Poesia in prosa

Serie: Panchine


«Come fosse fatta, e cosa fosse propriamente la vita, [..] si domandava la mattina [..]. La vita non era certo la professione;[..] Spesso, soprattutto al rincasare, un oscuro rimescolio interno[..] lo avvertiva [..] che prima o poi l’acque si sarebbero raccolte fra rive più strette e precise e il corso della sua vita avrebbe riacquistato una direzione ed un suono»

(G.A. Borgese, Rubè)

C’è sempre un giovane che si siede sul bordo del fiume, a cercar di afferrare immagini passate, sulle acque scorrenti arrestarle perfino, e insieme a loro eseguire il tentativo di sostare: sulle rapide di tumultuosi appunti presi di getto col linguaggio dettato dall’urgenza del gesto poetico, nell’intento di ricostruire una storia nella prosa dei ricordi rifluiti sulla riva fluviale, dentro il parco cittadino, appena prima dell’ingresso o poco dopo il rientro da un qualsiasi luogo di lavoro.

Il giovane che s’immaginava sempre dedito alla stesura del suo romanzo, in un non ben precisato futuro, cui era stato ormai rimandato il progetto, dopo la maturità ed il congedo dalla scuola, certo, ma anche dopo che fosse stata risolta la questione del lavoro, probabilmente, ovvero il problema di trovare un impiego, e magari quando il lavoro stesso gli avrebbe lasciato il tempo di dedicarsi alla scrittura.

Del resto l’attesa sarebbe stata senz’altro ben ripagata, se nel suo svolgimento la narrazione avesse ottenuto anche il valore aggiunto di un certo inquadramento storico, che in fondo poteva già essere ben tracciato, ai margini del racconto come ai bordi della pagina, semplicemente attingendo ai contenuti dello stesso curriculum scolastico, riportando alla memoria ciò che si studiava allora nei libri di testo, e in quelli di Economia in particolare, per i quali si riconducevano a tre fondamentali i possibili Sistemi: quello ad economia pianificata, quello di libero mercato e quello ad economia mista, posti uno accanto all’altro con una certa rispettosa neutralità, quasi a voler proporre equilibratamente una libera scelta tra i diversi, pur se un certo tono della scrittura sembrava talvolta tradire inevitabilmente una preferenza, quantomeno agli occhi di chi nella mediazione e nel compromesso si trova sempre meglio, per il terzo della serie per l’appunto.

Nel mezzo di questo contesto si sarebbe trovato il giovane ex-studente appena entrato in possesso del diploma idoneo a presentar domande di assunzione come impiegato di concetto, anziché d’ordine meramente; e presto del resto, o immediatamente si può ben dire, avrebbe acquisito così il nuovo importante ruolo di lavoratore; anche lui sarebbe entrato a far parte di uno di quei massimi sistemi che strutturano il mondo materiale, acquisendo anche il diritto di propendere per l’uno o per l’altro, almeno nell’esercizio libero del proprio pensiero.

E proprio in quest’ottica, infatti, nella coscienza che il diritto di far parte di una società comporti anche l’obbligo di esercizio del giudizio, era appena riuscito a formarsi un’opinione ben documentata, dopo mesi e mesi di studi personali sulle pagine fitte di corposi volumi che presentavano spesso il volto serio dell’autore stampato sul dorso o in copertina; ed era pronto davvero stavolta a prender posizione, quantomeno in una lotta di parole, a scegliere la propria parte tra le linee o le cortine, un campo di riferimento tra le barricate o le barriere di cemento, superando per una volta l’incertezza cronica, l’irresolutezza creata dalla celebrazione del dubbio come posizione morale di fronte alle cose del mondo; era ben preparato, finalmente e ancora una volta, appena prima dell’evento capace di seppellire, nella cosiddetta caduta di un muro, insieme ai vecchi testi scolastici, e quelli di Economia in particolare, per cui non fu sufficiente neppure una nuova edizione, anche tutti i volumi pieni di buona volontà sociale, che potevano alimentare magari la storia raccontata dal giovane ex-studente e neo-lavoratore.

C’è sempre un posto nel parco cittadino, dove scorre, per così dire, l’immagine di un giovane in piedi sul greto o sul letto del fiume, come una vita ancora o nuovamente al punto zero, già dopo la pescaia e sotto le cascate, dove le acque un po’ scosse pian piano riprendono a camminare, uscendo lentamente, in discesa dalla città, verso il loro estuario.

Serie: Panchine


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