Principati e potenze

Serie: Vilhelmiina


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Quella sera andai a letto presto, anche per evitare il buio: le ultime luci del giorno mi avrebbero accompagnato dolcemente nel mondo dei sogni, e avrei così evitato di immaginare esseri spaventosi nascosti nelle tenebre.

L’indomani mattina, come promesso, andai in chiesa per partecipare alla messa. Trovai Johanna già lì, seduta accanto a persone che conoscevo appena e decisi che avrei aspettato il termine della funzione per salutarla. Non avevo voglia di socializzare, volevo solo tornare a casa il prima possibile. Così, fu un sollievo trovare posto accanto a due sconosciute: non sarei stata costretta a rivolgere loro la parola.

La messa iniziò, ma non riuscii a concentrarmi, la mia mente era altrove. In particolare, mi domandavo dove si trovasse esattamente Heikki in quel momento, se fosse al sicuro e quando avrei finalmente ricevuto una sua lettera.

Gli occhi mi si riempirono di lacrime, ma cercai di non farlo notare.

Poi, d’un tratto, la mia attenzione si concentrò sul passo evangelico che il prete iniziò a leggere: «Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli…»

L’idea di amare un nemico mi metteva a disagio: ero sempre stata convinta che l’amore fosse un sentimento, qualcosa di spontaneo e incontrollabile. Ma quel giorno il prete affermava il contrario, cioè che l’amore non fosse un sentimento, ma una decisione. Ecco perché, in teoria, sarebbe possibile amare un nemico.

Poi continuò, parlando della guerra e dei tempi difficili che avremmo dovuto affrontare: «Dobbiamo ricordare che “la nostra battaglia non è contro carne e sangue, ma contro principati e potenze”. Ciò che vediamo è solo la superficie; è nel mondo spirituale che avviene il vero combattimento. Ecco perché la pace va costruita partendo da piccoli gesti, che sembrano insignificanti, ma non lo sono. Il male può essere sconfitto solo con il bene».

A quel punto, mi estraniai nuovamente, meditando sulle parole che avevo appena ascoltato. Mi resi conto che forse il mondo spirituale mi affascinava tanto perché, in qualche modo, mi ricordava quel mondo magico in cui vivevo da bambina, insieme a Maria.

Quanto mi mancava Maria! Ormai era diventata infermiera e lavorava in ospedale, a Helsinki. Pensai che, una volta tornata a casa, le avrei scritto una lettera.

Terminata la celebrazione, aspettai Johanna davanti alla chiesa. Lì vidi una giovane donna che piangeva, circondata da alcune persone che cercavano di consolarla. Probabilmente, anche suo marito era partito in guerra, oppure aveva appena perso qualcuno, o chissà quale altro dramma la affliggeva, poverina. Erano tempi difficili per tutti, bisognava farsi coraggio.

Mi domandai che fine avesse fatto Johanna, poi la vidi all’interno della chiesa, che conversava con il prete. A quel punto, decisi di andare.

Quando arrivai davanti alla porta di casa, mi accorsi che era già aperta. Non ebbi il coraggio di entrare, così rimasi lì a fissarla.

E se un ladro si fosse introdotto in casa durante la mia assenza?

In quel momento mi raggiunse Johanna: «Vilhelmiina, come corri! È da un po’ che provo a raggiungerti. Ti ho anche chiamata più volte, ma non c’era modo di fermarti. Che succede?»

«Guarda, la porta è aperta.»

«Avrai dimenticato di chiuderla, può capitare. Stai serena, è una zona tranquilla, ci conosciamo tutti qui. Però se hai paura, entro anch’io con te.»

Accettai volentieri.

«Hai visto? Non c’è nessuno.»

«Sì, hai ragione. Scusami, sono un po’ in ansia ultimamente.»

«Non hai nulla di cui scusarti. Adesso devo andare, ma non esitare a chiamarmi in caso di bisogno, capito?»

«Certo. Grazie, Johanna.»

In effetti, era rassicurante il fatto che lei abitasse a pochi metri da casa mia, mi faceva sentire meno sola.

