Il timido
Serie: Rose rosse
Il vaso è stato appoggiato in bilico.
È la prima metà degli anni ’80. C’è il boom economico. La tecnologia fa passi da gigante e nascono i primi computer per uso domestico e i videogame casalinghi. L’abbigliamento e le acconciature dei capelli acquistano importanza soprattutto tra i giovani. Il mondo sembra aver bisogno di colori tanto che, attraverso i pennarelli, si ama scrivere su qualsiasi superficie come muri, pali, mezzi e bagni pubblici, banchi e zaini scolastici e persino sugli abiti. Il culto del barbaro, come si può notare anche dalle produzioni cinematografiche, sembra trionfare rispetto all’ipocrisia perbenista. Nel mese di ottobre si inizia a sparare i primi petardi delle feste natalizie con una carica esplosiva ben consistente e alla mezzanotte di San Silvestro scoppia la terza guerra mondiale. Il tutto sembra il risultato di una libertà di espressione e di pensiero mai vista prima. Esistono pochissimi e rarissimi centri commerciali ma ci sono i primi supermercati. Spesso si crede ai sogni e i nemici da combattere non sono virus invisibili o persone umane ma sono i mostri visti in qualche film o su qualche fumetto. I mass media fanno informazione solo in determinate fasce orarie mentre per la maggior parte della giornata fanno programmi di svago e quando non hanno più nulla da dire, piuttosto che parlare a vanvera, parte un disco sonoro. Sono gli anni in cui ci si sposta in moto o motorino senza l’obbligo del casco e si guida l’auto senza l’imposizione delle cinture di sicurezza. La salute del singolo sembra essere lasciata alle scelte del singolo stesso. In apparenza c’è una libertà tale che gettare una carta a terra è considerato normale. Per molti la vita sembra svolgersi spensierata. Esistono le famiglie con i figli. Le pochissime coppie divorziate rientrano nella categoria di quelle persone con gravi problemi familiari. I giovani vanno tutti a scuola e si è bambini fino alle scuole materne. Dalle scuole elementari si è ragazzini. Dalle scuole medie si è ragazzi.
Il vaso in bilico è vuoto.
In un paese montano, dove germogliano i castagni, un ragazzino timido e introverso, come ogni mattina, si appresta a recarsi alle scuole elementari con lo scuolabus. La marmaglia di ragazzini che attende i pulmini è infinita e nessuno di loro è accompagnato dai genitori quindi se non si ha un carattere forte si finisce per diventare vittima di altri ragazzini dal temperamento più esuberante. Il protagonista di questa storia purtroppo ha tutti i requisiti per andare incontro a questa spiacevole esperienza. I ragazzini sono considerati in grado di autogestirsi e quindi non è più presente la supervisione dei genitori. Si inizia a uscire da soli nelle vicinanze di casa con tutte le conseguenze del caso e, pur sembrando un paradosso, i pericoli non sono gli adulti bensì i coetanei. Come accennato, il culto del barbaro è trionfante e quindi se non si sa combattere si soccombe. Le scazzottate fra ragazzini, infatti, sono frequenti e spesso anche violente.
Cadono rapidamente le gocce nel vaso in bilico.
Il ragazzino timido che non farebbe del male neanche a una mosca si trova scaraventato in mezzo a questa ciurmaglia senza le opportune difese e gli altri coetanei lo percepiscono esattamente come una iena sa selezionare, in una mandria, l’individuo da attaccare. Lui frequenta l’ultimo anno delle scuole elementari e poi cambierà ambiente. Si tratta solo di resistere.
Le gocce che cadono rapidamente iniziano ad accumularsi nel vaso in bilico.
Ogni giorno, quando va a prendere lo scuolabus, viene accerchiato da quell’accozzaglia di aguzzini che non fa altro che ingiuriarlo e denigrarlo. Se prova a difendersi verbalmente lo aggrediscono con calci e pugni. Il ragazzino, non avendo la mole fisica degli aggressori, è costretto a tutelarsi chiedendo aiuto alla mamma. A questo punto inizia un po’ di tregua e poi tutto riprende peggio di prima in quanto passa per il codardo che si nasconde dalla mamma. In aula si ritrova con gli stessi e così all’infinito.
Le gocce continuano a riempire il vaso in bilico.
La crudeltà con cui si accaniscono i suoi coetanei non ha attenuanti e questo loro atteggiamento rende la vittima ributtante anche agli occhi degli altri. Eppure, lui vuole solo stare tranquillo ma niente. Ogni volta che esce e incontra il gruppetto di quei ragazzini inizia la tortura mentre se incrocia gli altri coetanei non viene neanche notato oppure viene trattato per quello che è: una vittima. Tutta questa faccenda lo costringe ad attendere lo scuolabus in un punto lontano dagli altri il che lo rende, agli occhi di tutti, ancor più strambo.
Serie: Rose rosse
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Horror
Ho ritrovato molte delle atmosfere di quei famosi anni 80, che ho vissuto da ragazzina. Quanto al bullismo è un fenomeno che abbraccia tutte le epoche: è una questione di educazione di base, siamo molto lontani dal poter affermare che i nostri giovani hanno sviluppato maggiore sensibilità. Anzi: con l’avvento della realtà virtuale penso che alcuni si siano alienati maggiormente ed abbiano perso di vista il concetto del vivere umano. Non so perchè, ma questo primo episodio mi suggerisce delle tinte dark che faranno capo alla psicologia del protagonista: come metabolizzerà la sua esperienza? Diverrà un eroe o un serial killer?