
PUNTO ZERO
Isaac si svegliò con un sapore metallico in bocca.
La lingua esplorò il palato, i denti, le labbra screpolate. Il gusto era ovunque, denso, persistente.
«Sangue?» bisbigliò.
O qualcosa di più profondo, marcio, vecchio…
L’aria nella stanza era pesante, stagnante, quasi solida. Aveva l’impressione che ogni respiro fosse un furto, come se qualcosa gli serrasse la gola. Il sudore gli incollava la camicia addosso, impregnando il tessuto di un odore acre. Il battito nel petto era lento, troppo lento, un tamburo ovattato nel silenzio.
Si alzò dal letto. Il pavimento scricchiolò sotto i piedi nudi, un suono esile, soffocato, eppure assordante.
Si avvicinò alla finestra.
Fuori, la città era immersa in un’oscurità innaturale. I lampioni emettevano una luce fioca e le ombre si deformavano sulle pareti come se volessero staccarsi dal suolo. Nel vetro, la sua immagine lo fissava.
Si fermò.
Non era solo.
C’erano altri. Strisciano ai bordi del riflesso, sbavature nell’immagine, come macchie d’inchiostro che non avrebbero dovuto essere lì.
Volti.
All’inizio indistinti, tremolanti. Poi sempre più nitidi.
Occhi incavati che lo perforavano, bocche spalancate in silenziosi urli di dolore e di risa soffocate. Alcuni erano simili a lui, copie deformi, con tratti sbagliati, proporzioni spezzate. Altri erano estranei, sconosciuti, ma con qualcosa di familiare, come se li avesse visti in un sogno dimenticato.
Uno di loro sorrideva.
Un taglio affilato, che stava già assaporando il prossimo passo.
Il sapore metallico si fece più intenso.
Abbassò lo sguardo sulle mani. Non sembravano sue. Le dita erano rigide, livide, come se non avessero mai conosciuto il calore. Le unghie erano scheggiate. Un sottile strato scuro incrostava i polpastrelli.
Il respiro gli si spezzò in gola.
Un lampo di immagini gli attraversò la mente: Buio. Un respiro affannato. Mani che premono su qualcosa. Pelle calda che si tende sotto la sua stretta. Unghie che si spezzano contro la carne. Un sussurro spezzato. Un battito che rallenta, rallenta…
«Isaac» sussultò.
Dietro il vetro, i volti si muovevano. Si fondevano l’uno nell’altro, le bocche che si dilatavano, gli occhi che si torcevano nelle orbite. E il sorriso… il sorriso si allargava.
«Isaac.»
Una voce. No, tante. Sovrapposte, sussurrate, che si contorcevano nei suoni, spezzate, troppo vicine, troppo lontane.
Il vetro tremò.
Isaac fece un passo indietro, il cuore che martellava nelle tempie. Il suo respiro era un sibilo roco, spezzato. Dentro le sue mani, sotto la sua pelle, qualcosa pulsava.
Non era solo.
Era troppi.
Le ombre nel vetro si allungarono. Sembrava vibrare, quasi respirare.
Isaac scosse la testa, chiuse gli occhi con forza. Premette i palmi sulle tempie, cercando di soffocare il ronzio crescente nella mente.
«Non sono io.»
Ma il riflesso rideva.
E all’improvviso il vetro cedette, aprendosi come carne squarciata.
Isaac non ebbe il tempo di urlare.
Cadde dentro.
La sua bocca si allargò. E, con una calma quasi eccitante, scelse una giacca dall’attaccapanni. Poi uscì, sfiorando qualcosa di freddo nella tasca.
L’aria era densa di un’oscurità pregna, senza stelle e la città taceva sotto il suo passo.
Avete messo Mi Piace6 apprezzamentiPubblicato in Horror
Mi erano mancati i tuoi librick. Questo, in particolare, presenta uno stile che va dritto al punto, in quanto a forma, e fa dei periodi brevi e significativi il suo cavallo di battaglia. Una curiosità (di natura personale, più che altro): si tratta di una cosa spontanea o voluta?
Comunque, come scrivi qui sotto in risposta a un altro commento, sembra esserci sì una storia dietro questo testo, che però è molto ma molto nascosta fra le righe e vari piccoli dettagli sparsi qua e là. Qualcosa credo di averlo intuito, ma perdonami se non sono riuscito eventualmente a cogliere tutto nella maniera corretta: il personaggio ricopre il ruolo di un assassino combattuto dai suoi rimorsi, simboleggiati dai volti che vede alla finestra (le sue vittime?), e l’oggetto freddo delle ultime righe altro non è che un coltello?
In ogni caso, che il contenuto sia passato o meno, rimane una buona prova superata per la categoria “horror” 🙂
Spero di leggerti ancora a breve, un saluto!
