
R U Human?
Serie: Eyes
- Episodio 1: Droni
- Episodio 2: Sheila
- Episodio 3: Il coraggio di cambiare
- Episodio 4: Scelte
- Episodio 5: R U Human?
STAGIONE 1
«Identificazione in corso… dott.ssa Muller, Dipartimento Affari Generali, umana. Accesso consentito.»
Tailleur blu, maglioncino beige a collo alto. Non appena la porta del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale si aprì, entrò con passo deciso ed elegante, nonostante I tacchi. Prese il primo ascensore e salì al secondo piano. Percorse il corridoio sulla destra e si diresse verso la toilette dell’Ala Alfa. Chiuse la porta e si sedette sul coperchio chiuso, dopo aver steso un copri tazza di plastica. Dopo due minuti sentì bloccare la porta di una toilette vicino alla sua. Identificò il dispositivo del vicino sul suo tablet: Ufficio Sicurezza Informatica, ottimo. Dopo trenta secondi aveva l’accesso all’account aziendale iniziò a scaricare i file.
Uscendo dalla toilette, si girò di scatto e la sua spalla sinistra toccò inavvertitamente la spalla destra di un ispettore di polizia in divisa, con cui si scusò per poi proseguire verso l’ascensore.
Non appena uscì dall’ascensore, un taser venne appoggiato alla sua spalla e cadde a terra priva di sensi.
L’Ispettore Milton arrivò dopo pochi secondi, abbassò il collo del maglioncino fino a dove il caldo colore della pelle sintetica lasciava il posto all’argento lucido della lega metallica.
***
L’ispettore Milton sedeva di fronte alla scrivania del Direttore del dipartimento per la sicurezza informatica, un signore prossimo alla pensione, stempiato, occhiali da lettura vintage.
«Qui i problemi sono due: la dottoressa Muller non era in servizio e probabilmente lo sapevano. Potevamo bloccarla.»
«Mi scusi se la interrompo: capita spesso che funzionari di alto livello si presentino quando non sono in servizio. È stato deciso di non fare controlli in tal senso. Possiamo ripristinare il controllo quando volete.»
«Meglio farlo subito. Comunque il problema principale è il mancato riconoscimento di un passaporto falso. E se non avessi sentito il metallo della sua spalla, sarebbe andata via con un sacco di dati. È un androide di alta qualità costruttiva. Ha lasciato qualche traccia?»
«No, si è solo connessa al dispositivo di un dipendente. Tutta la sua memoria è criptata, criptazione quantistica. Propongo di alzare il livello di sicurezza per un paio di mesi, per lavorarci.»
«Ok, preparo le autorizzazioni. Chi ci lavorerà?»
«John, è il nostro informatico migliore al momento.»
«Il biondino? Non ha l’aria molto sveglia.»
«Alla questione informatica, ci pensiamo noi» rispose secco il Direttore «le mando i dati costruttivi dell’androide, immagino le servano per cercare da dove arriva.»
***
«Come stai, John?»
La voce di Ipazia di solito lo calmava, ma questa volta, no. Prese un bicchiere, lo riempì d’acqua e inghiottì un farmaco. Batté il bicchiere sul tavolo così forte che per un attimo pensò di averlo rotto e essersi tagliato. Non sarebbe stata la prima volta, ma osservò con sollievo la sua mano intatta.
«Non va bene un cazzo! Sembra che lo facciano apposta, non appena mi fido, eccola che mi prende in giro. Dimmelo che stasera vuoi con un altro, mica sono geloso. E invece no, la devo beccare io, altrimenti non le piace. Solo stronze riesco a trovare.»
«Perché hai smesso di fare i test di compatibilità?»
«Non funzionano. Con me, per lo meno. Riesco a far sballare anche le statistiche…»
Si sedette sulla poltrona e si prese la testa tra le mani.
«Anche Susan è nel gruppo di donne a cui ti riferivi?»
«No, certo, cosa c’entra ora?»
Si calmò improvvisamente, non capendo se era per effetto del farmaco o del pensiero di Susan che la sua IA aveva evocato nel momento giusto. Aveva perso i suoi genitori troppo presto e Ipazia era diventata come una sorella per lui.
«Ti devo avvisare che oggi hai esagerato con i farmaci.»
«Scusami Ipazia, Solo per oggi, ok? Domani mattina ne parliamo dei farmaci. Non segnalare nulla, per favore, è solo uno in più.»
«Al lavoro, ci sono problemi?»
«Sì, ma I problemi del lavoro generalmente si risolvono. E se proprio non si risolvono, basta cambiare lavoro. Sono altri i veri problemi.»
Si sdraiò sul divano e chiuse gli occhi.
***
«Buongiorno, come hai riposato?»
«Bene, grazie.»
Il caffè usciva profumato dalla macchina. Con estrema naturalezza, senza quasi accorgersene, le disse: «Ipazia, lo vorresti un corpo?»
«Dipende… se è per fare le pulizie e lavare i piatti, no.»
John rise, e le rispose, serio: «Andiamo a vedere se c’è qualcosa di tuo gradimento.»
***
Ipazia era bellissima e quell’aria da cerbiatta impaurita la rendeva ancora più bella. Stringeva il braccio di John e si guardava intorno come se dovesse esserci qualche pericolo in agguato. Steven e Helen stavano fuori dal piccolo chalet che stava al centro della fattoria, seduti all’ombra del portico in legno. La casetta, fatta costruire da Susan e dalla sua compagna Yara, una giovane brasiliana che lavorava alla fattoria, sembrava un rifugio d’altri tempi, un luogo perfetto per un ritrovo tra amici che non si vedevano da lungo tempo.
Susan uscì ad abbracciarli.
«Ipazia sei splendida, e questo vestito ti sta benissimo!»
Mangiarono nello chalet gustando i cibi cucinati al momento da Yara.
«Helen, com’è insegnare alla scuola elementare? Come ti trovi con gli alunni e gli altri insegnanti?» chiese Ipazia.
«Guarda, i bambini ti riempiono di vita, e adorano disegnare. La scuola della colonia è piccola, ma crescerà. Con gli insegnanti, umani e AI, andiamo d’accordo, di solito…»
«Tra due settimane ho l’esame di abilitazione per insegnare matematica», annunciò Ipazia.
Susan, che le sedeva a fianco, accarezzandole il braccio: «Sono sicura che andrà alla grande!»
Ipazia staccò finalmente il suo braccio da quello di John e iniziò a capire qualcosa di quello strano sentimento che è l’amicizia umana.
Serie: Eyes
- Episodio 1: Droni
- Episodio 2: Sheila
- Episodio 3: Il coraggio di cambiare
- Episodio 4: Scelte
- Episodio 5: R U Human?
“«Dipende… se è per fare le pulizie e lavare i piatti, no.”
A volte capita di leggere qui su Open racconti di fantascienza in cui gli androidi o i robot sono talmente umanizzati da sembrare persone a tutti gli effetti. Questa frase, però, le batte tutte! Sembra proprio che Ipazia abbia ben compreso cosa la aspetterebbe. O forse, aspetta…Molto bello il finale.
Grazie. Mi viene da immaginare un futuro diverso dal solito conflitto umani-macchine, un rapporto più variegato. Ipazia ha capito anche che la condizione femminile è diversa da quella maschile e cerca, quindi, di non cadere in trappola…