Qualche verità scomoda

Serie: Le mille vite di Mary


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Mary porta Mia da Adam. Padre e figlia si abbracciano per la prima volta dopo nove anni. è un momento meraviglioso, ma quando Mary sta per unirsi a quell'abbraccio, Adam la riporta alla realtà.

– Mia non puoi immaginare quanto ho sognato questo momento – disse Adam mentre stringeva forte a se la piccola.

– Papà dov’eri? – Adam mi lanciò uno sguardo eloquente e io mi congelai sul posto. Mi resi conto che lui aveva il potere annientare il rapporto mio e di mia figlia in quel momento e questa era la cosa più spaventosa che potesse succedermi.

– La tua mamma cosa ti ha detto? – chiese lui alla bambina. La maglietta che indossavo quel giorno mi si attaccò alla schiena, a causa del sudore freddo, che stavo cacciando in quel momento.

– Mamma mi ha detto che eri via per lavoro, ma che saresti tornato con una busta piena di giocattoli.

Adam stava godendo, glielo lessi negli occhi. Assunse nel suo corpo il potere che aveva in quel momento su di me, come qualcuno alla sua prima dose di eroina e avevo paura che quel dominio avrebbe sviluppato in lui una dipendenza.

– La mamma aveva ragione Mia – disse, poi fece cenno di seguirlo.

Ci condusse lungo un corridoio luminoso, aprì l’ultima porta in fondo ad esso e vedendo cosa c’era oltre quel varco, un senso di inadeguatezza si insinuò in me. 

Era una camera bellissima da principessina in stile veneziano, una grande cucinetta giocattolo era posta accanto a una porta-finestra e sei buste giganti piene di giochi erano affilate accanto al letto. Non potei fare a meno di paragonare ciò che avevo offerto a Mia a quello che in pochissimo tempo le stava dando Adam; con me non le era mancato niente, ma Mia non ebbe mai accesso a desideri illimitati, cosa che avrebbe potuto avere dal giorno zero, se non avessi nascosto la verità ad Adam. Avevo negato a mia figlia ciò che era suo di diritto, non credevo fosse possibile sentirsi ancora peggio, eppure nel rendermi conto di questo, sentii un altro peso issarsi sulle mie spalle.

– Tutti tuoi figlia mia – disse Adam a Mia, con un sorriso simile a uno di quelli che regalò a me anni prima.

– Papà non posso crederci, mi sembra di vivere in un sogno – gli rispose lei, con un paio di occhi talmente tanto luminosi, da fare invidia alle stelle in un cielo notturno.

– Ti assicuro che è tutto vero Mia, ora io e la mamma andiamo di là a parlare un po’, ma faremo discorsi da adulti è meglio che tu resti qui a goderti i giocattoli.

– Va bene papà – rispose Mia, mentre il mio battito cardiaco ingranava la quinta per la corsa finale verso un mio probabile infarto.

Seguii Adam che mi condusse di nuovo nel living, si sedette sul divano e mi fece cenno di raggiungerlo.

– Penso che ci dobbiamo una chiacchierata più lunga di quelle due parole che ci siamo detti all’Hotel Del Mare – iniziò lui dopo che mi fui sistemata accanto lui.

Per un istante restai interdetta, non sapevo cosa mi stesse accadendo, ma la sua vicinanza mi provocò un senso di vuoto all’altezza dello stomaco e faticai a reggere il suo sguardo.

– Hai ragione – risposi con gli occhi bassi, cercando non mostrargli la mia debolezza e preservare il più possibile la mia dignità.

– Penso di avere diritto a delle risposte.

– Cosa vuoi sapere?

– Perché mi hai nascosto mia figlia?

Ero consapevole del fatto che Adam meritasse una risposta a quella domanda, ma non potevo dargliela se le mie motivazioni non erano chiare neanche a me. Decisi quindi di sviare il discorso.

– Anche tu mi hai nascosto delle cose.

– Torniamo sempre sullo stesso punto … e penso di sapere perché. Anche se dici il contrario, io so che è questo l’unico motivo per il quale mi hai nascosto Mia … ammettilo una buona volta Mary, ti sei voluta vendicare.

