S.O.S. RUOTA BUCATA

Questa è la storia di fossi grandi come buchi neri, solidarietà famigliare e sfortuna alla Fantozzi. Sai quando hai avuto una giornata bella pesante, il tuo unico pensiero è goderti il piumone e pensi che non possa succedere nulla? Ecco, che ingenuità e tenerezza mi faccio da solo, con il senno di poi.

Ore 20:45, chiama mia madre. “Ho bucato una gomma tornando da Casoria.” Alle parole gomma e Casoria  ci siamo guardati in casa con le lacrime agli occhi. Non ci perdiamo d’animo. lo e mio fratello ci organizziamo per andare a fare il Soccorso, l’altro mio fratello decide di venire pure lui.

Mia cognata chiama mia madre e cerca di spiegargli come mandare la posizione da WhatsApp, ma niente; è come convincere la cumana ad arrivare in orario. Poi arriva la domanda che manda tutti nel panico. Padre: ma la sapete la strada? ognuno cerca conforto nello sguardo dell’altro ma siamo più confusi di Cassano davanti al congiuntivo. Papà carpisce il nostro disagio e dice: “Agg capit, vengo pure io”.

Cominciano le trattative: “Se vado io tu resti qui, sei viene lui risparmiamo dieci minuti perché sa la strada, però spendiamo di più di benzina per chi ha il piede pesante.” Alla fine facciamo come i film di Stanlio e Olio: “Vado io, vai tu, arrivedorci.” Ma nísciun se move, ci sediamo tutti di nuovo a tavola.

Dopo qualche minuto tecnico di riorganizzazione partiamo e arriviamo come primo soccorso alle ventuno e trenta. Ovviamente l’auto e ferma subito dopo una curva talmente veloce che ho sentito la voce di Guido Meda urlare ogni volta che un automobile ci sfiorava: “Oh mamma mia, non ci passa qui”. Mio fratello, dopo aver visto la morte con gli occhi con le sembianze di un’Audi nera decide di indossare il giubbotto catarifrangente e si mette a fare il vigile muovendo le mani a caso peggio di Gigi Proietti nella mandrakata. Nel buio e con -22° montiamo la ruota di scorta ma appena abbassiamo il cric ci accorgiamo che è sgonfia. Dopo aver chiamato in causa tutto il calendario, tanto che è apparso San Gennaro con le mani alzate esclamando “io nun voglio sapè niente, Il sangue non I ho sciolto…so innocente.”

Proviamo anche il “ruotino” della macchina con cui siamo venuti ma niente: non va bene. Non ci perdiamo d’animo e pensiamo ad una soluzione alternativa che non sia il carro attrezzi che ha già chiesto un rene per venirci a recuperare. Idea: chiamiamo la fidanzata di mio fratello che è a 10 minuti da lì. Stavolta ci facciamo inviare la foto della ruota prima di farla scendere di casa. La guardiamo e da bravi ingegneri Ferrari facciamo le nostre equazioni: “Dovrebbe andar bene.” Ore ventuno e quarantacinque arriva il soccorso del soccorso al soccorso. Finalmente pensiamo alla fine di un incubo, ma anche stavolta la ruota non va bene: i freni a disco della macchina non la fanno entrare bene.

Lo sconforto e tanto: chi inizia a piangere, chi pensa di prostituirsi per una ruota di scorta. Neanche stavolta ci arrendiamo chiamiamo papà che era rimasto a casa e ci manda la foto del ruotino dell’altra auto, ma non va bene pure quello: qui capisco per bene il detto” la fortuna è cieca ma la sfortuna ci vede benissimo.”

E stasera è a Casoria aggiungo io.

Mio padre bussa al vicino di casa ad un orario comodo, le 22, e si fa prestare il suo ruotino che da foto inviato a noi “Dovrebbe andare bene.” Ore 22:40 arriva il soccorso del soccorso del soccorso al soccorso.

Proviamo a montare la ruota con la stessa tensione che c’è al rigore di Grosso contro la Francia nel 2006. Niente anche stavolta. Grosso nel nostro universo parallelo ha preso il palo. lo non voglio arrendermi all’evidenza e provo lo stesso a farla entrare finché non sento la voce che dice: “Basta figliolo, non c’è più nulla da fare.” Mi giro e vedo San Gennaro seduto sul guardrail che ha seguito tutta la scena con i popcorn in mano.

Stiamo quasi per chiamare mio fratello da Roma come ultima possibilità, che ci viene di andare a trovare un distributore di carburante h24 con un gonfiatore Per il ruotino, dite voi: ma non potevate pensarci prima? Decisamente sì, ma evidentemente il freddo ci aveva ghiacciato le sinapsi.

Il primo distributore si rompe nel momento in cui proviamo a gonfiare la ruota. San Gennaro è talmente divertito che seguì la situazione su 2 schermi tipo grande fratello: da un lato l’auto che prova a gonfiare il ruotino e dall’altra, la macchina ferma in panne nella curva. Dopo diversi tentativi alle 23:15 si riesce a gonfiare la ruota di scorta. Una volta montata ci abbracciamo come Pirlo e Cannavaro a Berlino; San Gennaro va via deluso insieme a tutti i santi che nel frattempo si erano radunati.

La morale della favola è: occhio sulla superstrada di Casoria che prima della curva c’è un buco che se ci cadi dentro sbuchi direttamente nella voragine dell’ospedale del Mare. S.O.S. RUOTA BUCATA

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Discussioni

  1. Ciao Adriano, il tuo racconto mi ha divertita molto e mi ci sono parecchio immedesimata. Soprattutto nelle estenuanti e lunghissime, nonché inconcludenti, riunioni famigliari per prendere decisioni di qualsiasi tipo. L’immagine che più mi è piaciuta è quella della mamma a -22 che aspetta un soccorso. Io, magari, avrei anche valutato di lasciarla lì (ovviamente scherzo!).