Rewind

Serie: Orrore ispiratore


Gli autori di questa raccolta si ispirano ciascuno a uno scrittore diverso, che si tratti del suo stile o di un testo in particolare. Questo primo librick, realizzato da @dottornaso, si rifà all'autore Lewis Shiner, con il suo "Il cerchio".

«Bene» dice Lucas. «Iniziamo la seduta alle ore 19,39»

«Formate il cerchio e tenete i vostri posti» risponde Jill, dopo aver rivolto uno sguardo agli altri.

«Per favore spegni le luci, Lauren» continua Lucas. «Accendi le candele e l’illuminazione della bara.»

Sul tavolo di legno abbiamo adagiato la tavola Ouija. No, non siamo spiritisti e non siamo così folli da credere ciecamente a ciò che stiamo cercando di analizzare. Semplicemente vogliamo studiare le infinite potenzialità della mente umana.

«Tenetevi per mano e chiudete il cerchio» dice Lucas. «Ivette? Tutto bene?»

Ivette è distesa dentro una sorta di teca in vetro opalino, la “Bara”. Il vetro diffonde la tenue luce con cui è illuminato in modo che dentro ci si trovi avvolti in una nebbia luminescente. Il corpo galleggia in un liquido denso mantenuto a temperatura costante.

«Sono pronta» risponde Ivette.

«George: chiudi il coperchio e attiva la strumentazione di controllo.»

Quando il coperchio si chiude, i suoni esterni alla bara vengono quasi totalmente esclusi. La comunicazione avviene tramite microfoni e piccoli altoparlanti. Tutti gli stimoli sensoriali sono ridotti al minimo. La percezione del tempo perde significato.

«Avvio la registrazione» dice Lucas. «A Ivette è stato mostrato un video con una serie di informazioni di cui nessuno di noi è a conoscenza. Sono parole, numeri, immagini, concetti che adesso proveremo a captare tramite la tavola Ouija.»

«Agiamo quindi come se stessimo evocando una presenza tramite una seduta spiritica. La presenza, Ivette, dovrà comunicarci ciò che soltanto lei conosce. Procedi, Julian.»

Mi schiarisco la voce.

«Portiamo tutti l’indice della mano destra sulla planchette.»

«Ivette? Riesci sentirmi?»

Un fremito e il cursore si sposta.

«Puoi procedere.»

La planchette riprende a muoversi.

V-E-C-C-H-I-O

Ripeto ad alta voce ogni lettera.

«Bene, Ivette. Vai avanti.»

V-E-C-C-H-I-O

«Ancora vecchio» commento.

Il puntatore riprende a muoversi, sempre più velocemente.

VECCHIOVECCHIOVECCHIOVECCHIOVECCH…

«Ivette!» esclamo. «Calmati.»

Le fiammelle delle candele si affievoliscono e poi si spengono. Buio per un attimo, poi gli occhi si abituano alla tenue luce che proviene dalla bara.

«Restiamo concentrati» ordino.

«Tutto bene, Ivette?»

NONONONONONONONONO

La planchette si ferma.

«Qual è il problema, Ivette?»

Sento prudere la guancia destra. Il solito neo che talvolta mi dà il tormento.

NON SONO IVETTE

«Chi sei?»

Pausa.

V-E-C-C-H-I-O

«Julian!» esclama George. «C’è un problema sui parametri: sembrano… casuali!»

«Interrompiamo!»

L’urlo che arriva dalla bara è fortissimo, mentre il cursore della Ouija riprende a muoversi.

NONONONONO…

«Julian!»

Lauren è la prima a sollevare il dito.

«La Bara!»

Dalla teca iniziano a stillare gocce di liquido. La densità e il colore sono quelli del sangue. La planchette si muove.

S-A-N-G-U-E

Tento di lenire il prurito toccandomi la guancia. Il dito incontra la solita protuberanza del neo. Poi affonda. Qualcosa di solido mi resta tra le dita. Inizio a sudare quando realizzo che alcuni molari si stanno staccando. Urlo. L’aria esce dal foro sulla guancia più che dalle labbra.

«Mio Dio, Julian!»

Lauren, seduta alla mia destra, è la prima a vedere.

Sento di essere a un passo dal perdere i sensi, anche se non provo alcun dolore.

Il coperchio della teca si apre di schianto. Ivette galleggia dentro il liquido rosso scuro e non dà segni di vita.

«Ivette!»

Tento di parlare, ma il risultato è un impasto di vocali, sangue e materia organica.

Come spinta da una forza dal basso, Ivette si solleva di scatto restando seduta nella Bara, immersa fino al seno. Ci fermiamo tutti. Il suo petto si espande affamato d’aria. Poi si ferma.

