
Ronfare
Ho sempre russato, fin da quando ero piccolo. Non sono mai stato in sovrappeso, non fumo, non dormo sulla schiena, tutte cause che potrebbero portare a russare. Mi sono fatto visitare da diversi specialisti nel corso della mia vita, ma nessuno è riuscito a trovare una soluzione. L’ultimo che ho consultato avrebbe dovuto essere il più bravo e dico “avrebbe dovuto” perché è risultato il più incompetente, avevo vent’anni quando ho fatto quella visita. L’otorino, un certo dottor Vitali, prossimo alla pensione, mi è stato consigliato da un mio caro amico. Dopo una prima valutazione, mi ha prescritto un altro esame: la polisonnografia. Gli ho fatto presente che mi ero già sottoposto a quel test, ma lui ha insistito per farmelo ripetere. Non avevo niente da perdere, quindi l’ho fatto di nuovo e, confrontando i risultati di qualche anno prima con gli ultimi, anche lui si è reso conto che erano quasi del tutto uguali.
«L’altra volta, ho dimenticato di farle una domanda: lei beve?» sembrava davvero convinto di aver trovato la soluzione al mio problema.
«Sì, dottore, bevo ma…»
«Niente ma! È sicuramente questa la causa del suo problema. Se vuole risolverlo, deve smettere» a quel punto ha inforcato gli occhiali e ha cominciato a scrivere qualcosa su un foglio bianco.
«Volevo dire che il mio problema è cominciato in tenera età e a quell’epoca di certo non bevevo.»
«Ne è sicuro?» mi guardava dal di sopra delle lenti.
«Che significa “ne è sicuro”? Ero un bambino.»
«Mi è capitato di avere in cura bambini che soffrivano di apnea e poi si è scoperto che, qualche volta, i genitori davano loro da bere.»
Ho arricciato le sopracciglia mentre lui tornava a scrivere, non sapevo che dire, mi sembrava assurdo pensare una cosa del genere, ma era lui il dottore e gli ho fatto fare il suo lavoro.
«Se ha problemi di narcolessia, prenda questo» mi ha dato una ricetta.
Avrei voluto rispondere che non ho mai sofferto di narcolessia, anzi dormo abbastanza bene e mi alzo rinvigorito, ma era lui il dottore e l’ho lasciato fare. Quella è stata l’ultima visita che ho fatto per il russamento.
Conobbi Angela poco dopo. Diceva sempre che gli piaceva il modo in cui parlavo e che dicevo cose interessanti. Quando scoprì il mio problema, fu molto comprensiva e disse che non le dava fastidio. Dopo qualche anno, andammo a vivere insieme.
Dopo l’inizio della convivenza, però, il suo atteggiamento cambiò.
«Stai zitto un attimo?» mi diceva ogni tanto e poi sempre più spesso.
«Pensavo ti piacesse il fatto che parlo molto, dicevi che scaccia via la noia.»
«Beh, ci ho ripensato, dovresti fare un po’ di silenzio ogni tanto» non sembrava più lei.
Angela lavorava da casa con il computer, ma, nell’ultimo periodo, passava sempre più tempo in rete. Certe volte, veniva a letto dopo le quattro e, quando le chiedevo cosa avesse fatto fino a quell’ora, mi rispondeva che aveva navigato.
Stavo pensando di lasciarla, non avevamo più niente in comune e sembrava che lei mi odiasse.
Un giorno presi coraggio e, dopo pranzo le parlai: «Angela, devo dirti una cosa.»
«Anche io.»
«Va bene, comincia tu» le lasciai la parola.
«Ho trovato la soluzione al tuo problema.»
«Cosa?» immaginavo che mi avrebbe detto lo stesso che stavo per dirle io «E quale sarebbe?»
Mi presentò un pacchetto: «L’ho acquistato in rete, vedrai che risolverà tutto.»
Lo aprii e dentro trovai una specie di bite. Secondo lei, permetteva di mantenere allineata la mandibola evitando il russamento.
La sera stessa, lette le istruzioni, lo indossai; sentii un clic. Come aveva detto Angela, quella notte non russai affatto. La mattina dopo, non la trovai al mio fianco, ma sul suo comodino c’era un biglietto:
Ciao Ron,
È stato bello stare con te, ma non riuscivo più a sopportarti, le tue chiacchiere sono arrivate a nausearmi. Il regalo che ti ho fatto dovrebbe risolvere i tuoi due più grandi problemi. Spero che ne farai buon uso perché l’ho pagato un occhio della testa sul darkweb. Divertiti.
Angela
La parola darkweb mi metteva un po’ di ansia e capii che era giustificata quando provai a togliermi quell’arnese dalla bocca: non ci riuscii affatto, in nessun modo. Sembrava fissato in qualche modo alla mia mandibola. Mi preoccupai davvero solo quando il medico mi visitò e mi disse che per rimuoverlo c’era bisogno di un’operazione in cui mi sarebbero stati asportati quasi tutti i denti. Mi presi del tempo per pensare.
Non riuscii a rintracciare Angela in nessun modo e neanche la polizia. Chissà cosa combinava tutte quelle notti navigando sulla rete. Esiste un mondo sotterraneo pieno di cose strane e spesso malevole che emerge su uno schermo, se solo si sa come permetterglielo.
Comunque, Angela aveva ragione: quell’affare ha risolto il mio problema principale, non ho più russato da quando l’ho messo. Forse anche parlare troppo era un problema e, ora che non posso più farlo, passo più tempo ad ascoltare le stronzate che dicono gli altri.
Avete messo Mi Piace4 apprezzamentiPubblicato in Umoristico / Grottesco
Che dire, una scrittura scorrevole e piacevole, ma soprattutto una storia originale, con una conclusione che spiazza due volte il lettore. Trama davvero ben congegnata!
Grazie Sergio
Pungente quanto basta. Complimenti.
Stupendo: così freddo, così rilassato. Vedo che c’è molto da leggere qui dalle tue parti.
Grazie, sei la benvenuta, leggi quanto vuoi.
Ad un certo punto, ho pensato proprio che la faccenda prendesse delle pieghe horror: ma chi cavolo era questa Angela? 😶
Comunque, mi è piaciuto molto questo racconto: davvero molto originale e coinvolgente.
Più una diavola che un’angela 😂
Caspita, interessante. Mi vengono in mente un sacco di persone a cui potrebbe essere utile, me compresa 😅 Mi è piaciuto molto questo umorismo ben scritto e condotto fino a un finale che traghetta nel grottesco. Meno male che puoi ancora scrivere!
Sul darkweb si trova di tutto. 😂
iniziare la giornata con un sorriso amaro e tante tante domande che girano per la testa, diverse da quelle “solite” di lavoro e di routine quotidiana, è… elettrizzante.
Grazie Domenico, questo racconto è ben scritto e decisamente originale. Piaciuto.
Grazie per averlo letto, mi è venuto in mente in una notte insonne, altro che russamento.