Scacco matto al re – 4

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Manuel discute con il padre e Bice della sua freddezza verso Alex.

​Manuel guardò l’orologio: erano le tre. Si affrettò a chiamare Nico per scusarsi del ritardo.

​«Scusa, Nico, stamattina il tempo è passato in un attimo e non me ne sono accorto.»

​«Mi sto ammazzando a telefonarti da due ore. Stavo per chiamare il 112.»

​«Ma dai. Sono per strada. Non ho sentito.»

​«Ma dai un corno! Dove sei adesso?»

​«Sono al Parco Regio.»

​«Passo a prenderti, così recuperiamo i ragazzi che sono andati al mercato.»

​Nico arrivò dopo pochi minuti e insieme a Manuel si diressero al mercato.

​«Elisa e Alex sono al bar all’interno. Andiamo anche noi a prendere un caffè, ne ho proprio bisogno.»

​«Sì, buona idea, Nico.»

​I ragazzi parlavano e ridevano e, all’arrivo dei rispettivi padri, andarono loro incontro. Elisa mostrò un libro a Manuel.

​«Guarda cosa abbiamo trovato al mercatino dell’usato, zio.»

​Alex si avvicinò ancora di più al padre: «Papà, l’ho visto io per primo».

​Manuel, ancora una volta, ignorò il figlio e rivolse la parola solo a Elisa. Il ragazzo andò a sedersi di nuovo al tavolo e guardò altrove.

​«E di che parla, Elisa? Di draghi, fate…»

​«No, inizia con una rapina di tre ragazzi finita male.»

​Nico ascoltava e, incuriosito, chiese spiegazioni alla figlia: «Perché finisce male, Elisa? Vengono arrestati?».

​«Non solo, papà. L’ostaggio, una ragazza, cade in un crepaccio. Uno dei ragazzi corre per salvarla ma poi, quando sente la polizia arrivare, si terrorizza e scappa come un coniglio; la ragazza muore. Comunque è una cazzata.»

​«Innanzitutto finiscila di dire parolacce, e poi perché sarebbe una cretinata?»

​«Perché poi il fifone si innamora della morta, insomma la classica sindrome di Stoccolma; poi la vede nei sogni, poi muore pure lui. Un amico, il Cavaliere senza Croce, lo cerca oltre la morte e alla fine il racconto finisce peggio di come è incominciato. Troppo fantasioso, insomma.»

​Nico diventò rosso granata.

​«Se volevi qualcosa di non fantasioso, perché non hai comprato un libro di fisica invece di uno che va a parare nella metafisica? E comunque il Cavaliere senza Croce pare sia esistito veramente.»

​«Sì, lo so anch’io. Va bene, papà, io e Alex andiamo in pizzeria con gli altri. Ciao, zio.»

​«Dammi questo libro.»

​«Tienilo, papà, a me non interessa.»

​«Aspettate. Gianni, accompagniamo i ragazzi, poi io e te ritorniamo qui.»

​Alex aveva sentito e si avvicinò: «No, non ti preoccupare, zio, non voglio… disturbare nessuno».

​«Ma quale disturbo?»

​Manuel guardò Nico e gli fece segno di tacere. I ragazzi uscirono e i due uomini andarono a sedersi e ordinarono un caffè.

​«Gianni, ma che succede?»

​«Niente.»

​«Come niente? Guarda che, stamattina, ho sentito tuo padre quando gridava. Alex è un bravo ragazzo, ha anche le tue stesse passioni. Che problemi ti dà?»

​«Nico, ancora? Non è successo niente.»

​«Vabbè, come vuoi.»

​«Bravo. Piuttosto, tu perché sfogli questo libro? Sembra che cerchi qualcosa. Se stai pensando che chi ha scritto questo libro si sia ispirato a noi, può essere, ma anche no: le rapine sono tutte uguali, in fondo.»

​«Non è per questo, Gianni.»

​«E allora per cosa?»

​«Hai sentito come Elisa ha definito il ragazzo che scappa?»

​«Sì, Nico: un fifone, un coniglio. E allora?»

​«Ogni tanto faccio un sogno… sono fermo in quel boschetto, fisso Sara che sta per cadere ma per paura non riesco a salvarla e lei muore.»

​«E io dove sono?»

​«Non ha importanza.»

​«Nico… io, nel sogno, dove sono?»

