
(Prima)Nascita di Stargirl.
Serie: Stargirl / Un'Opera Di Paese
- Episodio 1: (Dopo)Need U 2Nite.
- Episodio 2: (Prima)Nascita di Stargirl.
STAGIONE 1
Quando la conobbi, non ero nemmeno a conoscenza del fatto che vivesse nel piano sotto il mio. Vivevo in un condominio lontano dal centro del paese, e bastava affacciarsi la notte dal terrazzino per vedere la mia combriccola di amici farsi. Non ero nemmeno a conoscenza del fatto che, quando ero solito affacciarmi dal terrazzino e osservarli accendere cannoni, lei era lì, nello stesso momento, a osservare la scena colma dei miei stessi pensieri. Ci divideva solo qualche metro e un piano. Eppure io non ero a conoscenza della sua esistenza. O almeno della sua esistenza nel mio stesso palazzo, così vicini.
Quando la conobbi era una sera d’estate. Si stava conoscendo con un tipo della compagnia e iniziò ad uscire con noi. Era più tonda all’epoca, gli occhi spalancati e un sorrisino onnipresente; era lì sempre. Aveva un caschetto di capelli biondi le cui due ciocche frontali nascondevano gli occhi. Era lì sempre. E io cazzo la odiavo. Era come in più. Ed in più in paese avevano preso vita un sacco di racconti sopra la sua persona. E tutti i racconti narravano di tradimenti da parte di lei o di lui, del suo passato turbolento in qualche altro Paese, o cose di questo tipo. Io mi sentivo di troppo in quella compagnia. Lei invece, come arrivata, era riuscita subito ad auto includersi senza problemi di sorta. Quella sera non ci scambiammo alcuna parola, tranne una breve presentazione e due saluti a fine serata. La situazione non cambiò molto col passare delle serate. Io, muto come un pesce chino a scrivermi con una ragazzetta con la quale mi frequentavo solo da qualche mese. Lei, china a ricevere baci dal mio amico. All’epoca, tra l’altro, i miei amici non avevano ancora cominciato con le droghe, ma erano già al limite dell’alcol. Non dava più loro molte soddisfazioni, ed in più, essendosi il corpo abituato già alle grosse dosi di veleno, spillava troppi soldi per continuare.
Le sere uscivamo e tornavamo a casa a orari sempre differenti, e lei non era solita uscire di casa. Per caso accadde una sera che me la trovassi davanti il cancello del condominio intenta a litigare con le chiavi. Il fanale della moto la illuminava: emanava biancore dalla pelle, dai capelli, dagli abiti. Non ci scambiammo nemmeno quella volta grosse parole. Rimanemmo stizziti dalla scoperta della nostra vicinanza fino ad allora occultata e andammo ognuno nel proprio appartamento, imbarazzati nelle nostre interiora. Un solo, breve, flebile saluto fu quanto ci dicemmo quella sera. Era l’una di notte.
La mattina dopo, per le 7, ci fu un bombardamento continuo del campanello, seguito dallo sfondamento a pugni della mia porta di casa. Bestemmiai e mi alzai dal letto, intento a spaccare il setto nasale allo stronzo appostato davanti la porta così presto. Era lei, con il suo sorrisone che andava da un orecchio all’altro e con ancora addosso il pigiama. Accantonai l’idea di deviarle il setto nasale e le chiesi, innervosito, cosa volesse. E lei, facendo come se ci conoscessimo da anni, disse:
– Ma cosa potrei mai chiederti di prima mattina, rincoglionito? Viviamo nello stesso condominio e non facciamo nemmeno colazione insieme? Non rompere e scendi da me, che ti offro qualcosa!
Non potei rifiutare. Scesi nel suo appartamento e, per quanto volessi evitare tale sentimento, avvertivo nell’aria una certa sensazione di guerra, come se quest’aria fosse intrisa di polvere da sparo pronta a prendere fuoco. Chiedeva solo una scintilla. La pregava. Capì subito da dove arrivasse quel fetore. Vidi, entrando, suo padre in fondo a destra col cellulare in mano e gli occhiali a mo’ di cerchietto che bloccavano i lunghi capelli bianchi, mostrando dall’alto uno sguardo severo, quasi il cellulare gli facesse ribrezzo o gli suscitasse odio. Sua madre dall’altra parte della stanza piegata a lavare la cappa della cucina specchiando la sua bellezza matura sul piano cottura e mostrando, impercepibile, piccole lacrime che subito sopprimeva quasi sul nascere. Mangiai ogni biscotto inzuppato nel caffè latte quasi a forza: si rifiutavano di scendere, col terrore di provocare durante l’azione un rumore fin troppo percettibile ai danni dei due offesi. Lei se ne sbatteva. Rideva sempre e fingeva nemmeno esistessero quei due in casa, come fossimo solo io e lei. Iniziò a parlarmi di mille cose del nostro gruppo, dei nostri amici e del suo tipo, lamentandosene il più delle volte e facendolo somigliare più ad un cane che ad un uomo.
Tornai nel mio appartamento, accesi l’hi-fi, e mi accasciai sul letto in preda a pensieri inconsci e liberi, finché non mi addormentai nuovamente scordando qualsiasi ragionamento avesse fatto la mia mente un’ora prima.
Incontrai così Stargirl.
Serie: Stargirl / Un'Opera Di Paese
- Episodio 1: (Dopo)Need U 2Nite.
- Episodio 2: (Prima)Nascita di Stargirl.
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