– Non ho detto questo –

Adam sospirò, si devastò di nuovo i ricci con la mano e sbatté un leggero pugno sulla sua coscia destra.

– Allora perché tiri in ballo questa storia ogni volta che ti chiedo delle spiegazioni? –

Avrei dovuto dirgli la verità, dirgli che cercavo solo modi per eludere le sue domande, ma fui codarda e continuai la mia opera di aggiramento.

– Sono solo curiosa.

– Curiosa ? – mi fece eco lui alzando il sopracciglio, poi scosse il capo e un sorriso stanco gli apparse in volto.

– Va bene Mary hai vinto tu come sempre, ma non aspettarti trame e sotterfugi dietro la mia omissione, non c’è niente di tutto questo … semplicemente non volevo che mi guardassi con occhi diversi.

– Che vuoi dire?

– Non eravamo ricchi Mary … eravamo una famiglia normalissima, poi un giorno mio padre ebbe un’intuizione e decise di trasformare quell’idea in fatti, ma mai, neanche nei suoi sogni più ottimistici, si sarebbe immaginato quello che poi successe … il nostro conto in banca lievitò e la gente iniziò a trattarci diversamente … dall’essere un ragazzo come tanti, finii per diventare l’idolo della scuola, ma io non ne fui felice, perché per me era solo ipocrisia e poi sei arrivata tu.

– Non meritavo neanche il beneficio del dubbio? – chiesi quando capii dove stava andando a parare. Una fitta di dolore mi attraversò il petto, quella per me rappresentò un’ulteriore conferma, del fatto che Adam mi avesse sempre vista come qualcuno non meritevole della sua fiducia e pensare che, con i fatti, io avessi effettivamente confermato i suoi dubbi, era angoscioso.

– Non è questo il punto Mary! – sbottò – Non capisci … eri l’unica che mi trattava normalmente, ti sei messa con me perché ti piacevo davvero e non mi davi sempre ragione … per me tutto questo era oro –

Nell’ascoltarlo provai un’ulteriore senso di vergogna, perché grazie a Leon anch’io stavo respirando la sensazione di essere idealizzata da qualcuno, ma a differenza di Adam mi piaceva eccome.

Probabilmente Adam interpretò male il mio silenzio, perché notai che iniziò a mostrare segni di disagio: si allisciava freneticamente i pantaloni, cambiava costantemente posizione e si tormentava i ricci.

– Ti chiedo scusa Mary, avrei dovuto dirti la verità … ma era tutto così bello e non ce la facevo, mi dicevo “domani le parli”, ma finivo sempre per rimandare, cosi passarono giorni, settimane, mesi e si avvicinava sempre di più il momento in cui ci saremmo salutati, così convinsi me stesso che tanto sarebbe stato inutile dirtelo, perché comunque sarebbe finito tutto.

– Perché i tuoi non mi hanno detto niente? – chiesi cercando di metabolizzare quel fiume di parole, che mi aveva vomitato addosso Adam. Nella mia mente aveva iniziato a delinearsi uno schema e filava più o meno tutto: non feci amicizie a Jacksonville, quindi nessuno si era sentito in dovere di dirmi la verità prima di Lauren e stavo sempre insieme ad Adam, quindi non c’era pericolo che la scoprissi altrove; l’unica nota stonata nella mia ricostruzione mentale era rappresentata da Frank e Annie.

– Perché ho detto loro di stare zitti – rispose arrossendo – prima del tuo arrivo ero sempre scontroso, non ne vado fiero, ma ammetto che tutti quei cambiamenti mi stavano trasformando … poi sei arrivata tu, all’inizio mi infastidì parecchio l’idea di avere una sconosciuta in casa, i miei si erano iscritti all’agenzia per ospitare prima di guadagnare tutti quei soldi e non capivo perché poi non si fossero cancellati … ma quando ti ho conosciuta davvero tutto è cambiato, hai dato una scossa alla mia vita e piano sono tornato quello che ero, i miei hanno capito tutto e quando ho detto loro di farsi gli affari loro, mi hanno ascoltato – 

In quell’istante, fiumi di ricordi si susseguirono nella mia mente. Ripensai a quanto fosse stato burbero all’inizio; rievocai tutti quei momenti in cui sembravamo cane e gatto, che avevo scambiato erroneamente per un rapporto fraterno e infine rivissi il nascere di quel sentimento che ci travolse.

