La bambina in abito bianco

Serie: The Nightmare Keepers


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Due donne si incontrano per caso in un bar chiuso per lavori. Da un gesto di gentilezza nasce un legame fatto di libri.

Il campanello della porta tintinnò, avvertendo dell’arrivo di qualcuno. Chloe guardò l’orologio: le sette meno cinque. A causa dell’alto scaffale non riuscì a vedere il visitatore, quindi si diresse verso la cassa. Le visite tardive non la infastidivano: di solito, poco prima della chiusura, arrivavano clienti abituali che sapevano esattamente cosa volevano.

Lasciato sul bancone il libro per Alessia, gettò uno sguardo alla libreria. Nella sala regnava il silenzio. «Possibile che si fosse sbagliata?» le passò per la mente. All’improvviso, nell’angolo più lontano, si udì un fruscio.

«Buonasera!» disse la ragazza rivolgendosi al visitatore invisibile. «Posso aiutarla?»

In risposta si sentì una risatina soffocata. Un bambino? Solo? Impossibile. Scrollò le spalle e chiuse la porta a chiave. Abbassò le tapparelle alle finestre, sistemò alcuni libri sugli scaffali anteriori e spense la luce nella sala, lasciando accesa soltanto la lampada fioca all’ingresso. Le piaceva il rituale serale di chiusura della libreria. Per qualche breve minuto si trasformava in una bambina che credeva sinceramente che, di notte, gli eroi delle storie preferite uscissero dai loro castelli di carta e vagassero per la città in cerca di nuove avventure.

«Toc-toc. Chi è? Sono io,

sono venuta da te sola.

Accogli la luce rossa

e addormentati per sempre.»

Una vocina infantile canticchiava una semplice melodia che rimbombava nell’ambiente. Chloe si mosse silenziosamente in direzione dell’angolo più lontano della libreria. Fermatasi al penultimo scaffale, sbirciò con cautela dietro l’angolo. Nel corridoio tra file ordinate di libri stava una bambina di circa cinque anni. Indossava un voluminoso vestito bianco con un bel fiocco rosa. I corti capelli biondi erano ordinatamente arricciati. Ai piedi portava graziose scarpette nere di vernice. Con la testa abbassata guardava il pavimento sotto di sé continuando a canticchiare la canzoncina.

«Toc-toc. Chi è? Siamo noi

venuti coi nostri incubi.

Legati il nastro

e chiudi gli occhietti.»

Chloe indietreggiò spaventata. Passo dopo passo si allontanava da quella visione, cercando di capire mentalmente quanto fosse distante dalla porta. Non aveva il minimo desiderio di scoprire se si trattasse di un’allucinazione o se si fosse addormentata di nuovo senza accorgersene.

Gli scaffali con le novità si trovavano vicino all’uscita. La ragazza tirò un sospiro di sollievo: solo pochi passi la separavano dall’aria fresca della sera cittadina.

«Corri!» le passò per la mente. Senza pensarci troppo si girò di scatto e si preparò a fuggire.

Nel silenzio squillante si udì il clic della serratura che scattava. Ridacchiando, la bambina gettò la chiave da parte e guardò Chloe.

«Allora, allora, che abbiamo qui? Sono la proiezione della tua bambina? No, sembri troppo giovane per questo. Sono te da piccola? No, non ci somigliamo. Sono la tua sorella? Un’amica? Ora vediamo.»

Mettendosi a quattro zampe, la bambina strisciò verso Chloe e, dopo averle fatto un giro intorno, le leccò la caviglia.

«Sento tanta paura, tantissima» sussurrò con voce mutata la strana visitatrice. Rialzandosi in piedi, si fermò davanti alla ragazza e avvolse pensierosa un ricciolo biondo attorno al dito.

La sua mano destra cominciò ad allungarsi e ad assottigliarsi, assumendo una tonalità grigio-sporca. Le dita si saldarono, si indurirono, trasformandosi in un artiglio affilato. La pelle che si staccava cadeva a scaglie trasparenti sul pavimento. La bambina alzò in alto la zampa di un ragno e sfiorò con la punta dell’artiglio la guancia di Chloe. Dopo aver atteso un minuto, iniziò a urlare istericamente, strappandosi la pelle dal viso. Cavatosi un occhio, rovesciò la testa all’indietro e, spalancando la bocca, lo inghiottì. Tossì, si asciugò la bocca con la mano e si lasciò cadere a terra delusa.

«Non capisco. Paura degli insetti, paura del sangue, paura delle bambine dei film horror. In te c’è così tanta paura diversa che l’aria intorno ne è impregnata. Ma il mio spettacolo non ti ha minimamente impressionata. Perché non piangi? Perché non cerchi di scappare? Perché non chiudi gli occhi? CHE COSA C’È CHE NON VA IN TE?» chiese, cercando di rimettere a posto la guancia che le si stava staccando dalla metà sinistra del volto.

Tirando su col naso, continuò: «Lui ha detto che ero pronta al mio primo debutto. Ha detto che ero la migliore di tutti i suoi allievi, che nessuno avrebbe resistito alla mia virtuosità. Non posso tornare a casa a mani vuote: mi manderanno a raschiare dall’asfalto i cervelli dei suicidi. Questo nel migliore dei casi. Nel peggiore mi butteranno nel limbo».

Chloe arretrava con cautela, senza prestare particolare attenzione al suo borbottare. A un metro dietro di lei c’era il bancone su cui aveva lasciato il telefono. Per lei era importante chiamare la dottoressa Amelia. L’aveva avvertita della possibile comparsa di allucinazioni, che potevano essere provocate dal peggioramento della salute o dall’abuso di farmaci.

Frugando con la mano sulla superficie ruvida, Chloe afferrò il primo oggetto che le capitò sotto mano e urlò di dolore. Oltre al telefono, sul banco c’era un taglierino con cui apriva i pacchi di libri. Mordendosi il labbro, premette la mano al petto, lanciando uno sguardo timoroso verso la bambina.

«Hai deciso di tagliarti le vene?» sussurrò dolcemente la bambina. «Ci sono riuscita, vero? Ti sono così grata per questo!»

Le lacrime scendevano a fiumi dal suo unico occhio mentre, in ginocchio, strisciava verso la ragazza. Notando alcune gocce di sangue sul pavimento, le leccò avidamente. Stava per aggiungere qualcos’altro, ma all’improvviso tutto il suo corpo cominciò a tremare come in preda a una febbre. Urlando istericamente, il mostro afferrò Chloe per la gamba.

«Oh, so chi sei. Lo sento. Lui sarà contento quando gli dirò che sono riuscita a uccidere una di LORO. Tu. Tu. Prometto che farà molto male.»

Il suono di vetri infranti interruppe il suo gelido monologo. Un’enorme ombra nera strappò la creatura dalla ragazza. Sentendo la debolezza nelle gambe, Chloe crollò a terra, battendo la testa contro il bancone. L’ultima cosa che ricordò prima di perdere conoscenza fu un enorme cane lupo che faceva a pezzi la bambina in abito bianco.

Continua...

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