Dopo pranzo, mi misi a scrivere una lettera per Maria, come mi ero ripromessa di fare.

Avevo appena iniziato, quando fui interrotta da un rumore proveniente dalla sala da pranzo. Andai a controllare e trovai, ancora una volta, il quadro della mamma che pendeva da un lato. Mi avvicinai lentamente, guardandomi intorno per accertarmi che non ci fosse nessuno. Provai a raddrizzarlo, ma quando lo lasciavo, tornava sempre nella stessa posizione. Mi innervosii, lo presi e lo misi per terra. La parete sembrava in buono stato, e il chiodo era ben saldo. Pensai allora che il problema fosse nella cornice, così provai ad esaminarla. Sul lato posteriore, in effetti, il legno appariva gonfio, come se fosse stato bagnato. Ma il muro non presentava segni di muffa. Sfiorai appena quel rigonfiamento e avvertii qualcosa sotto le dita: all’interno del legno, un essere vivo aveva reagito al mio tocco muovendosi. Poi lo vidi chiaramente, sembrava un serpente intrappolato all’interno della cornice. Mi scappò un urlo e lasciai cadere il quadro. La cornice si ruppe e quell’essere strisciò fuori dalla crepa. Non era un serpente, erano capelli. I miei capelli e quelli di Maria legati insieme in una treccia che non era più quella di un tempo: erano diventati grigi e lunghi, anzi lunghissimi. La treccia strisciò sul pavimento, raggiunse la porta e prese a salire le scale. Nonostante fossi terrorizzata, qualcosa mi costrinse a seguirla. Arrivò in camera da letto, raggiunse la mensola sulla quale si trovava il libro di magia e lo fece cadere. Osservai la scena rimanendo contro la parete, non avevo più nemmeno la forza di urlare.

Poi la lunga treccia si lasciò morire sul pavimento, diventando un oggetto inanimato, anche se questo non la rese meno mostruosa.

Dio aiutami, ti prego aiutami.

Dopodiché, il buio.

Continua...

Serie: Vilhelmiina


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Un passaggio interessante quello della protagonista sul tema dell’amore; probabilmente non casuale. Davvero inquietanti i capelli animati nella cornice del quadro e sì, in effetti, condivido la congettura di Concetta. Infine, resta misteriosa la figura di Johanna, la sua gentilezza affettata lascia perplessi. Ciao Arianna e grazie per la lettura

  2. C’è qualcosa di strano in Johanna: tutte le volte che entra in casa di Vilhelmiina, cade il quadro. Tremenda la scena della treccia che si anima e diventa un serpente. Spero di sbagliare, ma fa pensare alla loro amicizia, che prima era un intreccio di promesse e sentimenti e adesso invece potrebbe essere malata, morente e dannosa. Bravissima, Arianna🙂❤️

  3. Orribilmente efficace, il movimento dei capelli. Conosci i meccanismi del terrore e li applichi con efficacia. Mi chiedo spesso, nel caso tuo e di altri giovani scrittori con questa abilità, se non avete ripercussioni, se quello che create nel pensiero resta fuori di voi oppure fa parte di voi. Non so se mi sono spiegata. Mi è piaciuto anche come hai reso, con parole piane ma efficaci, il discorso del sacerdote. Buon lavoro.

    1. Ciao carissima (scusa ancora per la risposta un po’ confusa al tuo messaggio privato). Per quanto riguarda le ripercussioni: sì, le abbiamo. Almeno, per me è così (infatti ho paura del buio e di tantissime altre cose🙈😅) Grazie di essere passata a leggere, mi fa tanto piacere ❤️

  4. “Ecco perché la pace va costruita partendo da piccoli gesti” ti abbraccerei! Madò che ansia quel gonfiore nella cornice e la treccia animata che la guida al libro. Brava Arianna, sempre un piacere leggerti. 🌹

  5. Un capitolo suggestivo: parte da una quotidianità semplice e rassicurante, per poi scivolare lentamente verso l’inquietudine e l’incubo riuscendo a trasmettere bene la tensione e la paura crescente.