Rivelazioni 

Serie: La regola del cavaliere


1. Mi chiamo Alfred. Ho quattordici anni. Qualche settimana fa ho trovato Excalibur in soffitta. Okay.

Sì, proprio Excalibur, la spada delle leggende su re Artù, solo che non si tratta di un’arma magica ma è qualcosa di totalmente diverso: è una macchina del tempo in grado di trasformare chiunque la impugni in un cavaliere dall’armatura ipertecnologica… avete presente Iron man? Okay.

Alla spada è associato un anello che si è rivelato un microcomputer in grado di comandare a distanza la mia armatura, aprire portali temporali ed altre quisquilie del genere. Ne è entrata in possesso una mia compagna di classe, Jess che è diventata in breve tempo la mia spalla ( ma, se la conosco bene, per lei, la spalla sono io…) Finora state leggendo nulla di strano, no? Sono le classiche esperienze adolescenziali che aspettano chiunque si affacci a quest’età così difficile. Be’, quando mi si diceva questo riguardo all’adolescenza, mi immaginavo difficoltà di genere un po’ diverso. Non credo che io e Jessica riusciremo ad ottenere l’attestato di normalità per quest’anno scolastico.

Nel momento stesso che avevo udito l’ultimo accesso di minacce da parte di Mordred, avevo anche dubitato che saremmo potuti sopravvivere alla giornata.

Ora però eravamo davanti al nonno ed alla signora Thompson, in armatura da battaglia del tutto simile alla mia (con la sola differenza, per quella della signora, che il mantello continuava con una lunga pettorina che le pendeva sul davanti come una gonna, trattenuta sulla vita da una cintura di metallo argentato.

-Nonno?- azzardai.

-Dimmi, Al.

-Non pensi che mi dovresti dire qualcosina?

Il nonno sorrise. Annuì.

2. – Esistono civiltà antiche di cui l’archeologia non ha ancora trovato le tracce. Il Grande Impero è una di queste. Era impegnato in una forma di guerra molto particolare: era affidata alle intelligenze artificiali.

-Cioè, lasciavano che i computer si picchiassero fra loro?

-Già, suppongo che si potrebbe dire anche così.- cominciò il nonno, mentre io immaginavo scene da cartoni animati giapponesi, coi robottoni giganti che mettevano a ferro e fuoco Tokyo. La cosa strana di quelle serie animate era che, all’inizio di ogni episodio, la città era nuovamente tutta in piedi, pronta per un’altra distruzione. Ma il nonno continuò, -Furono costruite armi intelligenti che si cercavano in terra, nei mari, sottoterra e nei cieli. Si davano la caccia senza tregua. Si pensava che limitassero la distruzione a sé stesse, ma ci sbagliavamo. Le perdite in fatto di vite umane erano enormi. Fu un’immane tragedia.

-Deduco che la parte peggiore del racconto debba ancora venire.- mormorò alle mie spalle Jess.

-Un momento nonno: ho sentito male oppure hai detto: “Ci sbagliavamo”?- interruppe io.

Il nonno parve ignorarmi.

-Deduci bene, Jess. La tecnologia fece un ulteriore salto in avanti. Qualcuno ideò una nuova teoria sulla dimensione del tempo. Si potè applicarla alle macchine pensanti.

-E queste ebbero così il potere di…

-… viaggiare nel tempo?- finì la signora Thompson, -Sì, ragazza mia. Le macchine pensanti ebbero il potere di spostarsi nel tessuto spaziotemporale. La guerra rischiava di mettere in pericolo la realtà stessa.

-Un momento: è possibile una cosa simile?- esclamai. Mi sembrava una cosa enorme.

Il nonno pare un po’ imbarazzato. Capii che cercava le parole giuste per rispondermi.

-Hai ragione Al. Noi non siamoonnipotenti: è chiaro che il potere di distruggere il cosmo sia soltanto una eventualità accidentale. 

-La più terribile. È un potere incontrollabile da chiunque lo detenga. – soggiunse la signora Thompson.

-Torniamo un attimo al punto.- borbottò il nonno, schiarendosi la voce, -Nel cuore dell’Impero si costituì una sorta di gruppo di controllo. Un’organizzazione che doveva rimanere assolutamente nascosta alle macchine, per sorvegliare in piena libertà. 

-Il progetto e i primi piani d’azione furono messi su carta. La fondazione del gruppo, i nomi dei partecipanti e le riunioni furono sempre sulla base delle sole parole dette e della memoria dei partecipanti.

-Fondammo il gruppo dei “Cavalieri”. 

-Dello Zodiaco?- chiesi io, perdendo una buona occasione, colta invece da Jess.

-“Fondammo”?- chiese lei, -Questa è la seconda volta che usate il “noi”. Perchè?

I due anziani si studiarono in silenzio per un po’.

Fui io a rompere quel silenzio. 

-Ragazzi, scusate… un pazzo maniaco dalla risata di dubbio gusto mi insegue per i corridoi della scuola brandendo una spada un po’ troppo affilata perchè siano soltanto le prove di un’opera di Shakespeare… Potreste essere un po’ più chiari? 

Il nonno si strinse nelle spalle.

-Be’, se insisti, Al… Io appartengo ai “Cavalieri”. Coloro che in futuro vennero soprannominato “cavalieri della tavola rotonda”. Mi chiamo Galaad.

Si volse verso la signora Thompson. 

-E lei è il mio fido scudiero, Gwinn.

(continua)

Andrea Savio

Serie: La regola del cavaliere


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ciao Andrea, il tuo incedere ironico riesce sempre a smorzare la tensione persino di un racconto che evoca catastrofi in salsa spazio – temporali, e il tuo narrare riesce sempre a coinvogermi, nonostante una semplicità mai banale, ma in grado di rendere partecipe la mia fervida immaginazione. Un passato futuristico che minaccia il presente? O lo spazio tempo ha modificato le categorie della normalità e ci troviamo di fronte a nuove dimensioni? Di certo le mie riflessioni da nerd si perdono nei confronti della tua divertente e originale parodia! Alla prossima, in attesa del seguito, ovviamente!

  2. Ciao Andrea, questa mattina non ho resistito e ho divorato la tua serie tutta in una volta. Mi serviva ridere e sapevo che i tuoi “bislacchi” cavalieri della Tavola Rotonda potevano venirmi in aiuto. Che dire, rinnovo i miei complimenti per il tuo stile di scrittura: pulito, semplice, evocativo e ironico. Questi episodi sono scivolati via come acqua fresca. Hai creato un piccolo universo fatto di personaggi con un loro ruolo ben determinato, caratterizzandoli al punto da renderli familiari al lettore. Attendo con ansia la conclusione, sperando in una seconda serie ?