Qualcosa è cambiato

Serie: Un destino (S)critto male


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Avevo raggiunto il mio scopo senza valutare le conseguenze.

“Io non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore.”

Antigone, Sofocle (verso 523)

La luce del mattino filtrava pigra dalle persiane, disegnando linee tremolanti sul soffitto.

Riconobbi subito la mia stanza. Mi voltai appena. Una coperta color sabbia si muoveva piano sul bracciolo della poltrona. Clara dormiva lì, rannicchiata su se stessa, i capelli scomposti le coprivano le guance. Il respiro era regolare, ma teso.

Mi sollevai sui gomiti a fatica, la testa ovattata. I muscoli rigidi, come se non li avessi usati da giorni. E in effetti, era così

Un minimo movimento bastò a svegliarla. Clara aprì gli occhi, mi vide e si alzò in un attimo. La coperta scivolò sul pavimento.

«Ti sei svegliata, finalmente?»

Provai a parlare, ma la gola era secca.

«Clara» riuscii a momorare.

«Eccomi!» Mi porse dell’acqua prima che potessi chiederla. «So tutto» si affrettò a dire. «O quasi. Calliope mi ha raccontato che ti sei sentita male tornando a casa e che sei riuscita a chiamarla prima di perdere i sensi.»

Abbassai lo sguardo.

«Calliope è sempre un passo avanti.»

«Non pensavo che fosse a Roma. È la prima volta che ho modo di parlare con lei da quando ci conosciamo.»

«Passa di rado» mormorai.

Con lo sguardo cercavo di capire dove potesse essere.

«È andata via…»

Mi lasciai ricadere sul cuscino, sollevata. Non avrei avuto la forza di affrontarla.

«…Ha detto che doveva tornare a casa per delle questioni urgenti, e ha chiesto a Talia di restare nel caso avessi bisogno d’aiuto.»

Alzai lo sguardo, sorpresa.

Clara ridacchiò.

«È una forza della natura!»

La guardai con un sorriso stanco.

«Sì, travolgente come sempre.»

«Mi ha fatto ridere più lei in due giorni che Hyun-woo in tutti i suoi film.»

Al solo nominarlo le si accese una luce negli occhi.

«A proposito… gli ho mandato i bozzetti. Gli sono piaciuti. Mi ha invitata a Seoul! Ma ho detto che non posso partire da sola.»

Fece una pausa.

«Se recuperi le forze potremo andare insieme.»

Sorrisi, per non piangere. In quel momento, l’unica difesa che avevo contro le proposte assurde di Clara era una coperta. La sollevai fino a sprofondare al suo interno.

«Ehilà!»

Talia si affacciò sulla soglia con l’aria di chi sta per interpretare un monologo da Antigone, ma in mano aveva solo un vassoio di biscotti al limone.

Riemersi dal mio rifugio senza troppa convinzione.

«Sette giorni sono un buon punteggio. Io ne ho dormiti dieci una volta, ma c’era di mezzo una bottiglia di idromele e un satiro troppo affettuoso» precisò con voce troppo alta.

Clara scoppiò a ridere, mentre io morivo dalla voglia di ucciderla.

«Calliope mi ha chiesto di farti da infermiera finché non ti rimetti.»

Risposi con un grugnito di protesta.

La osservavo con uno sguardo che avrebbe fatto rabbrividire Persefone.

Lei, invece, mi lanciò un occhiolino.

Si era calata davvero nella parte. Indossava una camicia larga con stampe assurde, i capelli corti scompigliati e gli occhi verdi brillavano di eccitazione. Aveva l’aria di una che si diverte a far finta di non capire.

Dopo aver poggiato i biscotti sul comodino, si sedette a gambe incrociate sul tappeto.

«Vi lascio un po’ sole» disse Clara. «Vado a telefonare alla nonna. Le dico che ti sei svegliata, era molto preoccupata.»

L’espressione di Talia si fece seria non appena la porta si chiuse.

«Come ti senti?» chiese, abbandonando ogni sfumatura di farsa.

«Sfilacciata. Calliope?»

«È tornata sull’Olimpo per provare a sistemare le cose.»

Esitai.

«Hanno iniziato a fare domande, vero?»

Talia annuì.

«Hai fatto qualcosa che nessuno avrebbe osato. Ora si chiedono fin dove sei pronta ad arrivare.»