La cosa che stiamo guardando è Ivette… fra quaranta o cinquant’anni.

«Non sono Ivette.»

Non è la sua voce.

«Chi sei?» ho la forza di chiedere.

Pausa. Ivette non respira.

«Non sono.»

«Chi sei? Cosa vuoi?»

Parlare mi è sempre più difficile. Tento di toccare quel che resta del mio viso, ma il braccio sinistro risponde a fatica alla mia volontà e la mano è scossa da un tremore continuo e sempre più intenso.

«La plume de ma tante!»

Colgo la citazione.

Uno schianto alla mia sinistra. Lauren si sta contorcendo a terra come in preda a dolori lancinanti. Nessun lamento, solo un gorgoglio dalla sua bocca e dalle sue narici. Tutto intorno strisciate di sangue e ciocche di capelli. Si riprende per un istante e mi guarda con occhi opachi, pieni di lacrime e di terrore.

«Perché, Ivette?» implora. Poi resta immobile.

«In nome di Dio! Chi sei?»

La sua voce diventa quella di un bambino. Poi inizia a piangere: il pianto di un neonato.

Guardo gli altri: sui loro volti, sui loro corpi, il disfacimento del tempo, di un tempo molto lungo.

«Sarò.»

Non riesco più a muovere le gambe.

«Il tempo… Il tempo» sussurra George.

«Il tempo… il tempo» scimmiotta la voce del bambino.

«Non sono, ancora. Sarò. Fui. Ieri, domani… c’è differenza?»

Adesso è una voce anziana.

«Chi sei, per l’amor di Dio?» riesco a pronunciare con molta fatica.

«Non chi… ma quando

La voce del bambino.

Davanti a me Lucas cade a terra. Un rumore fragile, come un calpestio di ramoscelli secchi.

Ivette torna supina nella bara. Adesso è sul fondo.

Lauren urla e indica George che non è più seduto accanto alla bara, ma fluttua come sostenuto da fili invisibili, in un arco dorsale impossibile.

La planchette della tavola Ouija oscilla e batte ripetutamente sul piano, come per richiamare la nostra attenzione. Vorrei fuggire, ma mi sforzo di riprendere l’assurdo dialogo.

«Chi sei?» chiedo.

TUTTI

«Ivette! Lo sappiamo che sei tu!»

Il mio tono di voce è fermo, per quanto possibile.

S-C-H-E-R-Z-O

Poi la Bara cede e il liquido scuro rimane sospeso nel nulla con Ivette che adesso mi osserva dall’interno di quel fluido irreale.

M-O-R-T-E

Il viso di George inizia ad avvizzire. Si sentono crepitii provenire dalla sua pelle. I suoi occhi si spalancano in uno sguardo denso di terrore.

Sulla sedia Lauren inizia a oscillare avanti e indietro. Il suo sguardo è vacuo, assente. Anche il suo viso sta appassendo, come se i secondi fossero anni.

«Ivette» chiedo. «Puoi fermare tutto questo?»

IO POSSO TUTTO

«Come?»

REWIND

«Cosa vuoi dire?»

IL TEMPO

«No, non è possibile!»

Mi rendo conto che neppure ciò che stiamo vivendo lo è.

REWINDREWINDREWINDREWINDREWINDREWIND

«Credi di essere Dio? Allora fallo! Annulla tutto. Riportaci al prima, prima dell’inizio di tutta questa follia e…»

Le parole mi muoiono in gola. Non può essere questa la soluzione… Ma è tardi.

Rewind, penso.

* * *

«Bene» dice Lucas. «Iniziamo la seduta alle ore 19,39»

«Formate il cerchio e tenete i vostri posti» risponde Jill, dopo aver rivolto uno sguardo agli altri.

Serie: Orrore ispiratore


Avete messo Mi Piace6 apprezzamentiPubblicato in Horror

Discussioni

  1. Davvero un ottimo racconto. Mi hai riportato indietro di molti anni. Tra l’altro i tempi cinematografici mi hanno fatto ripensare a certi film e antologie horror che giocavano molto su queste situazioni. Ho apprezzato molto anche il ritmo narrativo e i dialoghi: tutto molto scorrevole e ben dosato. La lettura è stata piacevole e veloce. Sembra scritto dalla mano di un regista che sa dosare i tempi senza stringere o allungare troppo. Il tutto risulta molto accattivante e adrenalinico. Complimenti, è uno di quei racconti che si può rileggere anche più volte senza correre il rischio di annoiarsi.

  2. Potente! Un esercizio condotto con stile “realista”. Dovrò andare a rileggermi qualcosa di Poe, che in gioventù apprezzavo molto, o di Lovecraft, che però apprezzavo meno, e provare a sviluppare qualcosa. Mi attizza! Purtroppo la mia cultura dell’horror si ferma a questi due, che non sono poco ma nemmeno tutto. Bravo!

