
Si dia inizio ai giochi
Serie: Quelli dall'anima trasparente
- Episodio 1: 7:00
- Episodio 2: Tre mesi prima…
- Episodio 3: Un 17 luglio come gli altri
- Episodio 4: Tanto niente dura per sempre
- Episodio 5: Un oceano di possibilità
- Episodio 6: Piccole crepe
- Episodio 7: Sprazzi di ordine nel caos
- Episodio 8: Si dia inizio ai giochi
STAGIONE 1
Arancione. Con tutti i fantasmi che c’erano, proprio Arancione. Si sa che l’indaco con l’arancione stride.
Ma Indaco si era rassegnato, ormai era lui il suo compagno, e non poteva farci molto. Lo vide seduto sulla panchina a fumarsi tranquillamente una sigaretta, e decide di avvicinarsi.
“Senti, Arancio…”
“È Arancione, ok? A-R-A-N-C-I-O-N-E. E che cazzo.”
Indaco rimase un attimo immobile, timoroso di fronte alla reazione decisamente sproporzionata. A quanto pareva l’ossessione per i nomi era un tratto caratteriale sia di Asor che di Arancione.
Fece un respiro profondo; sarebbe stata una lunga agonia, avere lui come compagno.
Annuì lievemente, in imbarazzo, non sapendo bene cosa dire: si aspettava un atteggiamento almeno un po’ più gentile.
Arancione lo guardò, intuendo i suoi pensieri.
“Poteva andarti molto peggio, lo sai?”
Indaco rimase in silenzio, non esattamente d’accordo.
“Voglio dire, pensa che potevi capitare con Ciano o con Lilla!”
“E… che hanno di male?”
Arancione sorrise, guardando Indaco quasi con pietà.
“Non lo capisci proprio… Quello con la paura dell’universo, quella con le manie di protagonismo… Due sbandati uguale.”
“E tu con la tua immensa gentilezza…” brontolò Indaco.
Arancione rise, alzandosi.
“Dai che non ti è andata malissimo. Magari andremo pure d’accordo.”
“Sì, in un’altra vita…”
“Che non avremo. Però davvero, guarda che io sono fiducioso: alla fine, siamo nati nella stessa città, qualcosa in comune ce l’abbiamo!”
Indaco lo guardò con una simpatia nuova.
“Ribe?”
“Ribe.”
***
Asor guardò Malva dalla finestra, lo vide dall’alto allontanarsi tranquillamente, alla ricerca di Marrone. No, non poteva lasciarlo andare.
Gli corse dietro, raggiungendolo senza fiato.
Malva si girò perplesso.
Lo guardò aggiustarsi la giacca e cercare di darsi un contegno.
“Ascolta… Malva…”
“Calmati un attimo.”
Asor si ricompose, passandosi una mano tra i capelli.
“Malva, ascoltami. La violenza non è mai la risposta.”
“È vero. Ma a volte è una domanda, e la risposta è sì.”
“No, no, non hai capito proprio, le cose si possono fare anche civilmente, non so, parlandone!”
“See, uomo delle illusioni! Non funziona mica così, ispettore del cazzo!”
“No, senti, davvero, cerca di capire: i problemi non si possono risolvere sempre così, altrimenti aggiungono altri problemi! Marrone sarà stato anche irresponsabile ed esagerato, ma noi non dobbiamo abbassarci al suo livello; siamo uomini maturi, dobbiamo mostrarci responsabili, non possiamo agire come bestie: abbiamo il dono della parola, usiamolo. Hai capito?”
“Eh… Non stavo ascoltando.”
“Malva… Non possiamo fare così, ok? Non possiamo andare da Marrone e fare quello che vogliamo, non possiamo decidere di fargli del male solo perché Verde lo vuole…”
“Asor. La questione è molto semplice: dobbiamo occuparci di Marrone prima che lui si occupi di noi.”
***
La fantasma alzò la testa, un’espressione di terrore dipinta sul viso aguzzo.
“Tranquilla” provò a rassicurarla Magenta, indirizzandole un sorriso.
Lei non rispose, rimase a guardarli spaventata. Aveva tirato a sé lo zaino, e ora lo stringeva nervosamente.
Magenta guardò per un attimo il cielo sopra di sé, poi si rivolse alla fantasma.
“Sta diluviando… Sicura che stare qui sia la scelta migliore?” le chiese.