Abbassai la voce.

«E Clara?»

«Sa quello che dovrebbe. Tu sei la sua amica speciale con una famiglia complicata. Per ora basta.»

Dopo che Talia uscì dalla stanza, rimasi sola. Non avevo la forza né il desiderio di alzarmi.

Talia stava aggiornando Clara sulla “condizione della paziente” mentre cercavo di ricordare qualcosa che avevo perso, per sempre.

***

La sera scese con una calma irreale.

Clara dormiva sul mio letto, con una matita stretta tra le dita e il taccuino aperto accanto al cuscino. Talia si era rintanata in bagno per “un rituale notturno da ninfa urbana”, ed io fissavo il fondo della tazza ormai fredda, seduta con le gambe raccolte sotto di me, lasciando che il silenzio riempisse ogni fessura della stanza.

Il mio sguardo vagava. Si posò sulla scrivania di fronte a me, poi, scivolò sul cassetto in basso.

Era chiuso a chiave.

Dentro, le pergamene con la storia di Clara, la prova che avrebbe segnato la mia condanna.

Il campanello suonò, distraendomi dalle mie riflessioni

Aprii la porta.

Lorenzo era lì, come se avesse aspettato proprio quel momento per fare il suo ingresso.

«Posso?»

Non attese risposta. Entrò

Si accomodò sul bracciolo del divano con naturalezza.

«Hai recuperato le forze?» chiese, accavallando le gambe con calma teatrale. «Sette giorni per ritornare tra i vivi. C’è chi dice che il mondo fu creato in meno.»

«Non ero morta.»

«Ma nemmeno viva del tutto.» Fece una pausa, inclinando appena il capo. «Calliope ha parlato con Asclepio. Il suo tonico ti ha salvato. Hanno usato un’arma divina, questo ti da la misura di quanto siano arrabbiate. Ma la questione è un’altra, mia giovane Musa.»

Mi voltai verso di lui. I suoi occhi erano fermi su di me.

«Ogni volta che tocchi il filo di Clara, lasci qualcosa sul telaio. Ricordi, frammenti della tua essenza… Alla fine di te rimarrà solo un’ombra, e nemmeno le Moire sapranno più chi eri.»

Mi si seccò la bocca.

«È questo che vuoi? Dissolverti tra le tue storie?»

Mi guardò, e per un istante vidi in lui un misto di malinconia e rassegnazione.

«Lo dico per te: fermati qui. Ascolta il consiglio di uno che ha affrontato lo stesso dilemma, e porta ancora i segni della scelta fatta. Sei convinta di poter piegare il destino?»

Mi chinai verso di lui, abbassando la voce.

«Un destino sbagliato.»

Sorrise: una smorfia vuota senza alcuna emozione.

«Lo è sempre. Ma chi lo cambia, paga. Stai attenta, Moirania. Sei solo una Musa, non puoi stabilire cosa sia giusto o sbagliato. E loro…»

Fece un piccolo cenno col capo, come a indicare qualcosa sopra le nuvole,

«…sono disposte a tutto pur di arrivare al loro scopo.»

Serie: Un destino (S)critto male


Avete messo Mi Piace4 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. “«Ogni volta che tocchi il filo di Clara, lasci qualcosa sul telaio. Ricordi, frammenti della tua essenza”
    Mi è piaciuto molto questo passaggio, e mi ha fatta riflettere. Non è quello che facciamo tutti, in fondo? non siamo muse, non abbiamo il potere di cambiare destini, eppure quando le nostre vite si incrociano con quelle degli altri, inevitabilmente ci influenziamo. Lasciamo pezzi di noi, a volte ne prendiamo da chi ci sta accanto. E davvero si rischia di scomparire, quando lo scambio non è alla pari, o appunto, si osa oltre il destino…adoro questa serie anche per questo. Ogni episodio è per me spunto di nuove intuizioni 🙂

  2. Talia si era rintanata in bagno per “un rituale notturno da ninfa urbana”: la frase che ho amato di più in questo episodio e che mi ha fatto sorridere 😁 sta vedendo fuori una bella storia, brava!

  3. Un episodio pervaso di malinconia. È bello vedere che Moirania non è sola ad affrontare le conseguenze delle sue scelte. Rimango con il fiato sospeso e non vedo l’ora di leggere il prossimo episodio.Bravissima Tiziana!