– Sei un manipolatore anche tu.

– Non ho mai detto di essere uno stinco di santo.

– Allora non puoi paragonarmi a un vampiro.

– Posso invece – disse, poi si avvicinò a me, girò la testa e quasi sfiorò il mio orecchio con le labbra – perché non puoi paragonare quello che ho fatto io, a ciò che hai fatto tu –

Avrei voluto trovare qualcosa di acido da dire; ma non ci riuscii, in parte perché sapevo di meritare quelle parole e in parte perché un formicolio si era sparso per il mio corpo, partendo dal punto in cui le sue labbra mi avevano sfiorato

Serie: Le mille vite di Mary


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. La storia mi appassiona sempre di più ma non capisco perchè Mary se la prenda così tanto per la ricchezza della famiglia di Adam. Non capisco proprio perchè Adam dovesse fargli vedere l’estratto conto della banca dei genitori. Mettere sullo stesso piano l’omissione di Adam con quella di Mary mi sembra veramente inappropriato. Con questo capitolo, provo molta empatia per Adam.

  2. “– Va bene papà – rispose Mia, mentre il mio battito cardiaco ingranava la quinta per la corsa finale verso un mio probabile infarto.”
    Sto rileggendo i vari episodi di questa serie per due o tre volte prima di commentare. Questa frase mi ha colpito la prima e anche la seconda volta che l’ho letta. Con queste espressioni particolari e ricorrenti (di vario genere), credo che tu stia caratterizzando il tuo stile personale. Ci sono anche molti elementi fiabeschi che possono piacere non solo ai piu` giovani ma anche ai lettori piu` stagionati e sognatori, che amano pensare alla vita con sfumature rosa e non solo in bianco e nero o grigie. E poi ci sono le problematiche di una fase della vita in situazioni particolari, con punti di vista che possono essere utili per tanti, anche come spunto di riflessione.
    Un altro elemento importante che ho notato e` la tua capacita` di distillare o tenere in sospeso certe informazioni; riuscendo cosi` a stimolare la curiosita` del lettore.
    Sulla forma e sull’ uso della punteggiatura si puo` migliorare, anche eliminando i piccoli errori di distrazione. C’ e` da dire anche: tutti abbiamo da imparare (da tutti), e potremo migliorare, con la pratica e con i vari commenti che riceviamo.

  3. Ciao Lola, sono entrata in questo intreccio narrativo della protagonista e ho provato empatia per i dubbi, ma anche le ossessioni o le voglie, che può provare una donna, essere dall’altra parte non è mai facile, specie quando ci sono i figli di mezzo, ma Adam sembra essere sia il veleno che la cura per la protagonista, staremo a vedere!

  4. Vivere un sogno, anche se porta delle condizioni benefiche, è qualcosa da cui non vorremmo mai allontanarci perché la realtà, già dura di suo, ci impone di vivere con una continua maschera. Maschera che portiamo con tutti, financo coi nostri cari, i nostri figli. Ma è evidente che questo equilibrio apparentemente perfetto genera inquietudine nella protagonista, perché sente che c’è qualcosa che non va, si sente come nel Matrix e la figura mefistofelica di Adam è li a ricordarglielo. Un uomo apparentemente incapace di amare, perché narcisista e dunque anche manipolatore, tuttavia Mary prova qualcosa per lui e, anche se in una forma deviata, vede in lui una chiave di fuga per essere sé stessi, anche a costo di perdere il rispetto della propria figlia. E’ un racconto che si presta anche alla sceneggiatura, può sembrare una fiction.

    1. Grazie mille per aver letto ❣️
      Credo che in parte il fatto di trovarmi in un “momento di passaggio” stia influenzando un po’ la storia … perché rifletto spesso sui sogni e sulle incertezze e mi sfogo riscrivendo i capitoli di questa storia aggiungendo queste sensazioni 😅

      Grazie mille ancora per seguire questa serie ❣️