  3. Le storie di fantasmi sono già di persé affascinanti. Il colpo di scena finale, la descrizione di come i protagonisti soccombono e i dialoghi (tutto scritto benissimo) rendono il racconto ancora più accattivante.
    Come scrive Cristiana, l’uso dei colori è interessante: la narrazione è cupa (e come potrebbe non esserlo!) e – personalmente almeno – rimanda al nero; il colore rosso del liquido della bara quindi crea un contrasto che attira l’attenzione del lettore.
    Mi piace!

    1. Ciao Nicola. Come dicevo a Cristiana, la scelta dei colori ha seguito in modo inconsapevole l’atmosfera cupa che volevo rendere. Non ho pensato coscientemente al nero (il buio) e al rosso (il sangue).
      Ti ringrazio e aspetto un tuo racconto sul gruppo!

  4. Storia davvero horror, con un finale che riporta claustrofobicamente tutto all’inizio. Se ho ben capito la citazione si riferisce al film L’esorcista?

    1. Esatto! La plume de ma tante… Tratto da L’Esorcista, nel dialogo tra l’entità che possiede Regan e padre Merrin. Non so perché l’ho scritta… un semplice omaggio al film, e al romanzo.
      Grazie per aver letto, Francesco.

    1. Ciao Giuseppe. Grazie per aver apprezzato!
      Questo è stato un compito complesso, perché quando ho scritto il racconto ne sono venute fuori circa 1400 parole… Forse è proprio il lavoro di “compressione” che ha fatto sì che restassero più “immagini” che descrizione.
      E forse, mentre tagliavo, qualcuno della Redazione avvertiva qualche lieve fischio alle orecchie… ma devo dire che invece è un esercizio davvero utile!

  5. Bentornata a questa fortunata serie e complimenti a @dottornaso per questo ottimo racconto in cui la narrazione si appoggia solidamente sulle immagini mostrate, che si concretizzano nella mente di chi legge. Interessante l’uso dei colori, principalmente il nero e il rosso che accompagnano il clima di incertezza e di paura. Molto originale la storia.

    1. Ciao Cristiana.
      Le immagini… mi perseguitano: ho pensato di scrivere qualcosa per allontanarmi un po’ dalla mia quotidianità, ma ecco che anche qui vengono fuori immagini… 🙂
      I colori: devo dire che non li avevo pensati mentre scrivevo, quindi è importantissimo che tu mi abbia fatto notare la loro importanza nel racconto, cosa che non avevo colto in modo cosciente.
      Ti ringrazio per il tuo commento. A presto!

  6. Ho trovato il testo come una rappresentazione emblematica di quello che in narrativa viene definito show don’t tell: si mostra moltissimo, e i dialoghi vanno a riempire di sostanza tutta la vicenda. Insomma, un testo direi quasi cinematografico, “visivo” (in questo si vede forse la tua professione (?)).
    Anche il concetto di fondo che nelle ultime righe “emerge dalla bara” ha l’aria di essere davvero affascinante (la copertina da te scelta lo esprime bene), e l’idea che mi sono fatto dell’autore a cui ti sei ispirato è un commisto di fantascienza orrorifica che sarò ben lieto di approfondire. L’animo di questa raccolta sarà un po’ questo, cercare di spargere curiosità nei lettori non solo nei confronti degli autori di questi librick, ma anche verso gli scrittori da loro stimati al punto di dedicarci una piccola storia.
    Complimenti @dottornaso! È un onore e un piacere averti in Rue Morgue! 😀

    1. Ciao Gabriele. in effetti tutti questi anni dedicati alla fotografia fanno si che il modo di raccontare ne sia influenzato. Hai mai visto il film di Woody Allen “Midnight in Paris”? In una scena il protagonista e tre grandi personaggi hanno questo scambio di battute:
      Man Ray: «Un uomo innamorato di una donna di un’altra epoca. Io ci vedo una fotografia.»
      Luis Bunuel: «Io ci vedo un film»
      Gil: «Io ci vedo un problema insormontabile.»
      Salvador Dalì: «Io ci vedo… un rinoceronte!»

      Per quanto riguarda il racconto di Shiner, lo avevo letto per caso in una antologia nei lontani anni ’80. Il tema di base mi aveva colpito: il loop temporale, i paradossi del tempo associati a un’atmosfera plumbea… Ed è rimasto qui per tutti questi anni finché è venuta fuori questa occasione.
      Aspetto quindi di leggere i racconti che gli altri iscritti al gruppo condivideranno, in modo da poter scoprire autori e temi.
      Ti ringrazio per il tuo commento e per i tuoi consigli!