Per rispondere alla tua prima domanda: sì, le pause e le frasi brevi le ho costruite volutamente. Mi piaceva uno stile spezzato, che evidenziasse i momenti di disagio del protagonista e creasse un po’ di suspense.
Devo anche farti i complimenti: ci hai azzeccato in pieno! Volevo proprio rappresentare una sorta di metamorfosi psicologica di un assassino.
Più che il senso di colpa, però, si tratta inizialmente di una negazione: il protagonista non si riconosce come il possessore di quel volto sorridente – cioè quello che prova piacere nel fare del male – fino ad arrivare, pian piano, ad accettare il proprio istinto.
“Punto Zero”, in psicologia, dovrebbe indicare un momento chiave: di trasformazione, di ripartenza o di neutralità mentale. Insomma, Isaac ha un disturbo dissociativo dell’identità.
Comunque, complimenti davvero: finora nessuno era riuscito a capire che il protagonista è un assassino e che i volti riflessi sono le sue vittime passate. E, sì, l’oggetto freddo nella sua tasca è un’arma. Tu ci hai visto un coltello e va benissimo così!!
Grazie mille per il commento, mi ha fatto molto piacere!
Il rischio nel fare uso di un atteggiamento così criptico, in narrativa, è proprio questo, cioè che il contenuto non passi come si deve sfociando così in mille possibili interpretazioni che sono tutte giuste e sbagliate allo stesso tempo. Ne so qualcosa, perché spesso sono il primo a esagerare in questo aspetto, e quando dopo un po’ di tempo mi capita di rileggere qualcosa di mio, la distanza di tempo e quindi la neutralità mi permettono di vedere la mancanza di una direzione precisa nella storia.
Insomma, sono dell’idea che l’interpretazione del lettore non dovrebbe sostituirsi al contenuto e al messaggio, se c’è, che l’autore voleva far passare. Con ciò non voglio dire che in fase di lettura non possano nascere interpretazioni diverse tra loro, ma se queste si dimostrano incoerenti con l’idea originale dell’autore, c’è qualcosa che non va.
In effetti, il mio era più un esperimento. Prima di pubblicarlo, sapevo che non tutti avrebbero colto la mia idea iniziale, ma il senso di inquietudine, pazzia o, comunque, una “lotta” mentale è stato percepito con facilità e questo, in realtà, era proprio ciò che mi interessava evidenziare.
Ero semplicemente curiosa di vedere come sarebbe stato interpretato il protagonista: come una vittima, un assassino, un povero pazzo, oppure solo un uomo qualunque che si sveglia ed esce di casa.
Alla fine, ho deciso di non modificarlo e di lasciarlo volutamente ambiguo, proprio per questo motivo.
Se poi qualcuno riesce a cogliere ciò che avevo in mente, non posso che esserne felice.
Un racconto onirico, un incubo nero su bianco, una vicenda che può essere un sogno, può essere una psicosi del protagonista, oppure… oppure, Rachele, hai la “malizia” (in senso più che positivo!) di lasciarlo decidere al lettore.
Un racconto che mi verrebbe da dire molto “grafico”.
Allora, questo racconto in realtà ha una storia, nascosta volutamente, che si lascia intendere con pochissimi indizi velati. Tuttavia, ho voluto renderlo così ambiguo, perchè interessata alla visione del lettore. Quindi sì, un po’ di “malizia” c’è! 😊
E direi che sei stata bravissima! 🙂
Ti ringrazio!! 😄
Interessante, inquietante, comunque coinvolgente.
Sono felice che ti abbia coinvolto, grazie per la lettura!
Brava Rachele! Mi è piaciuto tantissimo e leggendolo non mi sono distratta nemmeno per un attimo. Te l’ho detto e lo ripeto: scrivi davvero bene! Complimenti.
Grazie!! Questo mi fa molto piacere!
Questo brano ha grande potenziale letterario e cinematografico. È un ottimo inizio di racconto lungo o di romanzo, o anche un racconto breve in stile weird fiction. L’ambientazione mentale e l’orrore interiore sono perfettamente resi.
Ne sono davvero contenta, grazie per aver colto così bene l’anima del testo!
Un testo molto curato, ricco di aggettivi e figure retoriche. Direi iperbolico fino a quando lo smonti, senza preavviso, facendo compiere al tuo personaggio un gesto così semplice da diventare spiazzante. Una struttura che, a mio avviso, regge davvero bene per una storia che tiene incollato il lettore fino alla fine. Molto brava
Grazie, sono contenta ti sia piaciuto!
Mi è davvero piaciuto questo pezzo, inquieta e restituisce un senso di ansia ma anche di curiosità. Interessante anche il modo in cui scrivi, quasi fosse una poesia in prosa. Brava 👏👏👏
Ti ringrazio, mi fa davvero piacere!