
Prima della festa
Serie: La festa patronale
- Episodio 1: Prima della festa
STAGIONE 1
Nel giardino della piccola casa dove abitava da qualche anno, stava svolgendo un banale lavoretto utilizzando gli assi di un bancale che aveva preso al lavoro. Solitamente prendeva gli scarti dei bancali rotti per accendere e alimentare il fuoco del camino di casa sua ma questa volta l’uso era un altro. Si trattava di un mestiere che avrebbe potuto svolgere chiunque, ma quel profumo e quella sensazione al tatto che il legno dava non lo lasciavano indifferente. Normalmente tutto questo accadeva rigorosamente sotto il sole, ma questa volta si era spostato per trovare una zona d’ombra. Erano giorni di caldo eccezionale con temperature ben al di sopra della media ma a causa del cambiamento climatico di cui tanto si parlava questa calura sarebbe diventata la normalità per gli anni a seguire. Dopo aver preso le misure stava procedendo al taglio delle assi e sentiva il pensiero vagare, indietro fino ad un tempo oramai lontano. Era quello in cui frequentava svogliatamente la bottega del padre, allʼepoca uno stimato restauratore di mobili antichi, del quale non aveva saputo apprendere lʼarte. Assaporava di nuovo lʼodore della polvere del legno mentre scartavetrava. Ripensava allʼamore intenso e alla passione con cui il padre svolgeva il mestiere e rifletteva che un amore altrettanto intenso, anche se diverso, lo metteva anche lui quando svolgeva un compito per casa propria. Ora si stava adoperando per dare un aiuto alla madre, agevolarla nel percorso della malattia che la rendeva più fragile di un tempo.
Per un istante si sentì vicino a suo padre, come quando dopo una mattinata di lavoro passeggiavano verso casa. Camminate rese ancora più allegre dagli schiamazzi dei bambini che uscivano dalla scuola che si trovava di fronte alla loro bottega e dalla certezza di trovare il calore di un pasto in famiglia che, la madre mai aveva fatto mancare. Erano dei pranzi felici, dove mentre suo padre cercava di buttare anche un occhio al telegiornale lui, suo fratello e sua sorella raccontavano peripezie scolastiche varie, quasi gareggiando a chi stupiva di più i genitori. Quel sapore così dolce di una infanzia felice, con tanti amici in comune con fratello e sorella data la poca differenza di età che li divideva, lo stava cullando.
Mentre passava una mano di impregnante tornava con la mente adolescente, che bei tempi, che epoca meravigliosa e quanti sogni, ma anche quanti rimpianti, quanti se e ma legati a scelte fatte in quegli anni. Riviveva momenti, che sempre avrebbero reso più liete le sue malinconie. Quei tre quarti dʼora di un pomeriggio estivo erano stati a loro modo speciali. Solo lʼabbaiare della sua cagnetta e le infinite pose e scodinzolate atte a ricordare che era lʼora della passeggiata, lo ricondussero alla realtà.
Appoggiò gli assi al muro per lasciarli asciugare, mentre una piccola nuvola copriva per un istante il sole. Rimirava soddisfatto il suo operato, fiero di aver fatto qualcosa per la madre. Quegli assi incollati al girello con cui si muoveva in casa lʼavrebbero aiutata a portarsi dietro, senza fatica, le sue cosine. Era passata indenne dalla pandemia senza rimanere contagiata e aver visto una delle sue amiche mancare completamente sola in un letto d’ospedale lo aveva spaventato, ma non a sua madre che nonostante tutto non aveva perso il sorriso.
Dopo aver spostato una vecchia mascherina abbandonata li chissà da quando richiuse la stanza che dava sul giardino e che utilizzava come cantina, lavanderia e magazzino per attrezzi vari, perciò un vero guazzabuglio dove comunque trovava tutto. Lʼunica cosa li dentro che lo infastidiva era la vecchia lavatrice, ancora funzionante, promessa da qualche mese al vicino, che però da troppo tempo stava facendo attendere per prendersela. A causa del caos di quella stanza era stato ripreso tante volte, ma lui affermava che, anche se non sapeva quando, avrebbe fatto ordine e buttato le cose inutili.
Lucio, che doveva il nome alla passione materna per Lucio Battisti, risalì attraverso la scala a chiocciola dal giardino allʼentrata di casa, seguito fedelmente dallʼadorante Leila. Diede il via ad una serie di riti che precedevano ogni giro con lei. Aveva lʼabitudine di fingersi seccato quando cercava di mordergli le calze mentre infilava gli scarponcini, necessari al fine di avventurarsi per il bosco e guadare il rio insieme, se era il caso. Lo era la maggior parte delle volte. Dopo gli scarponcini era il turno di quello che Lucio aveva battezzato come lʼanticipino, si avvicinava al frigo faceva sedere Leila a debita distanza e, dopo essersi fatto dare dalla paziente cagnetta alternativamente le zampe, le elargiva un prelibato pezzettino di wurstel. Successivamente ne prendeva un altro, lo agitava dicendo ad alta voce:
«Dopo!»
Leila iniziava un gioioso e scatenato giro su se stessa. Quindi arrivava il turno del collare, allacciato dopo averla fatta sedere ancora una volta e preteso un “bacio”, infine il guinzaglio, che veniva attaccato mentre si assicurava di avere in tasca i sacchettini per raccogliere le eventuali deiezioni.
Era già quasi lʼora del tramonto e finalmente, grazie ad un poʼ di vento, il caldo risultava essere meno soffocante. Nel paese c’era trambusto che stava crescendo esponenzialmente con l’arrivo del crepuscolo.
Serie: La festa patronale
- Episodio 1: Prima della festa
Un racconto con uno stile molto delicato, utile per narrare i ricordi d’infanzia del protagonista e, nella parte finale, i “rituali” giocosi con Leila.
Sono curioso di leggerne il seguito.
Ti ringrazio per le belle parole anche se mi son reso conto che dovrò fare un duro lavoro di compressione del romanzo in oggetto per poterlo fare stare nelle tre stagioni disponibili. Sarà un duro lavoro , ma qualcuno deve pur farlo.
Ho respirato le atmosfere di una volta, sei riuscito a ricondurmi in un piccolo mondo magico fatto di abitudini, piccole cose e ricordi. Promette bene.
Grazie, sperando di riuscire a mantenere le promesse.