RisiKo!

Serie: Quelli dall'anima trasparente


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Tra Indaco, Malva e Cremisi, i due schieramenti stanno per dare il via ai giochi

Asor era stato costretto a lasciarlo andare, si era rassegnato a guardare Malva scomparire e a tornarsene nel proprio ufficio. Aprì sconfitto la porta, ma si rese conto che c’era già qualcuno all’interno. Rimase pietrificato, non certo sul da farsi.

Turchese gli lanciò un’occhiata neutra dalla scrivania su cui si era seduta a gambe incrociate.

“Questo sarebbe il mio ufficio” si lamentò Asor, senza muoversi dalla porta.

“Lo so. Volevo scusarmi per il comportamento di Malva, ho visto che-“

“Lascia stare. Non devi scusarti tu per lui.”

Turchese gli rivolse un sorriso scialbo.

“Sai che non si scuserà mai con te, vero?”

“Lo so. Ma non devi andarci di mezzo tu.”

“Hai un bell’ufficio” cambiò argomento Turchese.

Si alzò e si spostò alla finestra, guardando fuori.

“E un bel panorama” aggiunse assorta.

Asor le si avvicinò.

“Non dovresti entrare negli uffici altrui” le fece notare irritato.

“Anche Malva lo fa, e nessuno gli dice mai niente.”

“Malva è-“

“No, se Malva può allora posso anche io. Non si fanno differenze” protestò convinta Turchese.

“Senti, se sei venuta per Malva, sappi-“

“Macché. Ho saputo che non hai nessuna voglia di fare il tuo lavoro.”

“Non penso sia un problema tuo.”

“Infatti. Non è un problema. Manco io ne ho voglia” commentò, voltandosi verso il fantasma.

“Magari qualche volta potremmo giocare a carte, così, per passare il tempo, Signor Ispettore.”

“Mi stai prendendo in giro?”

“Che c’è? Non ti piacciono le carte? Se vuoi posso portare RisiKo!” propose.

“No, no, non è quello… Se Verde ci scopre poi è un disastro.”

“Verde? Sei serio, Asor? Verde non sa manco dove si trova, è già tanto se sa chi è. Dai, ho chiesto a Indaco e ha già detto che è d’accordo. Oh, e pure Arancione.”

“Cioè, fammi capire, tu hai chiesto a loro di venire nel mio ufficio a perdere tempo senza avere il mio permesso!?”

“Esattamente; sei sveglio, Ispettore. Scommetto che ti sei stancato di stare qui da solo a disegnare gatti.”

Asor abbassò la testa pensieroso, e rimase lì così per una decina di secondi.

“Se Verde fa storie poi però la colpa è tua” concluse, già quasi pentito della propria decisione.

***

“Signore, ci siamo” annunciò Marrone.

Erano passate tre settimane da quando Cremisi si era aggiunta al duo, e le cose sembravano andare piuttosto bene. I tre ne stavano pacifici nella taverna infestata da Cremisi a discutere e progettare la rivalsa.

“Oddio, ci siamo mi sembra una parola grossa…” fece notare Magenta.

“A me ‘sta roba non mi convince tanto” continuò Cremisi, che seguiva con lo guardo un moscone della carne ronzante nella stanza, annoiata.

L’aria era solida e piatta, si faticava quasi a respirare.

Marrone si sistemò la giacca indispettito.

“E invece ha senso. Asor deve venire dalla nostra parte.”

“Non è che uno tradisce la società per cui lavora, così…”

“Cremisi, forse dimentichi che sono stato parte di quella società, forse dimentichi che anche io ne ho selezionati i membri. E conosco Asor: è facilmente manipolabile, sleale, pigro come pochi al mondo… Ha la tendenza a spostarsi un po’ dove gli conviene. E poi ho notato il suo sguardo quando me ne sono andato, era diverso da quello degli altri. Sono fiducioso, sono fiducioso. Se riusciamo a convincerlo, è fatta: avremmo un infiltrato, che può gestire tutto dall’interno!”

“E come intenderesti avvicinarlo?”

