Salmone Affumicato

Serie: Agenzia Sullivan & Soci


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“Quindi, immagino che lei non mi abbia fatto venire fin qui solo per farmi comprendere meglio quale sia il mio ruolo nella società, ritengo che ci sia dell’altro, vero?”

“Oh, sì, ha ragione. Stasera le voglio dare l’opportunità di salvare la pelle sua e del suo amico” dalla tasca interna del cappotto Giancarlo tirò fuori una pistola al plasma, dorata e di pessimo gusto, e si avvicinò a Frank, poi appoggiò la testa sulla tempia, il mio collega rimase impassibile.

“Avanti, mi dica tutto ciò che vuole che faccia per riportare a casa il culo” la mia voce era calma, mi aspettavo una situazione del genere e non ero affatto preoccupato.

“Dovete distruggere tutti i documenti nel vostro ufficio, tutti gli indizi, tutte le prove, se accettate, un mio uomo vi scorterà fin lì e si accerterà che niente rimanga intatto.”

“Sembra proprio un’offerta generosa la sua, mi domando come mai? Non sarebbe più comodo farci saltare il cervello, bruciare i nostri corpi in una fornace e distruggere tutto con le vostre mani?”

“Ha ragione: sarebbe senz’altro una soluzione che richiederebbe un dispendio di energie inferiore. Ma questa storia deve insegnare ad Antonio che noi abbiamo un codice d’onore e non uccidiamo le persone solo perché sono potenzialmente pericolose. La Famiglia rispetta le proprie leggi, e queste ci impediscono di lasciarci alle spalle una lunga scia di morti: questo è ciò che va tramandato, ciò che ci separa dalla barbarie.”

Il rumore di un oggetto di metallo che rotolava fu l’ultima cosa che le mie orecchie riuscirono a percepire, chiusi gli occhi senza pensarci due volte, piegai le ginocchia e mi lanciai a terra mentre intorno a noi esplodevano flashbang come i fuochi d’artificio per festeggiare l’inizio del nuovo anno. Una mano nei pantaloni frugava in cerca della pistola che avevo occultato con successo, un’arma grande come un dito, ma in grado di sparare un proiettile al plasma che non lasciava scampo. Quando riuscii a riaprire gli occhi le squadre speciali avevano fatto irruzione, un paio di sgherri in fondo alla sala giacevano a terra senza vita, il fucile da cecchino era caduto di sotto, a pochi metri da me, i due Modigliani se ne stavano lì con le mani sopra la testa.

“Signori e signore, la festa è finita” fu l’esordio di Morello che entrò con l’arma spianata, nonostante non ce ne fosse più alcun bisogno, il sorriso trionfante.

“Ho registrato tutto, abbiamo il materiale che ci serviva” le mie orecchie avevano la possibilità di registrare ogni cosa, le meraviglie della tecnologia.

Una mezz’ora dopo Frank e Gregory erano seduti sull’ambulanza che il Commissario aveva deciso di portarsi dietro, in caso d’emergenza. I due erano provati dalla lunga notte passata insieme ai nostri amici. Mi avvicinai per assicurarmi che stessero bene, il mio collega mi lanciò uno sguardo di traverso.

“Pensavo che sarei finito con una bella pallottola nella testa, invece mi hai salvato il culo, Colt” sorrise mentre l’infermiera gli infilava l’ago della flebo in vena.

“Ogni tanto ne faccio una giusta, Gregory, lei come si sente?”

“Sono abituato a situazioni simili, solo che, di solito, ero io quello a puntare armi contro gli altri.”

“Antonio si farà qualche anno dentro, giustizia è fatta e noi possiamo riscuotere i nostri soldi con il sorriso sulle labbra.”

Tornammo in ufficio poco dopo, avevo voglia di poggiare la testa su un cuscino e svegliarmi un paio di giorni dopo, era stato proprio un periodo di quelli da dimenticare, non c’era alcun dubbio in merito. Il cranio mi pulsava come al solito, ma questa volta era colpa delle granate esplose e non dell’alcool in corpo. Sully rimase silenzioso per quasi tutto il tempo, gli occhi fissi fuori dal finestrino, la strada che scorreva placida sotto le ruote.

“Forse ce l’abbiamo fatta davvero a salvare l’ufficio, se gli paghiamo quasi tutto potrebbe venirci incontro e chiudere un occhio sul resto.”

Quando le luci blu del camion dei pompieri fecero la loro comparsa accanto all’ufficio, capimmo che il problema si era appena risolto da solo. Scendemmo dall’auto quasi in corsa, il fumo che usciva dalla porta, del nastro impediva l’accesso all’area. Un uomo si avvicinò a noi mentre l’idrante sparava acqua dentro.

“Che diavolo è successo? Siamo i proprietari dell’ufficio qui.”

“Ancora non lo sappiamo, ciò che è certo è che lì dentro non è rimasta altro che cenere” indicò l’ingresso.

Serie: Agenzia Sullivan & Soci


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Sci-Fi

Discussioni

  1. Ciao Alessandro, oggi sono riuscita a ritagliarmi uno spazio per leggere/ascoltare la terza stagione. Il mondo che hai creato, così vicino e così lontano dal nostro mi affascina. Così pure la cura dei particolari, che salgono all’attenzione episodio dopo episodio: la struttura della tua storia è stata pianificata con molta attenzione. Un Crime con la C maiuscola. I tuoi detective incarnano l’umana imperfezione e, al contempo, un codice d’onore che mai in nessun tempo dovrebbe mancare. Spero davvero di poter leggere altro di loro

    1. Grazie Micol per aver letto questo viaggio, e anche per averlo ascoltato. Il mondo è stato progettato, ovviamente, per contenere qualcosa di più lungo di un racconto. Al momento sono pieno di impegni e non ho la testa per dare corpo ad un’idea più strutturata però in futuro sono certo che questi due avranno un romanzo per loro.

      Un po’ come avvenuto per l’universo dei Morti che avrà ancora romanzi e verrà espanso.