LA SCELTA FINALE

Serie: La mia ombra


Quando l’ambulanza si arrestò, osservai il mio corpo, trasportato su un lettino al suo interno e, come spostandomi istantaneamente da una dimensione all’altra, mi ritrovai all’interno dell’edificio, con lo sguardo rivolto nuovamente verso me stesso.

Mi trovavo disteso su un lettino, immobile, con gli occhi quasi completamente chiusa e la mia bocca che lasciava cadere la bava, gocciolante ai bordi di quella flebo ricurva, che pareva nutrirmi spingendosi ben oltre la gola e giungendo sino alle pareti del mio stomaco.

Così come quest’ultima altri tubi ornavano le mie braccia, le mie gambe… persino il mio fallo.

Nulla sembrava più essere mio in quell’immagine o quantomeno non pareva più appartenermi.

Come potevano dirsi mie quelle braccia e quelle gambe se non riusciva a filtrare nemmeno il sangue al loro interno senza l’aiuto di quelle flebo, come potevo definir mia la parte più virtuosa d’un uomo se di questa non ne controllavo nemmeno il flusso della vescica?

<Una scena davvero triste non trovi?>

Mi disse quella strana che questa volta, non pareva provenire dalla mia testa bensì dal pavimento di quella sala, nascente lì, dove la luce sottile dei neon rifletteva l’ombra del mio corpo. Si, esattamente da lì.

<<Hai subito un grave incidente e da allora non ti sei più ripreso. Tuttavia, i medici da tre anni a questa parte stanno facendo tutto il possibile per mantenerti in vita…>

<Da quant’è che sono ridotto così?>

Le chiesi avvicinandomi inconsciamente ad essa e poggiando i miei piedi al suolo, poco distanti da quello che pareva essere il mio corpo.

<Sono passati tre anni esattamente oggi.>

esclamò quella sagoma immobile e oscura che mi rispecchiava nelle forme.

<Vuoi dire che sono tre anni che non mi muovo da quel letto? Che non sbatto una ciglia? Che quei tubi mi nutrono?>

<Si.>

Il silenzio ornò il mio volto, così come i miei pensieri in quel momento. Mi sembrò come di immergermi nel buio più vuoto e totale. Non riuscivo ad accettare una situazione simile, non la volevo…

<Preferirei morire piuttosto!>

<Puoi farlo se vuoi. Basta staccare la spina>

mi rispose l’ombra di botto lasciandomi di stucco.

<Sei sei abbastanza veloce loro non dovrebbero avere il tempo di opporsi.>

<Loro chi? I dottori?>

<No… parlo dei politici, dei religiosi, dei giornalisti. Tutti coloro che si nutrono di te più di quanto quelle flebo nutrono il tuo corpo in questo momento. Gli stessi che mentre distruggono un’inerme foresta o dichiarano l’ennesima guerra si arrogano il diritto, davanti ad una televisione, di decidere cos’è vita e cosa non lo è. Senza lasciare a noi questa decisione…>

<Beh… se è questa è vita…>

Dissi inizialmente rivolto verso la mia ombra…

<Preferisco non viverla.>

Mi incamminarmi dunque verso il mio corpo sedendomi di fianco a lui ed attendendo il calare della notte.

Quando l’ultimo medico uscì dalla stanza e l’infermiera di turno si allontanò dal lettino su cui giaceva il mio corpo, io mi mossi.

Afferrai il mio corpo per la parte superiore, trascinandolo verso terra in maniera tanto goffa che parve cadere dal letto staccando la spina con il peso del corpo.

Dopo di che, nell’estremo sforzo di un ultimo gesto, volontario e libero da quelle flebo pesanti come catene, tentai di voltarmi con il viso, riaprendo per un’ultima volta gli occhi per osservare, in quel buio che lentamente mia avvolgeva, lo splendere della luna piena. Era magnifica.

Serie: La mia ombra


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Devo farti davvero i complimenti.
    Quando ho cominciato a leggere non pensavo di certo che avresti concluso parlando di un tema così intenso ed eticamente complesso.
    Lo tratti con adeguata distanza ma con molta determinazione, lasciando al protagonista la scelta che probabilmente condividi anche tu, e mostrando un piccolo frammento di quanta sofferenza si potrebbe provare in quelle situazioni…
    Complimenti davvero.

  2. “riaprendo per un’ultima volta gli occhi per osservare, in quel buio che lentamente mia avvolgeva, lo splendere della luna piena. Era magnifica.”
    Chapeau ❤️
    Un finale bellissimo. emozionante direi

  3. Ciao Teobaldo. In qualche modo avevo intuito che questo era il dialogo fra un’anima e il suo corpo. Il tono ironico, quasi leggero, dei primi episodi mi avevano cullata in una simil fiaba che questo ultimo ha spezzato d’impatto. Mi sono venute le lacrime agli occhi. La protesta rivolta al sistema, giustissima, mi ha fatto riflettere. Questa storia ha saputo raccontare con garbo una realtà terribile a cui si pensa quando è troppo tardi.