla terrazza.  Son costretto a rimanere qui finché alla fine mi noterà, eppure qualcosa mi sussurra all’orecchio che farà finta di esservi capitata per caso e dunque, stupita di rivedermi.

Serie: Città di Castello


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ciao Loris, le tue descrizioni di Cagliari sono così evocative e precise. Il fatto di viverci mi permette di apprezzare ancora di più la tua sottile ironia, che le rende oltre tutto molto divertenti.

    1. Sfido chiunque a salire tutti quei gradini senza avere un po’ di fiato corto 🤣! Mi fa molto piacere averti accompagnata, nei luoghi, attraverso questa storia che ancora gira in pista in attesa che la torre di controllo dia l’okay per partire

  2. Ciao Loris. Del tuo racconto mi colpisce il modo in cui riesci a trasformare la salita verso il Saint Remy in un’esperienza quasi interiore, fatta di visioni, ricordi e ironia. È una scrittura che trascina, piena di immagini vivide, anche se a volte l’abbondanza di dettagli tende a rallentare un po’ la lettura (sempre per quella questione delle frasi più brevi…Ma non ascoltarmi!). Nel complesso però lascia addosso la sensazione di aver percorso davvero quei gradini, con lo stesso fiato corto e la stessa attesa sospesa.

    1. Per le frasi brevi ti ascolto eccome, così impari 🤣! Hai ragione, è un aspetto che sto cercando di limare pian piano. Per quanto riguarda la salita, credimi, se un giorno dovesse mai capitarti… succederà qualcosa di magico. Ho descritto solo la sua prospettiva, ma potrei aggiungere qui che mentre sali hai letteralmente il vuoto e il cielo prima a sinistra e poi, sopra, che sovrasta tutto. Un po’ come quegli ascensori tutto vetro che non capisci nemmeno come fanno a muoversi se non attraverso dei fili invisibili!

  3. Ciao Loris! Sempre originale questa tua serie, che sembra intrecciare la complessità di un flusso di coscienza con la leggerezza contemplativa di una passeggiata nel centro di Cagliari. Una guida turistica dei luoghi dell’anima👏🏻

    1. Mi ero perso sto commento, perchè ho rielaborato il capitolo regalandogli così un poco di giustizia in più. Se la meritava! Azzecchi a dir poco, contemplazione e coscienza, e come lo dici è bello vibrante!! Grazie, Nick

  4. Non conoscevo questa piazza, ma tu l’hai fatta vivere con le tue considerazioni. È semplice e piacevole leggere i tuoi racconti. Si vede che sei una persona sensibile. Torna anche tu a commentare i miei racconti che a volte scrivo così di getto da non rendermi conto che rompo troppi schemi e ho bisogno di molte critiche.

    1. Buongiorno Domenico! Ma si, le critiche servono a tutti. Ho imparato molto da quelle piuttosto che da commenti tipo “racconto bellissimo, complimenti”. Io stesso amo rompere gli schemi, aggirare le regole a mio piacimento creando un modus operandi tutto mio e a volte sconfino facilmente in diversi errori. Mi fa piacere che tu abbia letto questo capitolo, non so se hai letto la storia dall’inizio. Diciamo che ho scelto di inserire nella narrazione appunto, tutta una serie di descrizioni del luogo in modo da trasportare fisicamente il lettore prima nei posti… poi, negli eventi. Ci riuscirò?! Maybe…

  5. Pochi mesi fa, esattamente era il 6 marzo 2025, per ricordare Emilio Lussu, in occasione del cinquantesimo anniversario dalla morte, proprio nella galleria di cui parli nel racconto, c’ é stato un dibattito aperto a tutti. Per arrivare anch’ io ho percorso il largo Carlo Felice, poi la via Manno e quindi, in piazza Costituzione, su per il bastione Saint Remy, fino all’ enorme terrazza. E da lì una vista stupenda che ogni volta mi incanta e mi ripaga della fatica. Non ho notato i gabbiani ma lo scorcio di mare, in fondo al viale Regina Margherita, era molto suggestivo. Centosettanta gradini tutti di seguito. Stanca sí, ma non troppo. Mi son detta che l’allenamento quotidiano, evitando ascensori, scale mobili e, spesso, anche l’automobile, é un ottimo rimedio per prevenire l’ invecchiamento precoce e mantenere un minimo di resistenza fisica. Ci torneró presto, grazie per aver ricordato uno dei monumenti piú spettacolari di Cagliari.

    1. Felice di averti coinvolto! La descrizione è stata puramente sommaria e velata, volevo che fosse sì importante ma allo stesso tempo è stato un modo per sviare il lettore dagli eventi. Per quanto riguarda i gabbiani be, loro fanno realmente da padroni: volano nell’immenso che noi dalla terrazza, possiamo solo ammirare con gli occhi.