Pietro

Serie: Due soldati


Pietro e Carlo, due soldati dalle sorti diverse eppure intrecciate.

Nel 1938, all’età di vent’anni, mio nonno venne regolarmente chiamato alla leva per essere esaminato.

Secondo quanto previsto da una riforma del 1934, nell’anno successivo sarebbe stato tenuto ad assolvere ai propri obblighi militari. Le ferme di leva venivano distinte in base ad un ordine decrescente di durata e a lui era spettata quella denominata “minore di 2° grado”. Il suo sarebbe stato un servizio di soli sei mesi, a fronte dei diciotto ordinari. Per quella generosa riduzione doveva essere grato ai meriti genitoriali: il padre Domenico era stato infatti insignito di una medaglia al valore per aver combattuto in una delle campagne d’Africa mussoliniane. Ne era addirittura tornato ferito: molti anni dopo la sua morte, la riesumazione del corpo ha portato alla luce tra i resti un proiettile solitario, su cui la carne lacerata doveva essersi silenziosamente richiusa.

Pietro – era questo il nome di mio nonno – venne quindi mandato in Piemonte, a Casale Monferrato.

Tra i primi incarichi che gli furono assegnati vi fu quello di attendente. Forme di discriminazione su base regionale hanno caratterizzato lo Stato italiano sin dalla sua nascita; non sorprende pertanto che l’ufficiale a cui venne assegnato nutrisse nei suoi confronti una certa diffidenza preconcetta. Le origini umbre del giovane sottoposto lo indussero a studiare un espediente che ne provasse l’onestà. Rassettando lo studio del superiore, non c’era giorno in cui mio nonno non si imbattesse in una moneta apparentemente perduta. Poteva trovarla nascosta tra le carte sul tavolo, in un angolo a terra, comunque sempre in un posto in cui potesse sembrare smarrita. Stando alle congetture dell’ufficiale, i ripetuti ritrovamenti prima o poi avrebbero indotto l’attendente ad intascare furtivamente il soldo. Tuttavia, al contrario di ogni suo pronostico, lo ritrovava puntualmente nella stanza, lasciato in bella mostra.

Se fosse dipesa solo da lui, la cosa sarebbe forse continuata per l’intera durata del servizio dell’attendente. Con sua sorpresa, fu invece proprio il ragazzo ad interromperla; e non sottraendo la moneta, bensì usando il più totale rispetto per far presente l’inutilità di un tranello di cui aveva ormai da tempo capito l’intento.

Come già detto più sopra, quei modesti doveri militari avrebbero dovuto esaurirsi in un tempo relativamente breve; certo nessuna scadenza poteva essere stata calcolata, tenendo conto dell’entrata in guerra. I sei mesi di lontananza da casa divennero per mio nonno oltre sei anni, nella crudele ironia di quel numero rimasto immutato. Agli ordini di un burattinaio per lo più invisibile, fu ridotto anche lui ad una trita pedina sul tavoliere dell’Europa mediterranea. Dietro al continuo alternarsi di congedi e chiamate, finì a combattere in Grecia, venne catturato.

Se interpreto correttamente le sue annotazioni, questo avvenne nel settembre del 1943. Non è da carte che le attingo, ma da una triste latta incisa; quella che gli fece da piatto nei due anni successivi, la stessa su cui segnò confusamente delle date, nel tentativo disperato di puntellare un’esistenza alla deriva.

Per ventidue giorni visse da bestia, stipato in un vagone merci. Alcuni suoi racconti lasciano supporre che fossero aperti lateralmente; tra questi, spicca il resoconto dell’impensabile modo in cui i prigionieri si trovassero costretti a defecare, facendo attenzione a non insozzare lo spazio striminzito in cui viaggiavano. Ebbene, mentre il convoglio proseguiva la sua corsa, di fronte all’urgenza di un bisogno, ciascuno doveva confidare nell’aiuto di almeno un paio di compagni che, tenendolo stretto per le braccia, gli permettessero di sporgere le natiche di fuori e scaricarsi lungo i binari. Certo ad una simile descrizione non si può biasimare l’accenno ad un sorriso; sorriso che nondimeno finisce per sbiadire se considerata la grottesca degradazione a cui un uomo può essere ridotto.

In quella lenta risalita verso il cuore del Reich, le divise leggere e le scarpe di cartone offrivano un riparo sempre più misero. Man mano che il treno avanzava, le tinte vivide dei paesaggi scolorivano in squallide poltiglie di neve sciolta, per cedere poi al candore diafano di coltri sempre più spesse.

Serie: Due soldati


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