“Mag… forse è meglio lasciar perdere… non sappiamo niente…” mormorò preoccupato Marrone, intuendo che la conversazione sarebbe probabilmente continuata a lungo.
Magenta lo ignorò completamente.
“Non hai un posto dove stare? Fossi in te andrei a cercare un posto asciut-“
“Sto bene.”
Aveva parlato, la voce tremula e a malapena udibile.
“Ah, ma allora sai parlare! Guarda che potevi rispondere da subito, invece di stare zitta come se non te ne fregasse nulla! Ci credo che sei qui da sola!”
“Mag, vacci piano…” sussurrò di nuovo Marrone, e di nuovo fu ignorato.
La fantasma si alzò dal marciapiede, buttandosi lo zaino in spalla e facendo per andarsene.
“Sono qui da sola perché mi piace stare da sola” ribatté irritata, con una voce più secca.
“Magari non ti farebbe male un po’ di compagnia!”
“No.”
“Mag, per piacere, non-“
“E che cazzo, Marrone, sto cercando di conversare!”
La fantasma cambiò espressione. Si bloccò, guardandoli con una nuova curiosità.
“Marrone?” chiese interessata; sembrava che una scarica di energia estranea l’avesse percorsa.
“Sì… Sì. È una lunga storia, lascia perdere…” rispose lui controvoglia; non aveva nessuna intenzione di imbarcarsi in una conversazione così contorta.
“Sei… Sei del Consiglio?” domandò di nuovo lei, sempre più energica, con una linea di furia incontrollata lievemente preoccupante.
Sia Marrone che Magenta furono colti alla sprovvista: Marrone era assolutamente certo di non averla mai contattata, e non ricordava di averla mai vista.
“Non esattamente…” rispose, indirizzandole uno sguardo sospettoso.
Lei lo fissò confusa.
“No? Non hai il nome di un colore?”
“Tu sei contro o pro il Consiglio?” si intromise eccitata Magenta, che aveva trovato nella fantasma un interessante enigma da risolvere.
Lei guardò lontano, pensierosa.
“Non… Non lo so, credo nessuno dei due…”
Magenta iniziò a gesticolare.
“Fidati, fidati, il Consiglio fa schifo, finirà per distruggere mezzo mondo, dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo unirci e fermarlo!”
Marrone se ne stava leggermente defilato, non proprio contento dell’approccio che Magenta aveva deciso di utilizzare. Fosse stato per lui, ci sarebbe andato molto più leggero.
La fantasma li studiò entrambi, come se fosse indecisa se fidarsi o no.
“E io che c’entro?” chiese infine, incrociando le braccia.
“Puoi aiutarci, consideralo un atto di bontà nei confronti del mondo!”
“Non mi interessa essere buona.”
Marrone decise di intervenire, avvicinandosi leggermente.
“Ascolta, il Consiglio vuole iniziare ad infestare (e presumibilmente distruggere) l’antichità. E chi ci dice fin dove sono disposti a spingersi? Potrebbero arrivare a demolire roba dell’Ottocento!”
La fantasma abbassò lo sguardo.
“Fino all’Ottocento?”
“Fino all’Ottocento, è possibile.”
Tornò con lo sguardo su di lui.
“Ma tu fai parte del Consiglio” disse.
“Ne facevo parte, prima di… Prima che qualcuno decidesse di distruggermi la casa. L’obiettivo del Consiglio non è mai stato quello” spiegò Marrone.
“E quale sarebbe stato questo obiettivo?”
“Vivere. Costruire una società come quella dei vivi, tornare alla nostra vecchia normalità!”
“Vivere? Siamo morti” gli fece notare lei, guardandolo con occhi spenti.
“È esattamente il motivo per cui è stata fondato il Consiglio: per imparare di nuovo a vivere, anche da morti.”
La fantasma sospirò, annuendo leggermente: l’idea non sembrava farle così schifo.
“E se vengo con voi, cosa mi garantite?”
“Una vita. Un obiettivo, qualcuno con cui stare, e la salvezza di tutta l’antichità.”
Lei ponderò i pro e i contro per qualche secondo, poi annuì.
“Ok. Va bene. Ma me ne vado quando voglio” concluse.
Marrone le sorrise, indirizzando poi uno sguardo vittorioso a Magenta. Ora serviva semplicemente sapere il suo nome.
“E come ti chiami?”
“Cremisi.”
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