Polpaccetto Rosso

C’era una volta una bimbetta; solo a vederla tutti la infamavano, specialmente la nonna la quale non sapeva come sbolognarla ogni volta che la madre la spediva da lei per avere casa libera per il ricevimento della clientela.

In un’occasione, per scrollarsela di dosso, le regalò un paio di parastinchi rossi.

Il regalo piacque talmente tanto alla giovenca da non levarlo mai.

Per tale motivo, da allora, tutti la chiamarono Polpaccetto Rosso. 

Un giorno sua madre le disse laconicamente, porgendole un paniere: “Polpaccetto Rosso, eccoti una sleppa di focaccia col colombaccio ed una bottiglia di vino del contadino. Portali alla tua nonna; è debole e malata e si ristorerà. Più che altro sii gentile e levati dalle palle perché devo ricevere un cliente in casa”.

Polpaccetto Rosso annuì spazientita, in quanto la vecchia megera abitava nelle case popolari, in un quartiere periferico squallido ma, soprattutto, fuori mano.

Polpaccetto Rosso andò alla fermata ed attese la corriera che l’avrebbe condotta nel quartiere dove la nonna abitava 

Sul bus incontrò Don Amabile Botro, il discusso parroco di quel quartiere.

“Buon giorno, Polpaccetto Rosso,” esclamò il prelato con sguardo sornione e voce turgidamente lasciva “Dove stai andando?”

“Dalla nonna” rispose prontamente Polpaccetto Rosso “Ma prima mi fermo da Taschino per vedere se è arrivato l’ultimo modello dell’ I-phone”

Don Botro annuì esponendo un laido sorriso di concupiscenza

“Che cos’hai in quel fagotto da pezzente?” incalzò.

“Viveri per la vecchia” rispose stizzita Polpaccetto Rosso.

“Che famiglia di miseri!” esclamò disgustato il parroco.

Polpaccetto Rosso avvampò per la rabbia.

“Ma vaffanculo” sbottò infine.

Subito dopo si alzò ed andò a sedersi in un altro sedile.

Il prelato, invece, scese alla fermata successiva, fingendo di avere ricevuto una telefonata urgente sul cellulare.

In realtà andò dritto alla casa della nonna di Polpaccetto Rosso.

Bussò alla porta.

“Chi è?”  rispose la vecchia.

“Sono Don Botro. Vengo per conto di tua nipote. Aprimi.”

“Vieni avanti Don Botro!” gridò la nonna azionando l’apertura automatica “io ho la gotta e non posso camminare”

Il parroco entrò, ed, in un silenzio glaciale, andò dritto alla poltrona dove la nonna giaceva stravaccata come una balena spiaggiata, estrasse una pistola col silenziatore e la puntò contro la vecchia.

“Maledetto bottino!” gracchiò rabbiosamente la vecchia sgranando gli occhi, un attimo prima che Don Botro le sparasse a bruciapelo nel petto.

Don Botro occultò quindi il cadavere e subito dopo si infilò, completamente nudo, nell’armadio a muro posizionato nel corridoio, con il comando di apertura automatica del portone di ingresso in mano.

Dopo una manciata di minuti sopraggiunse Polpaccetto Rosso.

Suonò.

Nel silenzio, la porta venne aperta automaticamente.

Polpaccetto Rosso entrò esitante nell’appartamento.

“Nonna?” azzardò richiudendo il portone alle sue spalle.

Silenzio.

“Nonna sono venuta a portarti la schiacciata col colombaccio ed il vino rosso del contadino!” urlò Polpaccetto Rosso con voce incrinata dalla crescente inquietudine.

Ancora silenzio.

Polpaccetto Rosso avanzò incerta verso la stanza.

Quando ebbe superato l’armadio a muro, Don Botro spalancò le ante, irrompendo, completamente nudo, nel corridoio.

Polpaccetto Rosso strabuzzò gli occhi.

“Tu?! Maledetto?! Lo sapevo che eri un lezzo oltre che uno stronzolo!” urlò a metà tra l’inferocito ed il terrorizzato.

Il prelato la superava abbondantemente in altezza e stazza.

Con passo lento camminò all’indietro, senza perdere il contatto visivo, fino a raggiungere il portone per poi chiuderlo col chiavistello.

Un sorriso crudele si allargò sul volto del parroco.

“No dai. Cosa vuoi fare?” iniziò improvvisamente a cantilenare in tono piagnucoloso Polpaccetto Rosso, chiudendo ed aprendo gli occhi in modo freneticamente aritmico a causa dell’eccesso di tensione emotiva.

Il prelato si avvicinò silenzioso, ostruendo impietoso ogni via di fuga e contorcendo le sue sottili labbra in un ghigno ora orribile.

Il destino di Polpaccetto Rosso sembrava inesorabilmente segnato, quando, in modo improvviso ed inatteso, un rumore proveniente dal pianerottolo distrasse il prete.

Don Botro distolse lo sguardo da Polpaccetto Rosso per un solo attimo, ma tale frazione fu sufficiente  alla ragazza per afferrare la bottiglia di vino stipata nel paniere delle vivande e scagliarla, dritto per dritto, contro il prelato.

L’impatto tra lo spesso vetro della bottiglia e la tempia di Don Botro fu inevitabile.

Il prete cascò all’indietro privo di sensi, lasciando esposte, e completamente nude, le sue parti più vulnerabili, contro cui Polpaccetto Rossi infierì senza pietà con la pianta del piede.

Don Botro riaprì gli occhi il tempo necessario ad emettere un agghiacciante urlo di dolore, udire Polpaccetto Rosso commentare con sarcasmo “Utile il paniere da miseri, vero?” ed infine svenire privo di sensi con le palle dolenti.

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Discussioni

  1. Ironico, grottesco e originale. Dai tempi dei fratelli Grimm il linguaggio e lo stile narrativo è “leggermente” diverso. Non so i preti, se anche allora come oggi, troppo spesso… In tutti i casi: evviva Polpacccetto Rosso!

  2. Meno male che Polpaccetto Rosso si è fatta giustizia da sola: all’arrivo del cacciatore (il cui nome è già tutto un programma) non avrebbe avuto scampo. Un racconto dalla comicità dissacrante che fa anche riflettere. Bravo, Gabriele! 👏👏👏

  3. Ho riso di cuore pensando a Polpaccetto Rosso (no cappuccetto rosso) e alla nonna megera (no nonna buona), per non parlare di Don Botro (lupo moderno)…
    Sul finale ho riso amaramente, per poi crollare e tornare a ridere divertito sul “paniere da miseri”.
    Più leggo i tuoi racconti, più penso che tu sia geniale. 👏🏼