“Cremisi, qui entri in gioco tu. Nessuno ti conosce, nessuno ti ha mai vista, nessuno sa chi tu sia. Aspetterai che Asor esca dall’edificio e lo fermerai. E gli parlerai. E lo convincerai.”

“Tu sei fuori di testa. Pensi che quello sia davvero così manipolabile?”

“Sì, Cremisi, soprattutto se c’è di mezzo uno stipendio più alto…”

Notò Dumos ronfante sul divano.

“… E un gatto.”

***

“Diamo inizio ai giochi.”

Verde si era messo in piedi su una sedia per fare fronte alla propria bassa statura.

“Da oggi, inizia la nostra rinascita: la nostra conquista inizia dal Partenone, e-“

Asor alzò la mano.

“Dimmi, Asor.”

“Alla fine non avevamo optato per il Colosseo?”

“Stessa roba. Non distrarmi con quisquiglie lessicali. Stiamo parlando di un grande progetto che cambierà la nostra non-vita per l’eternità!”

Iniziò a dividere i partecipanti in gruppi, ad assegnare ruoli, a spiegare procedure e schemi, ma Ocra non era lì con la testa; si sentiva sprofondare nella sedia e la sua mente urlava un basta flebile e stremato. E ancora si chiedeva perché l’avessero scelto.

Guardò con occhio sfinito l’orologio: erano trascorsi solo venti minuti; le riunioni del Consiglio non lo entusiasmavano. Le odiava, in realtà. Così come odiava Malva, e Turchese, e Asor, e Ciano e Indaco e Grigio.

Odiava molte cose, Ocra. I suoi colleghi, per esempio: lo facevano sentire più morto di quanto già non fosse. Vedeva gli altri, Arancione, Lilla, Verde per primo, tutti incredibilmente eccitati; e poi c’era lui, che moriva dalla voglia di tornare a casa. Non capiva bene perchè nulla lo entusiasmasse, ma era così. Punto. Non c’era nemmeno un vero motivo per cui si sentisse così vuoto.

Ed ecco perchè nessuno, nemmeno Lilla, lo capiva. Alla fine, quello sbagliato era sempre lui. Era lui il problema, l’elemento da buttare via e rimpiazzare.

Da qualunque prospettiva si guardassero gli eventi, la colpa era solo di Ocra.

Non aveva mai subito niente di tremendo come gli altri fantasmi, no? Non era stato vittima di un orribile omicidio, e non era stato nemmeno lasciato morire di fame per strada, così come nessuno l’aveva mai bruciato sul rogo, giusto?

Eppure era così: non trovava niente che riuscisse ad accendere una scintilla in lui; tutti i suoi colleghi avevano una scintilla: per Turchese era la psicologia, per Malva la morte, per Arancione la chimica, per Asor i gatti… Perchè lui no? Perchè doveva sempre essere quello diverso?

Era semplicemente ed irrimediabilmente annoiato da tutto; soltanto Lilla lo distraeva. Lei aveva questo magico potere, eppure sembrava non volerlo usare. Preferiva occuparsi del lavoro, piuttosto che di lui. 

In quel momento lei era solo un pallino di colore sfocato. 

Ocra non riusciva più ad aggrapparsi a nulla, nemmeno alla sua ragazza. 

Stava scivolando giù da un dirupo. E non aveva mai una pausa, mai un momento di pace per tornare a respirare.

Sprofondava sempre più a fondo, senza mai poter prevedere quando si sarebbe fermato.

Serie: Quelli dall'anima trasparente


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Discussioni

  1. Mi ha divertito l’atmosfera surreale e i personaggi bizzarri, soprattutto nei dialoghi tra Asor e Turchese. Poi con Ocra il tono cambia all’improvviso e sorprende, in positivo.

    L’unica cosa è che all’inizio ho faticato un po’ a capire dove fossi e cosa stesse succedendo: forse aiuterebbe qualche dettaglio in più per orientarsi meglio. Però l’idea è originale e lascia curiosità.

    1. L’episodio doveva appartenere a una serie, credo di essermi dimenticata di spuntare l’opzione, ecco perché non si capisce molto. Rimedio subito e grazie mille per avermelo fatto notare; apprezzo molto il tuo commento