​«Mi lasci da solo e dopo, insieme a Gigi, mi tradisci… esattamente come in questo libro. Lo so, è vergognoso; al risveglio mi sento un vigliacco e mi sembra di aver dubitato della lealtà tua e di Gigi.»

​«Non sei un vigliacco e non dubiti di nessuno… i sogni a volte sono stupidi.»

​«Non è così… c’è dell’altro.»

​«Cosa?»

​«Io quel giorno ero terrorizzato… e per un istante ho avuto l’istinto di scappare e lasciare Sara al suo destino. Se tu non fossi venuto in mio aiuto, temo che mi sarei comportato come il ragazzo di questo racconto e avrei fatto la sua fine. È un dubbio che mi è rimasto. Non c’è bisogno del soprannaturale per impazzire. A quel punto non mi sarebbe importato più di niente, neanche di essere un vigliacco, e pur di riportarla in vita avrei visto il suo fantasma.»

​«No, non l’avresti lasciata morire… non la seconda volta.»

​«Come la seconda volta?»

​«Scusa… volevo dire che si esita in un primo momento ma poi, subito dopo, prevale la scelta giusta.»

​«Lo dice anche Sara. Come ha fatto a innamorarsi di me? Me lo sono sempre chiesto. L’avevo presa in ostaggio, mettendola in pericolo, e invece lei al processo ci ha fatto apparire come i suoi salvatori.»

​«Si vede che aveva già adocchiato il belloccio del quartiere e si era innamorata.»

​«Eh, sai che roba, Gianni. Un giorno mi dissero che avevo una visita. Sono entrato nel parlatorio e c’era lei: quasi non la riconoscevo, era elegantissima. Aveva un tailleur fucsia e tra le mani stringeva un pacchetto con il mio cioccolato preferito.»

​Nico prese un cioccolatino dalla tasca del giubbotto.

​«Questo cioccolato. Ne vuoi?»

​«Se è lo stesso di trent’anni fa, anche no.»

​«Gianni, sii serio, ti prego.»

​«Scusa, continua.»

​«La guerra nel suo paese era finita, lei era ritornata a casa e aveva anche trovato un lavoro. Tutte le volte che veniva in Italia per far visita ai suoi parenti e amici passava anche da me, mi portava qualche pensierino e io non ragionavo più. Capisci? Quello che non avevo fatto io quando lei era una mendicante, lo faceva lei con me che ero diventato… un avanzo di galera. Adesso mi comporterei diversamente, ma mi chiedo: è proprio necessario triturarsi l’anima per non sbagliare?»

​«Nico, non essere così duro con te stesso. Probabilmente avevi bisogno solo di più tempo e comunque non siamo colpevoli di quella matassa di regole e pregiudizi che ci consegnano quando siamo piccoli e ci aggrovigliano. Noi però possiamo, o meglio dobbiamo cercare di dipanarla e toglierne i fili marci, anche se è molto difficile.»

​«Sì, è vero, Gianni, e io con tutti questi fili mi ero legato come un salame e stavo perdendo Sara.»

​«Come mai?»

​«Pensavo non fosse giusto che lei, così bella e giovane, aspettasse che io uscissi di là… e così incominciai a mostrarmi freddo alle sue visite. Lei se ne accorse e mi disse: “Che succede, Nico? Le mie visite ti creano problemi?”»

Continua...

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Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Ciao Concetta, un altro episosio molto interessante e ricco di spunti. Non ho capito perchè Manuel ha questo atteggiamento con il figlio. Capisco lo sbandamento iniziale, ma ancora non mi aono chiare le ragioni sella sua freddezza. Aspetto con ansia il prossimo episodio. Bravissima

    1. Alex aveva l’anima di Nico, era Nico. Adesso Manuel conosce di Alex solo l’aspetto fisico, ma non sa che anima abbia (Nico non è morto, quindi non si è reincarnato). La sua non è avversione per il ragazzo, ma smarrimento: Manuel soffre di nostalgia per l’idea che si era fatto di quel figlio: Manuel sta elaborando un lutto. Lui è l’unico ad aver conservato le memorie delle vite precedenti, mentre i ricordi della nuova realtà sono ancora confusi. Immagina di amare una persona e che, all’improvviso, ti dicano che non ha più la stessa anima. Grazie infinitamente per il tuo commento, Tiziana🙏❤️❤️