Sognando la realtà

Serie: Sognando la metro


Una brusca frenata, buio, urla, rumore, strepiti, pianti di bambini spaventati, Arthur si svegliò di soprassalto. Era a terra sdraiato sul fondo della carrozza della metro, intontito e dolorante. La sua mente vagava e i suoi occhi cercavano di abituarsi all’oscurità, cos’era successo? Non lo sapeva. Un incidente? Un attentato? O solo una frenata improvvisa?

«PRINCIPESSA? Dov’è la mia principessa? Come starà? Sarà ferita?”»

Arthur alzò lo sguardo cercandola nel buio della carrozza. Davanti a lui avvolta in una luce fioca, la vide: la sua Principessa, bella e immutata come sempre, l’urto l’aveva spinto all’altro capo della carrozza proprio ai suoi piedi.

Arthur si ricompose e si alzò, guardò Principessa negli occhi, lei rispose al suo sguardo con un sorriso.

Ginevra aveva paura, afferrò la mano che il suo cavaliere le tendeva e si alzò, sentiva freddo, vedeva solo buio intorno a sé. Chissà dov’era lo zio? Chissà come stava? La preoccupazione attanagliava i suoi pensieri.

Si guardò attorno, ma non riuscì a vedere nulla, solo buio e urla di bambini spaventati.

La porta della metro, come per incanto, al loro avvicinarsi si aprì, Arthur strinse ancor più la mano della sua Ginevra, tutto intorno a loro era buio, con difficoltà riuscirono a uscire tra la folla spaventata, nel buio delle gallerie qualcosa li guidò. I fari della metro, come per magia si accesero al loro passaggio, illuminandone il cammino, fino alla rampa di scale che li conduceva a un nuovo giorno, a un nuovo mondo, a una nuova vita. Arthur si voltò indietro a guardare, forse era stata un’illusione, forse uno scherzo della sua mente, ancora stordita, ma ci avrebbe giurato i fari della metro gli era parso, per un attimo avergli fatto l’occhiolino.

Anche Ginevra si voltò e le parve nell’oscurità di scorgere lo zio Merl, stava bene.

Merl era fermo nel buio della carrozza stupito e meravigliato, non capiva cosa fosse accaduto.

«Io non ho tirato il freno, chi ha fermato la carrozza? Cos’è successo? Sembra quasi opera di magia, un incidente impossibile, una cosa mai vista in tanti anni di onorato servizio, sembra quasi che la metro abbia agito di testa propria». 

Mentre cercava di spiegarsi l’inspiegabile, guardando i due giovani allontanarsi, con un sorriso tra il preoccupato e il compiaciuto, sentì risuonare una musichetta:

«Sono Morgana la tua metropolitana, di me ti puoi fidare, ti accompagno ogni sera e ogni mattina verso il tuo futuro».

Serie: Sognando la metro


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Discussioni

    1. Micol ciao, sei perfida! Mi tenti di nuovo con una sfida.
      Io sinceramente pensavo di contenere la storia di Arthur e Ginevra sulla metro, la realtà volevo lasciarla a loro e alla fantasia.
      Però amo le sfide… perciò ci penserò…?